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Elettrona e Gifter: origine dei soprannomi

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La dove spieghiamo in dettaglio cosa è il blog, sta nella pagina Cosa Facciamo. Qui ci limitiamo invece ad approfondire il motivo dei nostri soprannomi – Elettrona e Gifter.


Nomi veri o soprannomi?

Articolo aggiornato rispetto alla pubblicazione iniziale.

Ci siamo conosciuti on line e nessuno tra noi due immaginava potesse nascere un’amicizia, visto quanto abbiamo litigato da marzo a giugno 2019; anzi, per raccontare le cose al completo, col tempo abbiamo scoperto di esserci frequentati in chat già nel 2003 senza mai condividere informazioni sulle reciproche vite. Eravamo solo “Talksina” e “AlexPianoPlay” che litigavano ferocemente su temi legati ai computer riempiendoci di parolacce a vicenda, evitando però ogni discussione o attacco su questioni private. Due finestrelle in movimento che si conoscevano senza conoscersi davvero.

Nei primi anni 2000 c’era poca sensibilità sul bullismo digitale, quindi vivere la rete da uomo gay e donna con disabilità portava a crearsi un enorme scudo di diffidenza; litigavamo ma ogni sera ci cercavamo in chat, pur consapevoli di come sarebbe andata a finire.

Siamo convinti, col senno di Poi, che anche se inconsapevoli l’uno dell’altro avevamo istintivamente compreso di vivere le stesse umiliazioni virtuali da parte di sconosciuti e che litigare sulle tecnologie fosse come un sacco da pugilato dove sfogarci.

Il “coming out” sul passato non è stato facile dopo anni di amicizia nata coi nostri nomi veri e in circostanze ben diverse dal 2003, ma si è concluso con: “vedi come è la vita? Ti è stato più facile dirmi del tuo HIV, piuttosto di farmi sapere che eri AlexPianoPlay il fanatico Windows che parlava di software libero come fosse un cancro.” Risata finale e inevitabile rievocazione delle parolacce dietro le quali, forse, si nascondeva già allora una inconscia stima reciproca.

Presentarsi come PlusBrothers?

Nel 2019 quando ci siamo organizzati su come gestire insieme il blog, abbiamo convenuto che “Elena e Alessandro” fossero troppo “normali” per farne un nome d’arte: quale fascino avrebbe avuto il nome “Farrokh Bulsara”? Molto meglio Freddie Mercury!

Prima di scegliere i soprannomi attuali abbiamo provato a usare i diminutivi “Eli” e “Alex” ma il siparietto è venuto spontaneo: “per fortuna non ci chiamiamo Penelope e Figaro”. Eravamo anche intenzionati a non specificare al pubblico di Internet chi fosse l’uomo e chi la donna, sapendo che “Eli” può fungere come diminutivo di Elena, Eleonora, Elisa, Eliana, ma anche i nomi maschili Elia ed Eliseo, volendo. Mentre Alex può stare per Alessandroe Alessandra.

No, ma Eli e Alex sono anche loro troppo banali, allora abbiamo abbandonato l’idea dei soprannomi neutri; chi se ne importa se ci identificano per genere, qualora ci considerino una coppia risponderemo a tono.

Dalla banalità all’ironia

In mezzo alla discussione sui soprannomi da darci, abbiamo anche provato con l’idea: “senti, allora chiamiamoci per segno!” E là ci siamo messi a ridere con le mani sulle reciproche spalle: “tu sei una ragazza e chiamarti TORO mi sembra di prenderti per il culo”. “Tu hai l’HIV, e chiamarti CANCRO è inopportuno”.

Ma no! Il segno inteso come stato sierologico, insomma, chiamiamoci per status. Positivo e negativa? No, fa troppo stigma. Quello che non vogliamo. Più e meno? Troppo impersonale. Elettrone e protone! Ci siamo! E li abbiamo usati per un po’ ma qualcosa continuava a non suonarci bene.

Elettrona

Ci siamo impegnati su come rendere femminile “Elettrone” ma il modello “leone – leonessa” stonava e alla fine quello che stava meglio era “elettrona”! Anche perché di fatto risulta un ibrido tra “elettrone” e il reale nome di battesimo “Elena”; poi in molte piattaforme web @talksina è rimasto per pura ragione di identificazione nei siti di tecnologia dove è conosciuto quel vecchio pseudonimo.

Gifter

Il soprannome in oggetto arriva da una sottocultura principalmente gay diffusa a fine anni ’90 inizio 2000, originata dalle campagne anti-AIDS fondate sulla paura anziché sulla consapevolezza: l’ansia del test, lo stigma, l’omofobia e in certi casi la solitudine, hanno spinto alcune persone a credersi più libere sessualmente compiendo scelte pericolose: “se la società ci ritiene destinati all’AIDS, lasciateci scegliere come, dove, quando, chi”.

Quindi il chaser -bug chaser- sarebbe chi, senza HIV, vuole il virus. “Cercatore di microbo” è la traduzione letterale, questa è anche la ragione per cui abbiamo scelto “BUGLIANO” come ambientazione dei racconti.

Gifter invece (gift giver) “donatore” è chi ha il virus e lo trasmette al chaser. Valentino Talluto non farebbe parte di questa definizione perché le persone coinvolte nel suo caso NON erano consenzienti all’idea del virus né consapevoli. Talluto, quindi, è un predatore sessuale che usa HIV per “marchiare il territorio”.

Se Talluto è un caso limite, sul web si legge parecchio di questi “bug chaser” ma sono un buon 95% di fantasia e discuterne sui media come fosse un’emergenza, distoglie solo l’attenzione dal vero problema urgente: i paesi in via di sviluppo dove i farmaci non arrivano, e il diffuso stigma che ostacola le campagne di prevenzione.

Il soprannome “Gifter” quindi è autoironico: Alessandro non può trasmettere HIV perché segue la terapia regolarmente e farsi chiamare a quel modo sia online sia fuori, è la risposta a tono per chi ancora associa il termine “HIV” alle infezioni intenzionali, senza vergognarsi nemmeno un po’.


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