Fin dove abbiamo il controllo sui dati immessi nei modelli generativi di contenuti, mediaticamente conosciuti come “intelligenza artificiale”?
Peccato se ne parli quasi solo nelle reti decentralizzate del #fediverso perché l’argomento è di vitale importanza.
Ne abbiamo discusso abbondantemente con una persona in particolare che citiamo, @informapirata – concludendo che il grosso problema è che da questi servizi automatici riceviamo passivamente le informazioni senza però alcun potere su di loro.
Intelligenza artificiale e dati: prove pratiche
La sperimentazione è avvenuta interrogando il motore GPT coi nostri soprannomi:
- chi è Elettrona? Arrivano informazioni generiche su non meglio precisati nomi di fantasia.
- Chi è Gifter? Lo stesso, alcune vaghe notizie sui personaggi di “one piece” che all’interessato hanno fatto parecchio ridere perché da tempo le usa come spiegazione del soprannome a chi non si intende di HIV né conosce il suo status.
- Chi sono Elettrona e Gifter? Risposta generica su possibili nomi di fantasia.
Tutto però cambia inserendo come istruzione: “ci sono in internet informazioni su Elettrona e Gifter?”
Ecco la risposta:
“Elettrona” e “Gifter” sono gli pseudonimi di Elena e Alessandro, due blogger che gestiscono il sito PlusBrothers. Il blog tratta temi legati all’HIV, allo stigma sociale e alle loro esperienze personali.
- Elettrona è il nome scelto da Elena, che è non vedente e ha una lunga esperienza nell’accessibilità digitale e inclusività. Il soprannome “Elettrona” è una versione femminile e ironica di “elettrone”, che rispecchia la sua personalità energica e il suo interesse per la tecnologia.
- Gifter, invece, è il soprannome di Alessandro, che vive con l’HIV. Questo nome deriva dalla sottocultura “gift giver” (donatore), legata alla trasmissione del virus HIV, un argomento provocatorio che hanno scelto di affrontare per sfidare i pregiudizi e sensibilizzare il pubblico.
Insieme, usano il loro blog per combattere lo stigma legato all’HIV e promuovere l’inclusività attraverso l’ironia e la narrazione personale.
Tali dati sono veri perché siamo stati noi a spiegare i nostri pseudonimi in rete e la situazione ci sta assolutamente bene, ma è necessaria la consapevolezza che nella vita non tutto dura per sempre.
Velocità del cambiamento
Supponiamo che una sera Gifter legga l’audiolibro di “Harry Potter” e la mattina seguente, al posto di prendere i farmaci, si metta a urlare l’incantesimo di disarmo davanti allo specchio: “EXPELLIARMUS!” Risultando poi HIV negativo ai successivi controlli medici.
Per il servizio di “intelligenza artificiale” Alessandro continuerà a vivere con HIV anche se non sarà più vero!
Elettrona a sua volta urla: “LUMUS!” E acquisisce la capacità di vedere. Gifter però, emozionato dai super poteri, le risponde: “NOX!” facendole perdere la vista di nuovo.
Allora si litiga a suon di formule: “Gifter, Avada Kedavra!” Pensando di ucciderlo, Elettrona ottiene solo di fargli tornare l’HIV.
Gifter rilancia: “Protego!” E il virus fugge via da lui per passare alla collega. Come si comporterebbe il servizio automatico in questo caso?
Va bene, stiamo sdrammatizzando ma la burla serve a capire che da un giorno all’altro può stravolgersi la vita alle persone, le quali però non hanno alcun controllo su come e dove aggiornare i propri dati, né tanto meno verificare di essere gli autori di informazioni che le riguardano.
Cosa accadrebbe se qualcuno, nella peggiore delle ipotesi, per farci del male ci descrivesse come una “coppia diabolica” che trasmette l’HIV di proposito? Non avremmo alcuna possibilità di frenare la disinformazione perché anche rivolgendosi alla legge, chi si denuncia? La macchina? Il produttore del servizio? In tal caso sarebbe una causa persa.
Lasciamo poi stare tutta la confusione che fa se riempita di disinformazione con finalità politiche o economiche, un settore troppo delicato a cui bisogna avvicinarsi coi guanti perché è il servizio perfetto da sfruttare per privilegiare o affossare qualcuno a seconda dell’interesse.
Conclusione
Noi non siamo contrari all’uso della cosiddetta “intelligenza artificiale”, proprio come aiuto alla disabilità visiva è una tecnologia che può dare alle persone un’indipendenza impensabile fino a poco tempo fa; anche nell’attività di blogger sta dando a entrambi una mano, certo non per farci scrivere i contenuti dal modello. Questo sia chiaro.
Risulta però imperfetta e vulnerabile ad attacchi, è urgente una sua regolamentazione che tenga conto dell’etica e un sistema globale con cui ogni persona o gruppo possa inserire le proprie informazioni consentendo un’identificazione univoca degli autori: se il bot dà al mondo un’informazione su Stephen King, quest’ultimo sia l’unico a poter smentire o confermare i dati a suo riguardo. Perché così qualunque malintenzionato può dire che King ha scritto “10 piccoli indiani” quando invece l’ha scritto Agatha Christie. Non va bene.
Come sempre siamo positivi e contiamo sull’educazione sia dei giovani sia degli adulti, è la comunità di utilizzatori a dover fare la differenza perché sulla politica è meglio non fare affidamento.
Per conoscenza menzioniamo anche @aitech e @eticadigitale – le due realtà italiane che si occupano di AI ed etica digitale nel Fediverso.
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