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Biohazard e scorpione

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Biohazard e scorpione. Sembra la lotta fra due gruppi di adolescenti in contrasto per un monopattino, qui invece la dottoressa Evelyn Sloan si è trovata in mezzo a un conflitto fra ceppi di HIV che prosegue da anni.


Romeo scorpione e Giulietta biohazard

Seduto accanto a me, Benjamin Bruckner si ostina a osservare la foto di Tatiana e Hunter abbracciati nel loro ingenuo amore adolescenziale, ignari del proprio destino; devo ammettere mio malgrado che i nostri figli erano davvero carini in quello scatto ma non digerisco l’idea di vederli un giorno tornare insieme con l’eventualità di contatti sessuali e la nascita di un HIV ibrido.

Dopo che gli ho svelato l’esistenza del biohazard e lo scorpione il prof. Bruckner non ha battuto ciglio, come se la situazione non lo riguardasse.

“Dov’è il problema Evelyn, non capisco. Hunter prende i farmaci e il suo HIV è non rilevabile, quello di Tatiana anche e considerando vera la storia dei ceppi, non succederebbe nulla. Per quanto ancora vogliamo privarli della libertà sessuale? Ammettiamolo, siamo soltanto gelosi dei nostri ragazzi.”

Testardo, come un mulo. I nostri figli saranno come Romeo e Giulietta! Cercheranno qualcos’altro o staranno a vita a tormentarsi per un amore impossibile? In tal caso potremmo farci ben poco, meglio che se la mettano via e stiano più lontani possibile uno dall’altra.

La situazione è seria e devo per forza raccontarla dall’inizio, le analisi hanno certificato che Benjamin sia mio fratello virale come Adriano e Floyd, quindi spero di non commettere l’ennesimo sbaglio dandogli fiducia anche se ci conosciamo da pochissimo.

13 marzo 1988

Ricordo ancora quella data come fosse ieri, avrei compiuto vent’anni due giorni dopo e i giornali scrivevano che l’attore pornografico John Holmes era morto per AIDS.

“Anche tu sei nata a marzo 1968? Io ho compiuto gli anni il due! Peccato che non sei venuta all’evento Serial killer e super eroi, l’hanno organizzato proprio il 15 marzo e avendolo saputo festeggiavamo il tuo compleanno a modo!”

Neanche do peso alle parole di Ben, voglio raccontargli tutto senza interruzioni perché sento che o parlo oggi, o non lo farò mai più.

Conoscevamo poco del virus HIV in quegli anni; era percepito come una punizione perché legato alla sessualità e si aveva timore di prenderlo stringendo la mano alle persone, abbracciandosi o baciandosi. A me però questa ignoranza dava sui nervi perché reputavo certi discorsi apocalittici sulla “peste del duemila” come parole buttate lì senza capo né coda, apposta per offendere il prossimo e controllare la libertà altrui.

“Castigo divino” una malattia? Da quando? Poteva succedere a chiunque, Holmes non era la prima celebrità a morire né sarebbe stata l’ultima e temevo che presto anche il mio idolo Freddie Mercury avrebbe fatto la stessa fine.

Solo due anni prima un certo Paul Prenter raccontava che due uomini morti di AIDS avevano intrattenuto una relazione con Freddie perciò sarebbe stata solo questione di tempo, ma forse avrei potuto nel mio piccolo fare qualcosa per evitargli quella sorte!

Per non deludere mio padre chirurgo, mi ero iscritta a medicina contro voglia perché il mio vero sogno fin dalla prima adolescenza sarebbe stato distinguermi nel mondo della moda ma proprio quel giorno avevo capito come sfruttare la situazione a mio favore.

Invece della specializzazione in chirurgia mi sarei orientata verso lo studio delle malattie infettive e, forse, seppure non a brevissimo termine, avrei potuto agire concretamente per prevenire altre morti.

Un regalo inaspettato

Lo squillo del telefono mi aveva distolto dai pensieri malinconici e mi aspettavo il solito invito a fare un giro da parte dell’amica più cara, invece quando avevo alzato la cornetta non sapevo che di lì a poco la mia vita sarebbe cambiata per sempre.

“Evy, martedì ti aspetto dopo la lezione per festeggiare i tuoi vent’anni!”

Raymond Still, il mio insegnante di biologia, cosa voleva? Perché tanta confidenza da usare un diminutivo per il mio nome? Mi ero anche presentata il giorno prestabilito, 15 marzo 1988 ore 13:00 e quando ero uscita dall’università avevo la testa piena di deliri su Freddie Mercury effettivamente malato di AIDS e il professor Still intenzionato a curarlo con ogni mezzo. “Il gioco si fa duro, Sloan, e io voglio te!”

Quella era stata la prima volta in cui avevo conosciuto il virus HIV in reale e davanti al microscopio il professor Still mi aveva chiesto di partecipare a un progetto di ricerca innovativo: far provare le emozioni umane al virus. Proprio io, la studentessa ingenua e sognatrice, cos’avevo di così speciale?

“Sei discreta”, mi aveva detto l’insegnante. “E a me serve una persona determinata ma soprattutto affidabile. Ti spiegherò ogni cosa un giorno quando lavoreremo in squadra a tutti gli effetti!”

1991: il conflitto fra virus

Tre anni di lavoro estenuante, col prof che mi obbligava a passare ore da sola in laboratorio davanti a due provette contrassegnate una col simbolo Biohazard ☣️ e l’altra con lo scorpione 🦂. Dovevo stare lì giorno e notte, finché a un certo punto mi sembrava di sentire che i virus litigassero tra di loro con la stessa lingua di noi umani!

“Te la sei inventata, questa? Io è vent’anni che sono positivo ma non ho mai sentito il mio HIV esprimersi.”

Neanche di fronte all’evidenza Benjamin smette di essere scettico! Se il virus non gli parla, è solo perché lui ha sempre evitato di starlo a sentire.

Ma per l’intero anno 1991 in laboratorio, soprattutto quello col biohazard pareva voler discutere con me, lo scorpione invece sapeva solo le parolacce e ogni volta che tentavo di esaminarlo per capire le sue ragioni, immediatamente Biohazard interveniva in linguaggio umano: “stagli alla larga perché quello è pericoloso!”.

These are the days of our lives

Alla fine ho avuto la cruda realtà sotto gli occhi, quando è uscito il video These are the days of our lives: la malattia di Freddie era evidente, sarebbe morto da lì a poco e io come al solito avevo confezionato un fallimento dietro l’altro stando a sentire il delirio di Raymond Still e il virus che parla. Forse davvero il troppo lavoro mi aveva creato allucinazioni?

Ho affrontato Ray sbattendogli in faccia la verità sulle immagini legate alla canzone; impossibile non le avesse viste! All’epoca c’era solo MTV e al massimo le videocassette, non potevamo condividere facilmente la musica come adesso; il docente però ha evitato il discorso intimandomi per l’ennesima volta di aver fiducia in lui.

“Vedi Evelyn, io è da quando a Freddie è stato diagnosticato l’AIDS che ci lavoro sopra e il virus Biohazard lo tirerà fuori dai guai un giorno o l’altro, anche per merito del tuo costante impegno. Tu però devi promettermi che da adesso in poi ti sottoporrai a una terapia anticoncezionale fino a data da destinarsi, ho bisogno che tu non metta al mondo figli.”

Qual era l’alternativa? L’istinto mi suggeriva di andarmene e capire se c’erano gli estremi per denunciarlo su qualche violazione dei diritti umani invece, ancora una volta, il prof. Still è riuscito a sorprendermi con la foto di una giovane che teneva una bambina fra le braccia.

“Stammi bene a sentire, Evelyn Sloan: questa è la figlia di Freddie. Si chiama Bulsara Solari Sokolova e ora sta in un orfanotrofio russo. Io e il suo HIV stiamo cercando di farla arrivare negli Stati Uniti, vorrei fossi tu a prenderti cura di tutti e due! Se la lasciamo ancora senza famiglia è facile che se la portino via quelli dello scorpione.”

Faticavo sempre più a seguire la faccenda: se Freddie era in vita, poteva benissimo occuparsi lui della piccola! Soldi e personale non gli mancavano di certo. E la mamma, chi era? Perché hanno sbattuto quella povera piccola in Russia come un giocattolo in disuso?

“Bulsara è figlia di Freddie e Maria Sole Solari, una ragazza tua coetanea originaria di Bugliano. Ma preferirei fosse l’HIV Biohazard a raccontartela perché noi umani siamo vulnerabili a intercettazioni, lui no. Comunque, Freddie non sa di essere padre ed è meglio così finché non tornerà in forma.”

L’adozione

La bambina è arrivata in America col nome di Tatiana nel 1994 grazie a una certa signora Hall che alla fine si è rivelata non proprio la madre ideale e fortunatamente c’era il virus a tirar fuori la piccola dai guai grazie alla febbre. Io l’ho adottata nel 1998 e chissà se ora, da adulta, le fa piacere sentirsi chiamare Bulsara?

Sono anche un tantino gelosa, lo ammetto, da quando negli ultimi tempi la vedo assieme al suo vero padre ma pensando a com’erano andati quegli anni, rifarei tutto. Errori compresi.

1991: Le origini dei virus

A quel tempo mi ero appena messa con l’uomo che in seguito sarebbe diventato mio marito e non avevo intenzione di dirgli cosa mi stesse accadendo; già faticavo a giustificarmi per la mia permanenza in laboratorio a orari improponibili, figurarsi se dovevo comunicargli che parlavo con l’HIV e soprattutto di voler adottare la presunta figlia di Freddie Mercury!

“Povera Maria Sole”, mi raccontava il virus. “L’hanno uccisa perciò io ho dovuto usare tutta la mia resistenza e resilienza per salvare la bambina. Novembre 1988, la donna trovata morta in Russia. Ricordi?”

Vagamente. Avevo letto di una ragazza italiana dissanguata a San Pietroburgo e una bambina salvata in extremis dall’assideramento ma poi come tutte le storie di cronaca irrisolte era finita nel dimenticatoio; troppi interessi economici con la Russia o l’Italia? Non so, a Chicago non arrivavano grosse notizie su questa città di Bugliano.

“Il mio pseudo collega che vedi, quello nella provetta con lo scorpione, arriva dagli psicopatici assassini intenzionati ad annientarmi. Loro vorrebbero me e Freddie per tenerci sotto controllo, capisci?”

Ma perché gli umani dovrebbero coinvolgere i virus nelle loro guerre o viceversa? Non lo capivo nel 1991, né tanto meno adesso; cosa vorrebbero ottenere?

“Invidia, tesoro! Raymond non ha il coraggio di dirtelo perché ad aver creato il virus Scorpione è stato un suo ex fidanzato che gli ha rubato un brevetto.”

Un italiano, sempre di quella città a me allora sconosciuta. Bugliano. Uno scienziato fallito e senza scrupoli che ha sfruttato le scoperte di Raymond Still (e in seguito anche mie) sull’HIV capace di provare emozioni umane, con la finalità di selezionare un virus modificato geneticamente in grado di resistere a qualsiasi operazione bellica, in modo da salvare l’esercito più forte.

E a quanto sembra, visto tutte le vittime senza colpevole causate dal killer dissanguatore, c’è riuscito perfettamente ma se c’è davvero in mezzo la Russia, come dire… Son cazzi.


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Le storie ambientate nel “Mondo Positivo” sono opere di pura fantasia e non rappresentano fatti o persone reali. Gli autori, attivi da tempo nella lotta a HIV e AIDS, utilizzano queste narrazioni per contrastare lo stigma legato all’infezione.

Si sottolinea che tali racconti non incoraggiano comportamenti dannosi per la salute ma la finalità è sensibilizzare sulla prevenzione educando al rispetto per le persone che vivono con l’HIV.


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