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Resilienza? Fino a un certo punto! Ora basta!

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Anthony Flynn si è stabilito definitivamente a Bugliano. Ma non è che forse, per una simile scelta, abbia inciso l’ordinanza del comune contro la parola resilienza? Le malelingue hanno qualche sospetto!


Nel club

“Congratulazioni a voi!” Tutti gli amici del CampusIbuol mi hanno dedicato un lungo applauso quando sono arrivato al ristorante Papero Offeso, mano nella mano col mio insegnante. Mi sentivo in imbarazzo vestito in giacca e cravatta perché di solito a me piace andare in giro in disordine e coi jeans strappati mentre Benjamin Bruckner coi vestiti eleganti era perfettamente a suo agio.

Appena il prof e io ci siamo seduti a tavola, Adri ha preso posto accanto a lui e sfoderando un sorriso malizioso gli ha battuto un cinque: “Bella lì, fratello! Tua prima conversione confermata, giusto? Come ci si sente, gifter Ben?”

Il gruppo delle ragazze e l’agente Floyd Turnpike ci guardavano curiosi, ma era soprattutto l’alieno con le antenne ChaserNucleus il più invadente; malgrado la sedia libera al mio fianco, ha preferito stare in piedi e posarmi entrambe le mani sulle spalle!

Infastidito da quell’approccio non richiesto avevo la tentazione di andar via; in mezzo a quel gruppo unito da chissà quanto, mi sentivo un estraneo e ci mancava solo un alieno sessualmente molesto a completare il quadretto.

A tormentarmi di più, però, era una domanda senza risposta: come funzionava una famiglia virale? Da vent’anni cercavo il virus senza mai ipotizzare l’idea di un legame a lungo termine col mio gifter, e mi piacerebbe capire se sarò obbligato a rispettare come parente biologico il poliziotto che in pubblico smonta in continuazione il mio super eroe PozDrinker.

Ben Bruckner ha sorriso al profiler, restituendogli la stretta di mano e battendo a sua volta il cinque: “Non so che dirti, Adri! La volta in cui Anthony si è ubriacato a profusione l’hai soccorso tu e se ho imparato a conoscerti abbastanza, certo non ti sei lasciato sfuggire l’occasione. Quindi se è così, tecnicamente siamo entrambi i suoi gifter.”

“Ora vogliamo vedere il risultato positivo, bug chaser Anthony! Fuori il test! O devo pensare che nascondi qualcosa?”

Continuando a umiliarmi in ogni modo possibile, ChaserNucleus ha aperto lo zaino appeso allo schienale della mia sedia e senza chiedermi il permesso ha rovistato in ogni tasca, inutilmente.

Ci ha pensato l’agente Floyd Turnpike a togliermi di mezzo il marziano: “Lascialo stare Nuclear, ho qui tutto io!” E ha tirato fuori dalla propria borsa un plico di documenti chiuso, invitando Nucleus ad aprirlo davanti a tutti.

La mia cartella clinica passava di mano in mano fra gli sguardi e le risate sprezzanti degli altri, che uno alla volta se ne sono andati senza un saluto lasciandomi a tavola con Turnpike e una diagnosi inconfutabile scritta nero su bianco. Niente HIV, ma avevo contratto il coronavirus. Ecco cos’era la febbre che mi ha massacrato negli ultimi giorni!

“Ci hai portato tu qui a Bugliano il covid”, mi aveva apostrofato Floyd mentre mi ammanettava. “Adesso sei in arresto per epidemia colposa, sporco HIV negativo maledetto.”

NO! Cazzo no! No! Ho urlato e mi sono girato di scatto sperando di liberarmi dalla costrizione che però alla fine non c’era, perché stavo sul letto abbracciato a Ben!

Incubo ricorrente

Sono settimane che ho questo incubo ogni notte, da prima di partecipare col mio prof di scrittura all’evento sui Serial killer super eroi a Bugliano; poteva starci la tensione quando eravamo ancora a Pittsburgh, ma adesso? La conferenza era andata alla grande, i miei libri su PozDrinker hanno venduto un sacco di copie anche fra gli studenti del CampusIBUOL, e allora?

“Flynn, ti prego! Sembri un bambino che ha paura del buio e non posso star qui ogni giorno a tranquillizzarti.”

Forse ha ragione ChaserGiulia, la mia ammiratrice che ha voluto un evento letterario con me qui a Bugliano: dovrei mettere in campo quella resilienza che troppi conoscenti mi chiedono di sfruttare. “Resilienza, pazienza, investi nelle tue capacità perché nessuno ti porterà via il pane destinato a te.”

Pensavo di essermi lasciato alle spalle la ricerca del virus e grazie a Ben mi ero quasi persuaso che la mia negatività e relativa frustrazione fossero la linfa vitale del mio serial killer PozDrinker; anche l’alieno Nucleus l’aveva sottolineato all’evento: “solo un negativo può inventare un personaggio simile!” Adesso però sono stanco e se continua di questo passo, davvero impazzisco.

Resilienza? Tutto ha un limite!

L’ultima bozza di romanzo che ho mandato a Benjamin e a Gifter Adri, è stata cestinata da entrambi perché non vogliono veder morire PozDrinker. Secondo loro il mio eroe deve ottenere un ceppo virale sempre più forte fino a guadagnarsi l’immortalità ma come faccio in queste condizioni? Parlare di un positivo coi superpoteri mi fa sentire ancora più scatola vuota di quello che sono!

Fortunatamente qui a Bugliano i miei nuovi amici hanno smesso di consigliarmi di avere pazienza e resilienza, anche se credo più al loro timore di beccarsi una multa piuttosto che a un ritrovato buon senso; da quanto ho capito è vietato usare la parola resilienza in tutto il Comune, perciò almeno qui ho una piccola zona di comfort in grado, per quanto possibile, di alleggerire la mia delusione.

Da un mese abbondante io e Ben condividiamo stanza e letto senza combinare mai nulla e ogni giorno sotto suo controllo devo assumere i farmaci per prevenire l’HIV. Dannata profilassi pre-esposizione, e chi l’ha inventata!

Per rendere questa abitudine ancora più frustrante, o “motivante” come dice lui, abbiamo anche messo a punto un rituale: canzoncina rilassante, farmaci antivirali per lui e profilassi a me!

Per l’ennesima volta guardo il fiore di loto disegnato sulla mia mano, tatuaggio che mi aveva regalato una cara amica quando “L’orologiaio” era salito al primo posto sulla classifica dei libri elettronici più venduti.

Ricordo quel giorno di molti anni fa come fosse ieri, assieme al buono sconto per il negozio di tatuaggi c’era un biglietto. “il loto nasce nel fango ma esibisce fiero il suo splendore, e tu malgrado la negatività sei riuscito a farti valere! Ti voglio bene! Alexandra.”

Maria Alejandra Gutierrez, Alexandra per gli amici, è una ragazza di origini colombiane anche lei bug chaser insaziabile ma non ha mai avuto il coraggio di fare il passo decisivo per cercare un gifter, e per motivarla a non arrendersi oltre a sdebitarmi dal tatuaggio le ho promesso che il primo di noi a risultare positivo avrebbe dato il virus all’altro.

Adesso però mi fa rabbia quel fiore, vorrei cancellarlo in qualsiasi modo perché la resilienza ormai è diventata una enorme presa in giro. Come posso mantenere la promessa ad Alex, stando sotto Prep? Cosa le dico? Ho il gifter ogni sera nel letto, ma è non rilevabile e mi tiene sotto chiave?

Qualcosa sta cambiando?

Come vorrei sostituire il loto con un bel biohazard! Specie da quando ho scoperto che Ben ha lo stesso ceppo di Freddie Mercury, non ha più scuse per lasciarmi negativo.

Infatti è strano che abbia scordato di accendere la solita playlist quotidiana e si sia portato il flacone degli antivirali in bagno chiudendosi la porta a chiave! Gli busso, chiedo se sta poco bene. “Sto benissimo, Flynn! Prendi la tua medicina e vai giù, che oggi abbiamo lezione. Sbrigati.”

La scatola della profilassi è sul comodino dov’è sempre stata e la apro: c’è una pillola sola! Glielo dico, non glielo dico? La prendo con un goccio d’acqua e lascio la confezione dov’era.

Andare in farmacia qui a Bugliano a chiederla, rifare la prescrizione, far finta di niente? Metto in pratica la terza ipotesi e vado a sbirciare il comodino di Ben. Il suo cassetto abitualmente pieno di farmaci ora è completamente vuoto! Neanche l’aspirina, e anche il suo zaino non contiene alcun flacone di pillole; non resta che rimanere in attesa di nuove istruzioni.

“Flynn! Ancora qui? Forza, scendiamo che siamo in ritardo con la lezione!”

Se davvero vuole essere il mio gifter, meglio comportarmi onestamente con lui. Gli faccio vedere la confezione vuota della profilassi e lui me la toglie di mano buttandola diretta nel cestino.

“Da oggi non ci serve più! Voglio alzare il livello di difficoltà. Facile tenersi sotto controllo finché abbiamo i farmaci, da ora in poi basta.”

Mi vado a lavare con l’acqua fredda pensando fosse l’ennesimo sogno, ma l’insegnante mi afferra per i fianchi.

“Io e il mio HIV abbiamo bisogno di entrare in simbiosi mentre lui è libero, tutti sono capaci di non avere contrasti finché sta al guinzaglio! Comunque noi ci comporteremo come sempre, eviterò di toccarti fino all’uscita del tuo prossimo libro e ricorda che sei ancora indietro. Prima bozza rifiutata da tutti e due i tuoi gifter. Vedi tu.”


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Le storie ambientate nel “Mondo Positivo” sono opere di pura fantasia e non rappresentano fatti o persone reali. Gli autori, attivi da tempo nella lotta a HIV e AIDS, utilizzano queste narrazioni per contrastare lo stigma legato all’infezione.

Si sottolinea che tali racconti non incoraggiano comportamenti dannosi per la salute ma la finalità è sensibilizzare sulla prevenzione educando al rispetto per le persone che vivono con l’HIV.


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