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Il cambiamento positivo

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Post personale di Alessandro che racconta la propria esperienza con

DISCLAIMER: nel post c’è ironia ma anche tanto Drama Queen: lettori avvisati.


Il cambiamento POSITIVO

Ora non è “Gifter” a parlare ma Alessandro con un post dove condivido la mia esperienza di persona con HIV per smontare i pregiudizi di chi è scettico sulla mia partecipazione a questo blog satirico.

Evento negativo? Sì. Notizia devastante? Di sicuro. Ma siccome quando il “cambiamento positivo” arriva te lo tieni, vale la pena prenderne atto e nel tempo imparare a conviverci più pacificamente possibile.

2013: Think twice!

Ascolto tutta la musica perché ne sono appassionato ma c’è un particolare brano che non riesco ad affrontare: “think twice” di Celine Dion; anche cercando il video per condividerlo sul blog, ho silenziato l’audio perché quella canzone mi è a dir poco indigesta.


celine dion – think twice

Una volta però adoravo questo brano perché era quello che aveva unito me e Alberto, grande amore ed errore allo stesso tempo.

A 32 anni avrei dovuto già essere adulto invece sono caduto fra le braccia di chi prometteva fedeltà ma era un traditore seriale e io ho continuato a perdonarlo malgrado, col senno di poi, i segnali di relazione malsana fossero palesi.

Alla fine però un giorno, trovando l’ennesimo calzino estraneo sotto il nostro letto, ho preso tutta la sua roba e gli ho lasciato la valigia fuori dalla porta.

Avessi trovato preservativi usati anziché i calzini sarebbe stato disgustoso ma alla fine avrei gestito solo le corna, invece così ho dovuto affrontare un “cambiamento positivo” di cui avrei fatto volentieri a meno.

Anche “Think Twice” è riuscito a farmi odiare: per fortuna non è andato avanti molto con quella storia, ma le scenate di Alberto fuori casa o al telefono a supplicare “Alex, ti prego, perdonami” con la canzone in sottofondo, si sono ripetute da metà gennaio 2013 fino a marzo e tralascio il dettaglio sul San Valentino – più volte ha rischiato una mia denuncia per stalking.

Adesso quindi solo le prime note di quel brano mi fanno innervosire come quando un seccatore suona il campanello sperando di vendermi oggetti o divulgare religioni improbabili.

Con chi suona alla porta non mi sono mai permesso ma ad Alberto ho lanciato più di qualche secchiata d’acqua dalla finestra quando veniva a rompermi le palle, sì! E in pieno inverno non è il massimo pertanto qualora si fosse preso un bel raffreddore, se l’è cercato.

In compenso nello stesso maledetto periodo mi ero beccato io un’influenza potentissima anche senza prendere secchiate, o almeno io l’ho considerata come tale. Amore finito, stress, ma con una pillola e un po’ di riposo passa tutto.

Appena guarito, sono andato in discarica a buttare le ultime mutande che Alberto aveva lasciato nel mio cassetto forse per illudersi di chissà cosa; però il vecchio Gifter, anzi il vecchio Alex in questo contesto, se ha deciso di chiudere, chiude senza alcuna possibilità di ripensamento. Ancora ignoravo che, oggettivamente, non di tutti i regali lasciati dall’ex ci si può liberare.

2013: Rito di passaggio

Quando superi il momento clou dello stress da relazione finita cosa pensi? “I cimiteri sono pieni di persone insostituibili”, ci può essere qualcun altro da amare, e capisci che a 37 anni forse forse è il caso di “rimettersi sul mercato” per non diventare la vedova austera del diciannovesimo secolo.

Allora, nell’idea di ricominciare a conoscere gente col classico “poi si vedrà”, ho preso una decisione importante: fare il test per le infezioni sessualmente trasmissibili HIV compreso in quanto mi sentivo in perfetta forma ma, sapendo che io ero monogamo e Alberto no, mi ritenevo una persona sufficientemente vulnerabile: nella peggiore delle ipotesi avrei quantomeno salvaguardato eventuali nuove relazioni a breve, medio o lungo termine.

Noi gay abbiamo maturato una certa consapevolezza in decenni di HIV o AIDS associati principalmente al nostro orientamento sessuale: i virus non guardano se sei monogamo o poligamo, è sufficiente una porta aperta a cui accedere e non gliene frega un accidenti se tu fai l’amore senza protezione perché “ti fidi” del tuo partner o se stai con una persona completamente anonima appena conosciuta della quale ti importa solo finché ti rivesti. I virus entrano in casa tua senza bussare né chiederti: “posso?”

A dire il vero è così anche per le persone etero, queste ultime però il più delle volte si sentono cullate nella “comfort zone” mediatica delle categorie a rischio e anche se il traditore seriale è la persona “della porta accanto” che si dedica a casa e lavoro, spesso e volentieri l’etero medio non considera l’eventualità infezioni sessuali, non si sottopone ai test, poi succedono le tragedie di marito o moglie in AIDS conclamato dopo anni di silenzio, o positività all’HIV scoperte durante una gravidanza.

Poco mi importa se sono brutale ma, siccome la vita non fa sconti, neanch’io li concedo quando mi esprimo su questi temi.

Coi test avevo previsto di chiudere definitivamente il capitolo Alberto e, nel merito, scherzavo anche assieme al mio migliore amico: “insomma dai, non sarò mica così sfigato da essere cornuto e sieropositivo? Posso reggere il tradimento ma l’HIV non so.”

Adriano però è parecchio più malizioso di me e ha lanciato il sasso: “io ti sto addosso come una ventosa perché l’influenza che hai avuto qualche tempo fa non mi è piaciuta affatto”.

E chi se la ricordava più, non certo io! Ma lui da brava “sanguisuga” come lo chiamo tutt’ora, non si perde ogni minima fragilità da parte mia e già allora diceva “noi due possiamo reggere il peso di qualunque sventura. Sono con te”.

Lui mi è vicino fin dall’adolescenza, il primo a cui ho confidato che “non mi piaceva la gnocca” (come parlavo male a suo tempo), quella è un’amicizia che dura da decenni. Ne abbiamo passate tante e ci sentiamo in una botte di ferro, neanche c’è il pericolo di rubarci i partner uno con l’altro perché è etero!

2013: La risposta

L’influenza, cosa vuoi che sia! Avevo già letto sull’Internet che il passaggio da HIV negativo a positivo potesse scatenare dei sintomi simil-influenzali però su questo non ho mai voluto condizionarmi e dopo Alberto, nella mia vita, a nessuno avevo permesso di affacciarsi finché non sarei stato certo di “essere sano” – così definivo la negatività all’HIV fino a quel momento. Quindi mi sono fatto prelevare il sangue senza troppi pensieri drammatici: tutto sommato, ero tranquillo: avevo “la coscienza a posto”, “mi ero comportato bene”, il test era uno scrupolo ma generalmente “l’AIDS prende solo chi non fa attenzione”. Anch’io vittima, in qualche modo, delle campagne mediatiche fatte coi piedi.

Lo screening era per tutte le infezioni sessualmente trasmissibili, non ero andato in una di quelle strutture dove fanno anonimo il test solo per l’HIV e sono rimasto in attesa dei risultati.

Ero sereno fino a quando non mi è squillato il cellulare: il dottore voleva “vedermi per discutere degli esiti” e a quel punto ho anche aggredito la signorina addetta alle chiamate: “porca puttana, ragazzetta, non farmi giri di parole dimmi che sono sieropositivo e sparisci!” Lei formale ma gentile: “signore abbia pazienza, non sono tenuta a darle informazioni al telefono, le chiedo cortesemente di prendere appuntamento col medico!” Venerdì 3 maggio 2013, va bene.

Mi ha accompagnato Adriano quel giorno, unica persona di cui potessi fidarmi ed è rimasto lì fuori ad attendermi mentre io ero chiuso in stanza a parlare col dottore. “Tutto negativo, tranne l’HIV, mi spiace”. No, cazzo no! Io HIV positivo no! Alberto non poteva avermi fatto questo!

Ricevuta una simile notizia ti crolla ogni certezza, ma ognuno reagisce a suo modo: io in quel momento non avevo più un dottore di fronte, non era più l’ambulatorio ma mi sentivo come se fossi a casa mia a tavola davanti ad Alberto e ci sarebbe mancata solo Think Twice per farmi definitivamente sbroccare.

Santa pazienza aveva (e ha tutt’ora) quel medico. Solo quando mi sono calmato, mi ha spiegato tutto il percorso da fare; avevo troppa paura del “dopo” e ricordo ancora che dissi “dottore la prego se mi dà una medicina che non mi rende un fantasma con le gambe la accetto”.

Lui fece molto di più e mi diede l’opportunità di seguire un percorso di terapia sia antivirale sia psicologica grazie a cui adesso ho ritrovato il mio equilibrio e non ho problemi a parlarne apertamente.

Alberto? Ovviamente risultato anche lui positivo e ancora oggi sono convinto che non ne fosse a conoscenza: come prestava poca attenzione in auto così era nella sessualità e gli effetti si sono visti eppure, nel tempo, mi sono fatto passare il rancore nei suoi confronti perché l’odio non mi faceva stare bene.

La psicoterapia è durata un anno e mezzo di cui giudicavo i primi mesi come assolutamente inutili perché mi facevo talmente schifo da essermi chiuso in casa senza farmi la doccia per giorni; Adriano da parte sua veniva anche a trovarmi ma sempre più di rado.

“Non mi vuoi più come amico perché ho l’HIV, gli scrissi un giorno ma la sua risposta fu impietosa: “se non vengo volentieri da te è perché puzzi come una capra. Pensi di spaventare il virus così? Più facile che me ne vada io! Continua di questo passo e l’HIV rimarrà l’unico a starti vicino ma solo perché gli tocca e da te non può staccarsi sennò muore”.

Nessun professionista ti dirà mai una frase simile, un amico d’infanzia invece sì specialmente quando ti vede autodistruggerti e non sa cosa fare per aiutarti.

A questo si è aggiunta la terapia d’urto dello psicologo al quale confidai che avevo passato l’estate del 2013 studiando quale fosse il modo migliore per morire, prima che mi ammazzasse il virus.

Mi affrontò a muso duro: “quanti modi per morire stai descrivendo. Ma se passi i giorni a pensarci senza metterlo in pratica, intuisco che non vuoi ucciderti veramente. Che dici? Partiamo da qui: tu, morire, in realtà non vuoi”.

“E certo che non voglio morire”, era stata la mia risposta, “ma è l’HIV che mi costringe a pensarci! A 37 anni la data di scadenza! Non è giusto!”

Quel sant’uomo mi ha lasciato sparare cazzate a raffica e poi si è messo a dirmi le stesse parole che già avevo sentito dal medico: “adesso non è più una condanna a morte”, “segui regolarmente la terapia”, “abbi uno stile di vita più sano possibile”, c’è voluto molto tempo ma alla fine oltre ad aver fatto pace con l’HIV l’ho fatta con la mia autostima e ho debellato i sentimenti di stigma e omofobia interiorizzati che da anni tenevo dentro.

Capitolo chiuso anche l’odio per l’infezione: ormai sono emotivamente sereno, tanto che il virus fa parte della mia famiglia esattamente come il gatto e me ne prendo cura rimanendo fedele alle medicine e ai controlli medici.

Dovrei fare più esercizio fisico ma io e il mio HIV siamo così: quando uno vuole andare a fare una passeggiata, l’altro si mette d’accordo con Giove Pluvio e fa piovere. Tale umano tale virus! Serie tv, divano, attività in orizzontale! Almeno essendo in simbiosi non c’è rischio che mentre guardiamo lo sport l’HIV tifi per gli avversari.

Lo ammetto, dopo tutto quello che mi ha fatto penare per farsi accogliere, mi sono pure affezionato a questo virus. Lui che mi ha costretto a mettere in discussione troppe certezze fondate sul nulla ma che alla fine mi ha permesso di trovarne più salde comprese alcune amicizie e amori solidi che prima, forse, c’erano e non li vedevo.

Brutto da dire forse ma senza di lui probabilmente non avrei stretto amicizia con @talksina l’ideatrice di questo blog, che divide con me l’esperienza dal punto di vista opposto: quello di una persona senza HIV ed ex compagna di un uomo col virus.

Cosa potrei volere di più? Tornare col segno negativo? Al momento non ci penso perché non è possibile, salvo le persone con leucemia trapiantate di staminali su cui i media ogni tanto parlano.

Mi basterebbe mantenere HIV sulla soglia di Non Rilevabile Non Trasmissibile senza dover assumere farmaci, la ricerca si sta concentrando in questo senso perciò è questione solo di pazienza; per adesso il mio desiderio è vivere e godermela al massimo, ho già perso troppo tempo dietro alle cazzate!

In chiusura tranquillizzo i lettori sul fatto che non ho alcuna intenzione di scrivere libri e guadagnare sulla mia esperienza ma voglio solo raccontarla per aiutare a sconfiggere lo stigma.

Testo aggiornato rispetto alla pubblicazione iniziale (13 aprile 2023).


10 risposte a “Il cambiamento positivo”

  1. Avatar Giuseppe Grifeo
    Giuseppe Grifeo

    Come posso definire la mia esperienza? Positiva in una negatività voluta dal caso, dalla sorte, dalla fortuna, da Dio (? non credo: per chi… crede, lui ci ha donato un regalo che è un macigno, il libero arbitrio, quindi trionfiamo e ci roviniamo da soli, con le nostre mani e gambe).
    Quindi positività negativo-positiva perché un giorno la mia controparte pluriennale si rivelò positiva. Ma vado a descrivere con calma.
    Anni 90, un altro mondo anche dal punto di vista terapeutico oltre che sociale.
    Relazione consolidata, anni felici. C’era solo una pecca. Il “controllino”.
    Finalmente riuscii a trascinare me e la controparte a far l’esame per l’HIV.
    Il risultato fu da impatto contro un muro di granito.
    Controparte era positiva.
    Io invece negativo, status poi confermato da successive nuove analisi nel corso di un anno. L’ultimo controllo molto recente donando il sangue per un’amica che doveva fare un intervento al cuore in un ospedale romano.
    Comunque, nell’immediatezza della prima fase di quel momento da impatto, quale fu la mia reazione?
    Di fronte alla controparte che era in trasformazione umana tutta interrogativi ed esclamativi, timori, dubbi da panico ecc, io ho assicurato l’intervento di specialisti ottimi che proposero una terapia, un cocktail di farmaci contro il virus.
    Forse fu il caso, forse la giustezza della terapia, forse perché il contagio era agli inizi, dopo non molto tempo, qualche anno, la controparte si negativizzò.
    Ma non non ci frequentavamo/parlavamo più dal momento iniziale della terapia. Quando fu avviata la migliore assistenza e terapia, diedi il mio addio.
    Avevo ancora paura del contagio, ero arrabbiato del tradimento fisico?
    No.
    Il mio risentimento fu per IL tradimento fondamentale, quello ancora più pesante, stile montagna addosso, quello che la controparte aveva creato mettendo a rischio e in pericolo me, l’amato. Imperdonabile milioni di volte di più del classico tradimento da scappatelle.
    Il mio star bene fu tradito, la mia tutela fu buttata nella spazzatura da chi diceva di amarmi e lo fece per qualche scopata non protetta. Oltretutto, rimandava l’esame HIV. Secondo me, visto che aveva avuto qualche rapporto extra “a crudo”, non voleva sapere. Ma c’ero pure io, l’inconsapevole, a rischiare!
    Il mio taglio però non fu netto.
    Da quei lontani anni, da quel momento di blocco, capita comunque che ogni sei mesi/un anno ci si messaggi (a fine anni 90 la controparte si è trasferita da Roma al Nord), così ebbi notizia della sua negativizzazione, poi del fatto che si costruì una nuova relazione.
    Forse ho salvato la mia ex controparte: alla notizia della sua positività non sapeva a chi rivolgersi e, sospetto concretamente, che se fosse stata lasciata sola nella ricerca di specialisti, terapia ecc, nulla avrebbe fatto pur di nascondere socialmente e ai genitori il suo status anche perché nulla doveva trapelare, informare medici “potrebbe diffondere la conoscenza della mia positività e quindi possibili fughe di notizie”, diceva. Ecco, di questo di preoccupava sì…
    Io testardo trascinai la controparte nella terapia. Avviai tutto, dopodiché l’addio.
    Non potevo sopportarne neppure la vista per il tradimento che ho appena descritto.
    In questo caso, positività e negatività si mescolano in un brodo che, per sua natura, non ha vera forma, non ha una fisionomia definita. È stata una “cosa” che ha trasformato esistenze.
    PS: ho appositamente usato “controparte” senza un suo genere. In quegli anni vidi direttamente tre casi identici, col mio quattro in tutto. Microrealtà rappresentative di rapporti omo ed etero, in un caso (tipologia meno numerosa) di marito contagiato dalla moglie. Ho usato appositamente questa terminologia per non identificare in genere e tipologia l’accaduto.

    1. Avatar Elettrona e Gifter
      Elettrona e Gifter

      Modalità poco seria. Beh, cosa dirti! Altro che dio, i casi sono due se sei restato negativo:

      • ti ha protetto la PPE -Profilassi Post Esposizione-. Non esisteva ancora come medicinale ma la hai incorporata da quando sei nato, GiusePPE!
      • stavi così antipatico al virus HIV che ha detto no, stiamogli alla larga.

      Perdonami ma sono il solito burlone e mi piace sorridere anche di fronte alle storie difficili perché è dura “mettersi a nudo” e raccontarle ma bene o male siamo passati tutti dalla stessa parte – abbiamo amato una persona che ha pensato solo a se stessa -, uno ha evitato le conseguenze irreversibili l’altro no, però nonostante la mazzata subita ci siamo rialzati tutti e due in piedi.

      Cocktail di farmaci, sì, una volta ti davano anche quaranta pastiglie al giorno e, ho capito cosa intendi per “negativizzarsi” carica virale non rilevabile – come sono io. U=U. Il che non era assolutamente scontato in quegli anni: noi U=U siamo HIV positivi lo stesso, solo che non trasmettiamo più né rischiamo più di andare in AIDS.

      Tradimento? Sì! Capisco perfettamente cosa hai provato verso quella persona e lo ribadisco. Ci fossero stati preservativi sotto il mio letto invece di calzini usati, in qualche modo ne saremmo venuti anche fuori! Avrei preso atto della situazione e ne avremmo parlato invece così appena sono risultato positivo e Alberto anche, l’avrei ucciso i primi tempi.

      Guarda, quando c’è stato il dibattito sulle unioni civili è venuta pure fuori la questione “obbligo di fedeltà” e in parecchi si sono indignati. “Perché il matrimonio ha l’obbligo di fedeltà e noi no!” Certo guardando quella legge ci sarebbero molti motivi per indignarsi e volere di più, non è questa la sede per discuterne; ma sull’obbligo di fedeltà (sessuale) più passa il tempo più la trovo una condizione da medioevo: il problema semmai è che uno non riesce a distinguere il sesso dall’amore.

      Io per primo non sono uno promiscuo ne sono caratterialmente incapace; l’idea di andare con uno -o più- senza neanche sapere nome, faccia, parlarci, solo un oggetto con cui divertirci anche no. Però neanche vorrei che qualcuno venisse a giudicare o rompere le palle se una coppia decidesse di esplorare la sessualità con altre persone. Insieme o no, ma comunque entrambi i partner d’accordo.

      Sempre ovviamente tenendo conto del discorso prevenzione! Ora la Prep (profilassi pre-esposizione) nel giro di poco tempo verrà rimborsata dallo Stato anche in Italia, dieci anni in ritardo rispetto al resto del mondo industrializzato. Dieci anni di ritardo che sono costati la negatività a me perché se fossi stato in Prep, Alberto avrebbe potuto mettermi pure le mutande usate sotto il letto e io non avrei avuto alcun tipo di rischio comunque perché il regime di profilassi prevede controlli periodici contro TUTTE le malattie sessuali quindi hai tutto il tempo di curarti prima di far casino in giro.

      E spero che vengano fatte campagne informative in merito perché previene l’HIV al 99% dei casi per chi è negativo. Quante tragedie si eviterebbero così!

      A quel punto anche il discorso tradimento e “mettere il partner a rischio” verrebbe meno: se la Prep fosse un regime assunto da ogni persona sessualmente attiva tanti problemi anche psicologici non esisterebbero davvero più ne sono convinto.

      Il discorso sul genere? Sai che faccio davvero poco caso ormai a questo, se uno dice “il mio ragazzo” “la mia ragazza” OK ma se dice “il mio amore” “la dolce metà” -che parola fastidiosa- o come hai fatto tu “la controparte” non mi pongo assolutamente il problema! Anzi mi hai dato una riflessione per un altro articolo sulle canzoni, proprio su questo tema del genere nei testi.

      Più mondo reale ultimamente che mondo positivo perché io e l’altra blogger siamo impegnati su un altro progetto col virus che parla e povero HIV non va stressato.

      1. Avatar Giuseppe Grifeo
        Giuseppe Grifeo

        Concordo praticamente in tutto. Sul termine controparte, è stato solo un espediente per il mio commento visto che all’epoca conobbi altri tre casi, tre diversi fra loro. Quindi, per dare un senso di universalità al discorso… controparte.
        Sull’obbligo di fedeltà sono antico e le unioni civili devono averlo.
        Troppo comodo parlare di esplorazione e menate simili. A meno che non sia la coppia a deciderlo insieme. Ma non è per me: molti anni fa alcuni “esperimenti” sono stati fatti, anche i famosi triangoli (due volte coinvolgendo elemento esterno) e no, non è di mio gusto.
        E sì, ero antipatico al virus 🦠😄
        Comunque, non tengo a sapere se per caso gli sono diventato simpatico, quindi in alto le barriere! 🛡️
        Della tua “negatività” ritrovata/procurata ne avevo letto sul blog in cui scrivi. Ottime e utilissime storie oltre che godibili.
        A presto!

        1. Avatar Elettrona e Gifter
          Elettrona e Gifter

          Io non sono tanto per gli obblighi di fedeltà perché anche dove ci sono, la gente non smette di andare in giro. Ci va di nascosto e non si tutela. Spesso e volentieri soprattutto fra le persone etero non ci si fa il test HIV -e non si prende la Prep in considerazione- perché c’è sempre il giudizio “è roba per chi si comporta come non dovrebbe”. Allora uno dice la lascio andare così come la butta il caso poi succedono le tragedie.

          Il fatto è che ci sono persone come me e te caratterialmente incapaci di legarsi a più partner contemporaneamente, altre invece che sono l’opposto e pretendere stabilità da loro significa ingabbiarle.

          Anche il mio amico Adriano quello che mi ha accompagnato a fare il test, lui è uno così difatti ho pregato fino all’ultimo che cambiasse idea e non si sposasse più. Alla fine si è sposato ma si è lasciato tre anni dopo! Perché salta da un letto a quell’altro e non lo fermi. Gli va bene così.

          E io gli voglio bene così, sono diventato il suo consulente per l’acquisto dei preservativi. Anche là sei in affitto hai tutto sulle spalle 60 euro al mese di Prep non te li puoi permettere, adesso spero che le cose cambino quando sarà rimborsabile gli ho già promesso che gli darò una mano se è possibile spianargli la strada col dottore ma che Adri finisca positivo non lo posso permettere.

          Adri positivo è solo quello dei racconti di questo blog.

          1. Avatar Giuseppe Grifeo
            Giuseppe Grifeo

            Il problema è proprio quando la fedeltà la si sente come un obbligo. In questo caso meglio non sposarsi, non fidanzarsi, non avere compagne/i, perché si trasforma in una presa in giro universale. Peggio se poi di mezzo ci sono figli.
            Se si ha bisogno di più letti, che si prosegua così, in semplicità.

          2. Avatar Elettrona e Gifter
            Elettrona e Gifter

            La penso uguale! Però adesso almeno nel matrimonio etero uno può farti l’addebito per colpa se la persona che hai sposato ti trova a letto con l’amante di turno.

            Non importa se quella persona abbia o meno dilapidato il patrimonio di famiglia, il tradimento sessuale potrebbe già essere motivo per far le valigie.

            Certo diverso è se abbiamo casa, lavoro, o altri beni assieme tu vai a letto in giro e svuoti tutto; però al “ti trovo a letto con qualcun altro sul nostro letto” io risponderei “bene allora lo faccio anch’io. Siamo adulti e basta”. Adesso almeno, perché 10 anni fa l’ho sentito proprio un tradimento dell’ego. Che qualcuno avesse preso qualcosa di mio e non era solo perché si metteva sul mio letto.

            Il mio attuale partner lo sa: qualora succeda qualcosa non vorrei essere l’ultimo a saperlo e soprattutto gli ho detto sei grande grosso responsabile e preparato – non dico vaccinato perché la Prep non è un vaccino. E sa bene come andarsela a prescrivere se vuole; ma non ho più l’intenzione nella mia vita di tormentarmi con “o dio questo/questa ci fa il sorriso” “o dio va da solo in bagno” ecc. Lascio la gelosia a chi non sa amare.

  2. Avatar Elettrona e Gifter
    Elettrona e Gifter

    Sono l’altro polo dell’atomo. Elettrona nonché polo negativo.

    Quando ci siamo conosciuti Gifter era già positivo all’HIV. Esattamente come lo era già, dieci anni prima, il mio ex compagno quando ci eravamo messi assieme.

    Però a costo di sentirmi mandare al diavolo dallo stesso Gifter spezzo una lancia a favore dell’amico suo che l’aveva allontanato nel primo periodo: come si può continuare “tutto come prima”, quando ti accorgi che la persona a cui tieni si sta trascurando?

    Io non so come reagirei se un mio caro amico mi dicesse “sono sieropositivo all’HIV cazzo voglio morire” o se per lo stesso motivo evitasse di farsi la doccia per settimane! Abbi pazienza ma per quanto bene ci si possa volere, certe situazioni mettono a disagio e probabilmente la tua amicizia può fare ben poco.

    Io lo vedo anche nel contesto delle persone con disabilità. Si dà tante volte per assodato che le persone rifiutino la nostra compagnia perché siamo un peso o fisicamente poco gradevoli, insomma perché siamo disabili, ma la verità è che troppe volte abbiamo un carattere di merda e ci trinceriamo dietro alla condizione perché abbiamo paura di metterci davvero in gioco.

    Anche quando ho lasciato il mio ex compagno, mi hanno dato della stronza perché “ho lasciato un sieropositivo e invalido” io invece in quel frangente ho soltanto lasciato un uomo col quale per varie ragioni non stavo più bene. Con Gifter ne abbiamo spesso parlato quando lui mi ha raccontato privatamente la situazione descritta qui, e lui ha la fortuna di avere un carattere propenso a mettersi in discussione e migliorarsi! Ma è pieno di HIV positivi che si isolano tra loro dicendo “i negativi non mi capiscono” e tu negativa che cosa fai? Li mandi affanculo a priori: non ti capiamo? Allora capisciti coi tuoi simili! O fatti capire tu senza discriminare noialtri per lo status.

    L’idea del mondo positivo storia di fantasia, è nata proprio per rimarcare l’assurdità di questo paradosso qui.

  3. Avatar Kikkakonekka
    Kikkakonekka

    Certamente questi eventi hanno segnato per sempre la tua vita.
    Diciamo che a volte, da esperienze negative, ne nascono di positive. Solo “il senno di poi” ce lo potrà confermare.

    Io, come “cambiamento positivo”, posso dire che ne ho avuto molti, ma il più importante – pur con tutte le difficoltà del caso – è stato diventare padre.

    1. Avatar Elettrona e Gifter
      Elettrona e Gifter

      Io non ho mai avuto il sogno di avere figli; ho un nipotino che adoro e la nipotina di mio marito ma a un certo punto la mia pazienza si esaurisce!

      Il test positivo mi ha sconvolto l’esistenza e mi ero sentito di essermi, praticamente, ucciso con le mie mani. La fortuna è stata solo quella di aver avuto al mio fianco le persone giuste in ambiente medico,e le amicizie. Perché in famiglia sì mamma e il suo secondo marito ci sono sempre stati e mio padre… Lasciamo perdere in quanto l’aver fecondato l’ovulo di propria moglie con uno spermatozoo, non dà automaticamente diritto di sentirsi chiamare “padre” o “papà” se tuo figlio poi lo tratti ammmmerda.

    2. Avatar Elettrona e Gifter
      Elettrona e Gifter

      Vuoi uno spoiler di quelli grossi grossi grossi? Ci sono un paio di associazioni che ci hanno contattato per contribuire alla stesura di un libro.

      Non ci metteremo a scrivere chissà cosa hanno solo domandato un racconto stile Mondo Positivo per un progetto riguardante l’HIV.

      Abbiamo detto sì ma dobbiamo ancora pensare cosa scrivere!

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