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Distributore automatico? No, Escape Room!

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Da quando hanno messo i nuovi distributori automatici è davvero impossibile far colazione in tranquillità per colpa dei sistemi di sicurezza che fanno suonare un allarme dietro l’altro, ma per Antonio Falco le macchinette diventano una vera e propria escape room!


Delusione al campus

“Nessuna esclusione o discriminazione fra gli studenti perché la IBUOL è la prima accademia al mondo in grado di accogliere umani, alieni, animali e virus.”. Così raccontavano sui social molti laureati all’università di Bugliano, specie chi ha alloggiato al CampusIbuol per cui mi sono iscritto a bocce ferme: avrebbero accettato di sicuro una persona con disabilità, neanche sarebbe stato necessario avvertirli in anticipo!

Invece da quando sono arrivato c’è una barriera di seguito all’altra, nessuno considera i miei diritti né le mie opinioni anzi pure davanti alla inconfondibile puzza di morte mi avevano tutti messo in ridicolo; ormai quella volta non avrei potuto fare molto per salvare il povero Valentino morto da chissà quanto, ma chi può sapere se in lavanderia c’erano delle prove? Ho sentito il cattivo odore provenire da lì una settimana prima del ritrovamento e se quei geni incompresi dei positivi mi avessero dato retta forse il dissanguatore non avrebbe cancellato eventuali impronte.

E lo stesso per il mio cane. Non dovevo farmi scrupoli, se me la fossi portata direttamente al Campus forse la mia Ester sarebbe ancora al mio fianco. No, basta, inutile ragionare col senno di poi; ho già perso le forme di vita a cui tenevo di più, adesso al diavolo l’etica e i film mentali.

Sbloccare il distributore

Nel regolamento della comunità è scritto che non bisogna estorcere con la forza l’HIV a qualcuno. D’accordo fino a un certo punto, ma è una condizione che posso accettare; meno bene va il divieto di colazione, invece: quale esercizio pubblico stabilisce chi deve far pausa a seconda dello status HIV? Stiamo scherzando?

Le ragazze del CSI – Consiglio Studentesco IBUOL – sono troppo accomodanti e persino le negative anziché essermi alleate leccano i piedi ai Gifter, allora me ne sono fregato e ho deciso di fare da solo. Sbloccherò il distributore, che gli altri vogliano o no!

L’applicazione

Tempo fa avevo sentito parlare Adri e Alison di un’applicazione per smartphone e tablet chiamata “CoffeePause” che poteva dialogare con la macchinetta risolvendo ogni ostacolo causato dai distributori col touch screen senza supporti vocali o Braille; la IBUOL sarà certamente all’avanguardia con l’”Internet delle cose” e supercazzole varie!

Nello store delle applicazioni però nessun CoffeePause appariva e San Google mi è venuto in soccorso: non era “CoffeePause” ma “CoffeePoz!” Dannazione a chi usa i nomi in inglese che si scrivono in modo diverso e hanno una pronuncia simile. Anche perché la dicitura corretta sarebbe Coffee Break, non pause!

L’attesa

Installazione andata a buon fine, profilo personale registrato, era solo questione di attendere l’ora giusta per agire indisturbato: la notte!

Col buio potevo muovermi per il Campus sicuramente meglio rispetto agli altri e appena il mio orologio ha suonato la mezzanotte sono uscito dalla stanza condivisa col mio amico Elias, fermamente contrario all’operazione di sblocco.

“Ti aiuto io, l’escape room dell’aula POSIfunzionale non mi fa paura!” Il distributore magari no, ma le reazioni della comunità lo spaventano a morte, questa è la realtà! Lui è sempre tanto caro con me ma sono anche stanco di chiedere un occhio per ogni situazione, se un giorno Elias trova un gifter che gli dà un bel virus e del sottoscritto povero negativo non gliene frega più niente io rimango a piedi, quindi tanto vale arrangiarsi come si può.

So benissimo che non dovrei comportarmi così, ma per fare meno casino possibile sono arrivato giù in aula POSIfunzionale scalzo e col bastone piegato rischiando di sbattere il mignolo del piede a ogni passo, ma la voglia di arrivare all’obiettivo è tanta perché c’è in gioco una scommessa.

Riccardo Preziosi, il figlio di Floyd Turnpike malgrado le sue conoscenze tecnologiche non è mai riuscito a concludere un acquisto tramite l’applicazione e mi ha promesso che se riuscirò a sbloccare la macchina infernale sospenderà le pastiglie che lo rendono non rilevabile, e mi darà lui il virus alla faccia degli altri.

Ricky gioca sporco e sono certo che ha puntato così in alto perché è convinto di vedermi fallire!

Escape room

Finalmente sono arrivato davanti al distributore, cioè, al cancelletto che lo protegge. Vorrei buttarlo giù con un calcio ma ho troppa paura che suoni un allarme e non posso, non devo farmi cogliere in flagrante proprio adesso.

Ho inforcato prudentemente i miei occhiali con l’audio per studiarmi l’app senza che il mio telefono parlante rovinasse il silenzio della notte; a quanto pare non c’erano altre persone, ma se camminare senza bastone e scalzi al massimo ti fa sbattere sugli ostacoli, violare la sicurezza della IBUOL poteva infilarmi in un guaio peggiore.

Ho letto riga per riga le istruzioni di “CoffeePoz” e senza pensarci una volta in più, sono riuscito a connettere il mio smartphone al distributore via Bluetooth; già è stato un lusso che non si sia creato un conflitto con gli occhiali, però è apparsa una finestra che mi ha chiesto di inserire il codice del prodotto sull’apposito tastierino.

Tutto sommato l’app non è fatta male, anzi, ci sono i prodotti con dei numeri associati, non ho capito quale sia il prezzo e quale il codice da inserire sul tastierino del telefono o del distributore.

Niente da fare, prova uno prova l’altro, la connessione è scaduta!

Una, due, tre volte, al terzo tentativo finalmente la macchina infernale ha prodotto un segnale acustico. Qualcosa è caduto sul fondo e con mia grande sorpresa anche il cancelletto ha scattato permettendomi di aprirlo senza grossi problemi né suono di allarmi.

Sorpresa finale

Sono entrato seguendo il rumore della macchinetta; ha dentro di sé un frigorifero sempre in funzione il cui suono, nel silenzio della notte, era nitido ma pur mettendo le mani dappertutto, non ho trovato lo sportello o cassettino dove tirar fuori la merendina!

“Ehi! Chi sei? Cosa fai?”

Impossibile che il distributore parli, eppure ho allungato le mani ovunque senza sentire presenze umane. Non c’era anima viva fino a un minuto prima!

“Ti ho preso, finalmente, adesso non scappi più dissanguatore di merda!”

Due mani robuste mi hanno afferrato per i fianchi, io però dando un pugno ho colpito il distributore facendomi male. “Tira fuori quel cazzo di coltello, adesso!”

Questa non era una voce conosciuta, in tutti i modi ho tentato di dargli una pedata ogni volta colpendo l’aria o la macchinetta; chiunque mi abbia afferrato mi stava girando in tutti i sensi come fossi un giocattolo! Io non ho coltelli, non sono il dissanguatore, lasciami…

“Oh cazzo, perdonami, non avevo capito che eri tu!”

Lo sconosciuto all’improvviso mi ha lasciato andare e si è avvicinato alla macchinetta: “qui dà errore, posso sapere cos’hai fatto? Hai bisogno di aiuto?”

Prima mi ha preso per un killer e poi mi ha fatto tutto il gentile? Guai dargli troppa confidenza, neanche si è presentato!

Gli ho raccontato che avevo fame e pensavo fosse mattina perché mi si era scaricato l’orologio e lui ha finalmente estratto il mio panino alla nutriella dal distributore…

“No, non è il nutriella, hai preso l’hamburger radioattivo! Questo piace a me, facciamo metà?”

Ho rifiutato categoricamente, e lui ha provato mille volte ad acquistare il panino per me. Errore con l’applicazione, errore con le monetine, il display della macchinetta si accendeva una volta sì e tre no. Colpa mia, adesso ho mandato questo affare definitivamente in rovina!

“Calma, calma Atomicus, risolviamo tutto come sempre.”

L’ho corretto col mio vero nome, Antonio Falco, e lui non sapeva come gestire il proprio imbarazzo:

“mi devi perdonare ma io mi sono accorto tardi che non ci vedi. Scusa per averti chiamato Atomicus, ti ho confuso con mio padre. Io sono qui per far la guardia a questa escape room!”

Porca pupazza, non mi dire che… Solitamente non faccio così, ma la curiosità era tale che ho abbandonato ogni regola di educazione e ho allungato le mani verso di lui. In effetti sì, ha gli occhiali e soprattutto le antenne! ChaserNucleus! Vecchio alieno che mi sfuggi sempre, finalmente posso mettere le mani addosso a un marziano vero!

“Ahimè sono ibrido con gli umani”, mi ha risposto lui. “E non sono più bug chaser perché ho avuto il risultato positivo qualche giorno fa.”

Invidia? Non sapevo neanch’io cosa provare in quel momento e gli ho solo risposto un “congratulazioni”, di circostanza. “Beh, senti Falco. Visto che il recinto si è chiuso e ho dimenticato il badge sopra il tavolo fuori, non posso aprire e dobbiamo rimanere qui in Escape Room. Che facciamo?”

Ho appoggiato la mano sull’hamburger radioattivo, rimasto sul tavolino accanto al distributore. A sentirne l’odore e la consistenza non mi ha affatto invogliato ma ho avuto un’idea: io ho sbagliato codice e ti ho lasciato una dose di radiazioni gratis, tu prima che arrivi mattina mi dai il virus.

“Non ho il permesso, ragazzo. Gifter Floyd me l’ha proibito, pena l’esclusione dall’indagine sul dissanguatore. Però posso aiutarti volentieri. Dimmi il tuo numero telefonico e io ti mando via messaggio le combinazioni da inserire nell’applicazione per fare colazione gratis più il codice per aprire il cancello.”

Ho capito io, ma se posso entrare e per andar fuori ci vuole il badge, è come chi non fa niente.

“Infatti non dovrai uscire, adesso in qualche modo ti do una mano io a saltare il cancello ma la prossima volta rimani dentro! A forza di insistere con le colazioni gratis e gli accessi abusivi, qualcuno che per bene o per disperazione ti darà il virus, lo troverai di sicuro.”


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Le storie ambientate nel “Mondo Positivo” sono opere di pura fantasia e non rappresentano fatti o persone reali. Gli autori, attivi da tempo nella lotta a HIV e AIDS, utilizzano queste narrazioni per contrastare lo stigma legato all’infezione.

Si sottolinea che tali racconti non incoraggiano comportamenti dannosi per la salute ma la finalità è sensibilizzare sulla prevenzione educando al rispetto per le persone che vivono con l’HIV.


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