Post ad alto contenuto personale ma le cose belle, anzi quelle positive, quando arrivano certe volte ti travolgono. Come per esempio il Mondo Positivo che entra nel blog di lavoro…
L’opposto era già accaduto quando abbiamo parlato di chatgpt… Ma la blogosfera è interessante anche per questo.
L’idea del Mondo Positivo
Se ha parlato Gifter dei fatti propri quella volta di Alessandro Bono non vedo perché io (Elettrona) debba comportarmi diversamente, tanto più che questo è uno spazio mio, sia nella gestione pratica sia sulla carta perché il dominio è intestato a me.
Allora, l’idea del Mondo Positivo è nata nel lontano 1997 e avevo solo 17 anni quando, nel corso di preparazione a un viaggio studio, è stato letto un racconto.
Parlava di un popolo, i “Kyanee”, le cui usanze erano a dir poco discutibili: dalle donne che infilano la testa nel forno per un’ora, agli uomini che si tagliano la faccia.
Purtroppo il materiale che ho viene da documenti recuperati da chissà dove, il foglio originale probabilmente non è mai stato convertito dal cartaceo al digitale ed è andato perso ma sono riuscita a salvarne un pezzo:
[…] Il rito della bocca è incluso nel rituale giornaliero del corpo, che tutti eseguono. Nonostante questa gente sia così meticolosa per la cura della bocca, questo rito colpisce il non iniziato che lo ritiene rivoltante. Infatti, consiste nell’infilare in bocca un rotolino di peli di maiale insieme ad alcune polveri magiche e quindi di muoverlo con una serie di gesti formali. […]
[…]Si potrebbero riscontrare (nei comportamenti dei Kyanee) chiare tendenze masochistiche. Il professor Linton si riallacciava a questo per descrivere un altro rito corporale quotidiano, praticato solo dagli uomini: essi, infatti, grattano e lacerano la superficie della faccia con uno strumento affilato. Le donne invece seguono quattro volte durante ogni mese lunare altri riti che se non sono pari a quelli maschili in frequenza lo sono per le barbarie: parte di queste cerimonie prevede che le donne cuociano le loro teste in piccoli forni per circa un’ora.
Gli sciamani hanno un imponente tempio, detto “eladepso” in ogni comunità a prescindere dalla dimensioni di quest’ultima. Le cerimonie più complesse richieste per curare i pazienti molto malati sono svolte solo in questo tempio. Tali cerimonie comprendono non solo il taumaturgo ma anche un gruppo fisso di vergini vestali, che si spostano tranquillamente nelle stanze del tempio con un costume caratteristico e un copricapo.
[…]
[…]In conclusione bisogna menzionare alcune pratiche che hanno la loro base nel senso estetico dei – nativi, ma che dipendono dall’invadente antipatia per il corpo naturale e le sue funzioni. Vi sono rituali per rendere la gente grassa magra e banchetti cerimoniali per rendere la gente magra grassa. […]
Lo scandalo generale per i comportamenti assurdi, a noi ragazzini non aveva fatto subito capire che il nome “kyanee” non era altro che l’anagramma di “Yankee”, definizione del popolo americano mentre “eladepso” era l’inverso di “ospedale”.
Allora ci indignavamo a raffica dicendo pure “questi qui meriterebbero la bomba atomica” fino a quando l’istruttore ci ha fatto capire che stavamo, praticamente, odiando la nostra stessa cultura solo perché qualcuno ce l’ha letta usando un punto di vista diverso.
Peccato non si trovi in digitale questo racconto, sarebbe molto utile specie nel contesto storico attuale. Fatto sta che, interessandomi già da qualche anno al tema HIV/AIDS per merito di Freddie Mercury, il mio sogno adolescenziale era scrivere una storia dove il mondo fosse HIV positivo e le persone negative fossero emarginate, con la finalità di far riflettere su quanto male causasse lo stigma.
A quel tempo però i mezzi tecnologici erano limitati, le conoscenze anche, e i primi racconti che ho scritto sono andati persi nei dischetti floppy. Meglio così!
A ripensarci bene, erano pieni di luoghi comuni perché non conoscevo qualcuno realmente con HIV e tutto usciva solo dall’immaginazione. Perciò mi limitavo al virus parlante e poco altro, da adolescente non hai la dimensione di scrivere soltanto se hai le conoscenze; vai a ruota libera e sputi fuori la qualunque senza curarti degli effetti che, in un epoca pre-social come gli anni 90, per fortuna non c’erano e ho potuto fare “la gavetta” senza pigliare troppe delusioni.
C’è voluta una lunga esperienza personale e professionale prima di arrivarci, ma dopo 26 anni da quella lettura sui Kyanee, il Mondo Positivo è finalmente qui. Usando gli stessi trucchi di quel racconto, fra l’altro, poiché il virus HIV parlante spesso interagisce coi propri umani prendendo le loro frasi e spostando le lettere per ottenere parole diverse.
Virus, vieni a lavoro con me?
La pandemia da covid che ha stravolto il mondo, il lavoro cambiato quasi di punto in bianco da sempre presenza a solo digitale alla via di mezzo, la vita è stata un bordello è inutile nasconderselo.
Così non era facile coinvolgere le persone che lavoravano ognuna dalla propria abitazione e tra le varie iniziative portate avanti dai colleghi, mi hanno invitata a un’intervista per il blog aziendale.
Si chiama WIN, che in inglese significa “vincere” ma costituisce l’acronimo di “Women Inspire Nttdata” (le donne ispirano Nttdata) [il nome dell’azienda, NDR].
Mi hanno fatto un’intervista dove ho raccontato l’esperienza dentro e fuori lavoro a 360 gradi: passioni, ambizioni, sogni… Tra cui anche il Mondo Positivo!
E se al virus andava bene restare al proprio posto anziché venir menzionato su un blog di lavoro? Porti pazienza, perché a noi umani va bene così e lui per una volta si adegua alle nostre esigenze. Senza protestare, perché sta ancora in punizione e da qui si può rendergliela più pesante di quella che già ha.
Le cose belle
Alla fine siamo arrivati alla primavera 2023 e i miei colleghi hanno tirato su un bel link con titolo a effetto come piace a noi: Nessuno deve rimanere escluso. E ci ho anche messo la faccia coi miei Envision Glasses.
Ma, in tutto questo, Gifter che cosa fa? Si è commosso, ha detto “sono fiero di aiutarti e spero di continuare a farlo”, non si riferiva solo alla stesura dei contenuti per il blog comunque. Grande e grosso, quando c’è qualcosa che lo rende orgoglioso ha i lacrimoni come un ragazzino.
Lui è uno dei miei più cari amici e, per quanto gli faccia piacere che i post siano a nome di entrambi, sa alla perfezione che la sottoscritta ha in mano il lavoro “sporco” di gestire social, blogosfera ed eventuali interviste in giro. …E me le lascia volentieri perché lui non è portato per le public relations.
Abbiamo poche occasioni di apparizioni pubbliche, per carità, come abbiamo già specificato in altro contesto si accettano interviste solo alle nostre condizioni perché vogliamo sia la nostra attività a essere conosciuta, non vogliamo in alcun modo attirare l’attenzione perché l’importante non è chi siamo, ma l’attività che svolgiamo. Nel bene o nel male.
La visibilità eccessiva è attivismo performativo quello che a noi non piace. Lasciamo fare gli influencer agli altri, a noi basta essere virali uno alla volta!
L’intervista sul blog di lavoro però è stata una eccezione, perché è inutile raccontarsi bugie: è bello quando le persone che incontri tutti i giorni, apprezzano quello che fai sull’Internet. Specie quando si tratta di un tema come quello da noi affrontato, e per quanto riguarda solo me è la liberazione dal cassetto di un sogno lungo quasi trent’anni.
Spazio ringraziamenti? Sarebbero troppi, quindi, meglio limitarsi a raggiungere il distributore automatico dove già un paio di persone vuole che offra da bere.
Elettrona. In attesa di offrire anche al Gifter.
Intervista: Nessuno Escluso, per il progetto Women Inspire Nttdata.
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