Siamo arrivati al 30 gennaio 2024 e il festival di Sanremo è alle porte – anche se ormai a livello mediatico se ne parla da mesi e già non se ne può più, giusto?
Anche per noi è così e a parte qualcuno (Alessandra Amoroso, Diodato e Angelina Mango) sarà difficile che lo seguiamo fino alla fine! Cinque ore di fila in cui le canzoni sono praticamente il contorno? No, grazie.
Eppure siamo molto grati al festival di Sanremo per un’edizione in particolare: quella del 1994, quello anche se allora non lo sapevamo è stato il nostro festival e lo rimarrà per sempre.
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Festival di Sanremo 1994: le canzoni
Prima di spiegare a cosa sia dovuta per noi l’importanza del festival 1994, ecco un promemoria di quali siano stati i brani arrivati su quel palco:
- Aleandro Baldi | passerà (vincitore)
- Signor tenente | Giorgio Faletti (secondo posto)
- Strani amori | Laura Pausini (terzo posto)
- Non è un film | Gerardina Trovato
- Cinque giorni | Michele Zarrillo
- I soliti accordi | Enzo Jannacci e Paolo rossi
- Maledette malelingue | Ivan Graziani
- Amare amare | Andrea Mingardi
- esser duri | Marco Armani
- Di notte specialmente | Rettore
- Terra mia | Mariella Nava
- La casa dell’imperatore | Formula 3
- Amici non ne ho | Loredana Bertè
- Crescerai | Alessandro Canino
- Statento | Francesco Salvi
- Oppure no | Alessandro Bono
- Se mi ami… | Claudia Mori
- L’ascensore | Carlo Marrale
- Una vecchia canzone italiana | Squadra Italia
- Napoli | Franco Califano
Per le nuove proposte ha vinto Andrea Bocelli con “il mare calmo della sera” e sinceramente gli altri erano per noi del “chi cazz’è” allora come lo sono adesso, a parte Irene Grandi e Giorgia che a nostro avviso meritavano molto molto di più!
Non parliamo poi di “una vecchia canzone italiana” che dopo diverse canzoni malinconiche ha regalato un po’ di italianità a chi guarda Sanremo con lo spirito nazionalpopolare della nostalgia – soprattutto se emigrato all’estero.
Lanciamo una provocazione ironica: “squadra Italia – una vecchia canzone italiana” al posto dell’inno di Mameli? Questa rappresenta il “made in Italy” come poche altre, soprattutto per quelli fermi agli anni 20 del secolo scorso. E ce ne sono parecchi.
Si ringrazia il sito web Orrore a 33 giri da cui abbiamo scovato questa perla.
Vincitori: big e nuove proposte
A portarsi a casa il primo posto al festival di Sanremo 1994 sono stati Aleandro Baldi e Andrea Bocelli, due persone con disabilità visiva. Il primo con “passerà” e il secondo con “il mare calmo della sera”.
Entrambi continuano con la musica anche se Baldi è molto meno esposto mediaticamente rispetto a Bocelli, quest’ultimo spesso e volentieri preso in giro da stupide e insensate vignette i cui autori credono pure di essere divertenti. Pazienza.
Siamo sinceri comunque: Bocelli è mediocre nell’opera ma si difende bene sulla musica neomelodica, Baldi fa canzonette che trovano il loro tempo e se avessimo proprio voluto dare un giudizio noi oggi col punto di vista critico da persone adulte, più che a “passerà” di Baldi avremmo dato il premio a “Non è un film” di Gerardina Trovato perché descrive la guerra nel modo crudo in cui va affrontata e con una voce idonea alla descrizione delle ingiustizie.
Il pezzo si riferisce all’ex Jugoslavia ma trent’anni dopo si sperava nella guerra come argomento chiuso, invece la canzone risulta ancora attuale ambientando quelle parole a Kyiv piuttosto che Gaza o altre realtà oppresse.
Sanremo, il simbolo di un sogno
Sanremo è arrivato a 74 edizioni e ogni anno ha avuto i suoi simboli; neanche eravamo nati quando Domenico Modugno portò “nel blu dipinto di blu” conosciuta in tutto il mondo come “Volare”, o nel 1964 dove Sanremo fu vinto da Gigliola Cinquetti con “non ho l’età (per amarti)”. Una ragazzina di 16 anni che portava sul palco il tema dell’amore fra una adolescente e un ragazzo di qualche anno in più, in un testo semplice ricordato ancora da molti uomini e donne di quella generazione.
Immaginando la condizione delle donne nel periodo storico anni 60 pre-femminismo, non ci viene difficile pensare quanto scandalo possa aver fatto solo l’idea che qualche ragazza si fosse sentita, in qualche modo, rappresentata dalle parole di Gigliola anche se, va precisato, sono stati tre uomini a scrivere “non ho l’età”: Nicola Salerno (Nisa), Mario Panzeri e Giancarlo “Gene” Colonnello.
Pazienza se quel brano non ha granché di innovativo:
[…]
Lascia che io viva
Un amore romantico
Nell’attesa
Che venga quel giorno
Ma ora noNon ho l’età, non ho l’età
Per amarti, non ho l’età
Per uscire sola con teSe tu vorrai
Se tu vorrai
Aspettarmi
Quel giorno avrai
Tutto il mio amore
Per te
Della serie: “io nulla posso decidere, posso solo idealizzare i sentimenti finché arrivo a compiere i 18 e anche dopo sarà valido solo il tuo desiderio perché il mio è sempre in secondo piano”.
A noi in questo momento importa solo ipotizzare che Gigliola abbia potuto, idealmente o meno, far riflettere molte ragazze allora sue coetanee.
Piaccia o no Sanremo è ed è sempre stato il programma più ascoltato e discusso della tv quindi ben vengano le rappresentazioni delle persone “marginalizzate” qualunque cosa significhi.
Siamo i primi a non aver più di tanto apprezzato Mahmood con la sua “Soldi” e l’altra con Blanco, “Brividi”; quell’artista non ci piace ma per chi è figlio di immigrati, che un italiano di origine egiziana partecipi a un festival musicale “simbolo” dell’Italia è importante.
Stessa cosa quando Tiziano Ferro ha cantato “almeno tu nell’universo”: noi abbiamo preso posizione in merito a quando si è espresso dicendo “sono il primo uomo che canta questa canzone declinata al maschile”,perché riteniamo che essere gay non gli dia onore in più rispetto all’artista che è.
Per non parlare del bacio tra Fedez e uno dei cantanti in gara 2023, Rosa Chemical; abbiamo trovato di pessimo gusto da parte sua simulare un rapporto sessuale e dare un bacio in bocca dicendo “mi è scattato l’amore all’improvviso”. Se al posto di Fedez ci fosse stata una ragazza si sarebbe urlato alla molestia, anche se in ogni caso era tutto organizzato a tavolino da prima. Questo senza nulla togliere al discorso che ha fatto sulla diversità “non sentitevi sbagliati perché siete diversi”.
Al netto di certi comportamenti discutibili, dobbiamo tenere conto che noi adulti vediamo le cose in un modo ma per un adolescente che gira con le unghie finte perché si piace così, è importante che un artista gli dica “non sei sbagliato”.
Sanremo 1994 – perché è il nostro festival
Capitolo pieno di storie personali. Lettori avvisati, mezzi salvati.
Elettrona: Aleandro Baldi e Andrea Bocelli
Quando hai 14 anni ti senti fuori da qualunque ambiente e in conflitto coi familiari, pieno di sogni e aspirazioni che non sai dove ti porteranno; vorresti buttarti nelle avventure più improbabili perché anche se il mondo ti va stretto, faresti qualunque cosa per cambiarlo. E se hai una disabilità la situazione è molto più complessa perché ti rendi conto di avere ancora più difficoltà di quante ne abbiano i tuoi coetanei.
Senza la vista non puoi giocare a pallavolo o fare danza, né tanto meno usare i videogiochi; se poi musicalmente hai un idolo che è morto (Freddie Mercury) hai pure le altre ragazzine che ti prendono in giro perché non capisci niente della musica moderna. Sì, certo. E sti cazzi si direbbe da adulti, ma in quel momento ti pare di non esistere.
Finché sul più bello ecco Aleandro e Andrea, due persone come te e che arrivano a portarsi a casa il festival musicale più importante a livello mediatico: finalmente anche il mondo dei cosiddetti “normali” si accorge che esistono “gli orbi” e da quel momento non smetti più di sperare in un mondo migliore contando sul loro aiuto, sogni di sentirli usare la loro fama ottenuta a Sanremo per far capire al resto del mondo quanto sia importante abbattere certi ostacoli fisici e culturali.
L’ingenuità da ragazzina porta a sognare in grande, ma questa illusione è stata innegabilmente una spinta fondamentale per crederci e portare avanti gli obiettivi qualunque fossero.
Il tempo poi ha ridimensionato tutto, ma se Aleandro Baldi e Andrea Bocelli non hanno “cambiato il mondo” neanch’io lo cambierò, però almeno nessuno mi vieti di provare a migliorare quel poco che posso.
Gifter: Alessandro Bono
Di quello che ha significato e significa per me Alessandro Bono ho già parlato quindi non mi dilungo più di tanto.
Mi sono comportato molto male nei confronti di Baldi, Bocelli e anche Bono dall’alto dei miei 19 anni da gay represso e solo più avanti quando io per primo mi sono trovato addosso l’HIV ho capito che avevo trattato quel ragazzo salito sul palco con la gomma in bocca nel modo in cui mai e poi mai avrei voluto essere trattato io.
Bono è morto e non potrà mai saperlo né perdonarmi ma quella performance sgangherata, che nascondeva il coraggio di esibirsi un’ultima volta con la passione che amava, ha contribuito a farmi crescere. Da odiatore come ero allora e per fortuna non esistevano i social altrimenti… Lasciamo perdere. Ma soprattutto da uomo adulto e cosciente adesso, capace di prendere posizione a testa alta verso chiunque abbia da ridire su un’esibizione non “perfetta” come la si vorrebbe. Nessuno ha il diritto di massacrare qualcun altro senza conoscerlo, torniamo a chiederci: “cosa farei io al posto suo?”
Mi sono trovato al posto di Bono vent’anni dopo e per fortuna con le cure a disposizione per poterlo raccontare e no, non vorrei essere al suo posto nel festival di Sanremo. Mi basta essere il blogger sgangherato che ogni tanto prende un microfono in mano (se volete fate pure i doppi sensi sul microfono, io non ho detto niente).
La vita passa, una canzone no
Per concludere torniamo a “una vecchia canzone italiana”. Piaccia o no quel brano ci è rimasto nel cu… decidete voi se cuore o altrove, perché soprattutto le canzoni “passerà” di Aleandro Baldi e “oppure no” di Alessandro Bono sono state dimenticate dalle case discografiche e dalle radio ma ci hanno lasciato dei ricordi indelebili che nessuno ci porterà via.
Hanno ragione i tanto presi in giro “squadra Italia”:
Una canzone non chiede di più
ti porta dove vuoi tuMa che cos’è una canzone è una storia che nasce da ogni emozione
e ci accompagna la vita da quando si nasce a quando è finita…Passano gli anni e la vita però, una canzone no!
Chiudiamo con Aleandro Baldi:
“le canzoni non guariscono amori e malattie, ma quel piccolo dolore che l’esistere ci dà.”
“…passerà, passerà, anche se farai soltanto la-la-la, passerà, e a qualcosa una canzone servirà. Se quel piccolo dolore, che sia odio che sia amore…”
[Elettrona] – e qui Aleandro Baldi con la chitarra acustica, a pochi centimetri da me, si è interrotto e si è girato verso il pubblico.
“E a qualcosa una canzone servirà se il tuo piccolo dolore, che sia odio che sia amore… o che siano tutte quelle situazioni che ogni giorno ci fanno tribolare… passerà!!!”
Piccola nota di gossip elettronesco: Baldi si è dimostrato essere parecchio arrogante come persona, e pazienza ma se ho avuto da subito un legame forte con Gifter che poi si è trasformato in amicizia nel tempo, è stato un feeling istintivo quando lo ho sentito cantare perché (si arrabbia un sacco ogni volta che glielo dico) quando canta mi ricorda baldi. E si incazza ancora di più quando per dispetto anziché “Alessandro” lo chiamo “Aleandro” dicendogli pure “meglio chiamarti così perché le ss le lasciamo ai nazi”.
Gossip conclusivo a quattro mani: alla fine è successo che parlando di Sanremo, Aleandro Baldi, Alessandro Bono e Bocelli abbiamo finito per fare pace. Nell’ultimo mese abbiamo passato un periodo tremendo fra noi per varie ragioni rischiando di distruggere la nostra amicizia. Le divergenze ci sono ancora e sono importanti ma quella che abbiamo voluto recuperare è stata la volontà di conviverci, affrontarle con dei compromessi smettendola di darci per scontati l’un l’altro. E tutto ciò è stato possibile perché abbiamo voluto alleggerire il tiro, parlando per una settimana abbondante solo di musica e Sanremo.
Abbiamo capito che alla fine della fiera, avevamo troppo da perdere tutti e due. E ben venga Sanremo se ci permetterà di passare cinque serate all’insegna della spensieratezza e dello spettacolo, che ci si metta a seguirlo tutto o no.
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