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Leoni da tastiera

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Leoni da tastiera: aggressivi davanti a un dispositivo elettronico ma innocui nel mondo reale. Così ne parla l’università di Bugliano nel master di criminologia perciò Floyd Turnpike è completamente impreparato e la situazione rischia di sfuggirgli di mano…


Fuoco amico

Da giorni ho scoperto l’origine degli attacchi informatici al campus e ho sperato che almeno Adri potesse smentire le mie conclusioni con la sua maggiore esperienza nell’uso di dispositivi elettronici.

“Sei una frana, capo!” Mi prende in giro così ogni qual volta sto in difficoltà e anche in questo caso avevo l’illusione di commettere l’ennesimo errore; l’idea era di risolvere il problema in un attimo per poi lasciare il mio allievo tornare dalle sue discendenti virali, invece ahimè anche lui ha dovuto scontrarsi con una drammatica realtà.

Nulla da fare, l’attacco informatico viene proprio dall’interno del campus! Anzi, dal computer personale di uno studente insospettabile.

Non sei figlio di tuo padre!

Inizialmente ho dato la colpa a mio figlio Riccardo, con lui i rapporti non si sono mai fino in fondo appianati anche quando ho cercato di sfruttare la sua abilità con la rete Internet per coinvolgerlo nell’indagine sul dissanguatore. Per quale ragione iniziava a divertirsi creando scompiglio tra di noi? Credevo di non riconoscerlo più!

“Io non c’entro con questa merda”, ha insistito a dirmi da giorni; così d’accordo con Adri ho messo sotto controllo i dispositivi personali di ogni studente; come insegnante di criminologia e incaricato della più importante indagine presso Bugliano, avevo e ho pieno diritto di agire anche violando la privacy se necessario e mio figlio non fa assolutamente eccezione.

Per il mio primogenito virale, ChaserNucleus, invece avrei messo la mano sul fuoco; lui sta tornando in città dopo una difficile missione che gli ho assegnato e che, insieme a un’altra persona di estrema fiducia, ha portato a termine più velocemente del previsto anzi ho deciso autonomamente di includerli entrambi nella mia squadra non appena rimetteranno piede al Campus.

Leoni da tastiera

Adri e io siamo abituati a ricevere in ogni momento attenzioni indesiderate: messaggi in chat, e-mail, anche fogli sotto la porta delle nostre stanze e nessuno di questi ci ha mai fatto paura perché sono i soliti, rumorosi, leoni da tastiera.

“Farai la fine della tua ex!” Alludevano perfino alla povera Arianna Preziosi, la madre di Riccardo per la quale non sono mai finite le ricerche, soprattutto dopo la lettera del 2 febbraio e il rinvenimento della sua borsa durante l’International Condom Day ma io ho evitato di dar loro peso, vogliono indebolirmi quando sono dei poveri negativi da due centesimi che alla vista del medaglione biohazard mio e di Adri, se la darebbero a gambe fino ad arrivare in Africa a piedi.

L’aggressività, unico metodo per mascherare le loro paure e sentirsi sicuri dietro a uno schermo. Ordinaria amministrazione!

Qualcosa non quadra più

Ignorare i leoni da tastiera è andato bene per un lungo periodo, finché non sono iniziati gli attacchi al nostro impianto di diffusione musicale ma soprattutto quelli diretti al professor Bruckner e al povero Anthony Flynn. Per me Benjamin è un fratello, nuocere a lui o al suo bug chaser è come far del male a me perciò l’ingegneria sociale ai loro danni è qualcosa su cui non ho più intenzione di sorvolare.

Come se non bastasse poi, ci si è messo anche il podcast Bugliano Cold a ficcare il naso, così ho pensato di collaborare col famigerato “Segugio Sega” che si mantiene anonimo, ancora per poco. Parola di agente Turnpike! Al momento posso solo dire che sono in due e il criminale informatico se l’è presa anche con loro.

Luoghi comuni

“Ci sono, Floyd! Ce l’ho in pugno!” Poche volte Adri si comporta così, durante un’indagine sono io quello più facilmente influenzabile dall’entusiasmo stavolta però ha fatto un salto sulla sedia. “Sei una testa di cazzo, capo! Fattelo dire!”

Forse vuole che lo trasferisca a lavorare in mezzo ai campi per stanare i ladri di galline? Finché è uno scherzo mi sta bene, ora però il suo sguardo non ammette repliche: “hai fatto un errore madornale Turnpike, davvero non so come tu abbia potuto cadere così in basso.”

Mi parla di luoghi comuni, stereotipi che non mi posso permettere citando addirittura il caso di una donna russa colpevole di aver ucciso alcune signore anziane facendola sempre franca per le errate convinzioni delle autorità. “Se Siria dovesse morire è colpa tua, Floyd, e io non te lo perdonerò mai.”

Cosa c’entra adesso Siria, chissà dov’è, magari se la sta godendo in qualche posto di vacanza alla faccia nostra che siamo in pena per lei.

“Vedi capo, quando mi hai fatto sentire l’audio di Bugliano Cold e il messaggio del dissanguatore dopo la sigla finale, ho capito benissimo chi era il malintenzionato informatico. Se la voce del Segugio Sega è filtrata ma umana, quella delle minacce è manipolata ma elettronica.”

Fidati del tuo gifter, fidati del tuo gifter. Ripeto come un mantra la regola della comunità per evitare di rispondergli male: non fosse lui ad avermi dato il virus, adesso avrei mandato Adri nelle campagne di Bugliano periferia a raccogliere pomodori. Eppure da un’applicazione sul suo PC riesce a riprodurmi il post minatorio del fantomatico dissanguatore senza modifiche. Sì, questa è una voce sintetica e da qualche parte l’ho anche già sentita!

“Hai messo sotto controllo anche le macchine di Antonio Falco, vero?”

E perché avrei dovuto farlo! Quale diritto avevo di mettere le mani sui dispositivi di una persona che è già in difficoltà? Figuriamoci se un cieco può mettere in piedi attacchi come quelli accaduti a Ben e Anthony, o far sparire Siria.

“Fatico a capire come ragioni, Turnpike. A Falco manca la vista ma è mille volte più intelligente di noi. E non lo sto dicendo perché sono il suo gifter.”

Dai, avanti, come se fosse facile mettersi a tavolino e nascondere la propria identità quando neanche si ha il controllo di dove si lasciano le mutande.

“Parla per te, Floyd, tu nemmeno hai notato che un paio delle tue sono nella mia stanza chiuse in un cassetto. Il ricordo del tuo ultimo DNA negativo!”

Mi ha beccato con le mani nel sacco: ammetto che visto l’utilizzo degli elastici per il bungee jumping mi ero persuaso che gli slip fossero stati usati in quell’occasione e avevo smesso di cercarli fra la mia biancheria, ma resta il fatto che stento a immaginare il ragazzo non vedente come un esperto di social engineering.

“Anch’io ero scettico ma non per le ragioni che dici tu. Non l’avevo messo sotto controllo perché il mio chaser è un bravo ragazzo, sa di non dover compiere atti violenti o contro la legge altrimenti niente HIV. Mi fidavo di lui e ho dovuto ricredermi quando ho visto la provenienza delle mail destinate a me e a Ben.”

Resta solo da capire quale motivazione l’abbia spinto ad agire così, dubito sia per ottenere il virus se è vero che gliel’hai già dato.

“Ci ho provato, ma la conversione non è avvenuta ed è rimasto negativo. Forse il mio HIV ha capito che lui non era pronto e ha evitato di entrare nel suo corpo? Ora mi sento anche in colpa Floyd, vieni con me e andiamo a parlargli. Abbiamo già fatto abbastanza errori!”

Seguo il mio gifter lungo il corridoio. Non mi dispiacerebbe l’idea di avere un nuovo fratello virale, se è davvero così intelligente potrà insegnare molto anche al nostro HIV ma è la curiosità a spingermi di più. Ormai è questione di secondi e potrò sentire dalla sua voce le modalità e motivazioni con cui ha messo in piedi un’aggressione virtuale così importante nei confronti di chi gli è sempre stato amico.

“Fermo, Floyd, lascia fare a me!” Adri mi blocca davanti alla porta chiusa della stanza e lo chiama. Una, due volte, tre, nessuna risposta. Chiusa dall’interno e nessuno di noi due riesce ad aprirla usando la scheda elettronica lasciandoci solo un’opzione: sfondarla a spallate.

“Veloce, Turnpike”, mi urla Adri appena mette piede nella stanza. “Chiama un’ambulanza e la dottoressa Sloan, sempre se non è già troppo tardi.”


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Le storie ambientate nel “Mondo Positivo” sono opere di pura fantasia e non rappresentano fatti o persone reali. Gli autori, attivi da tempo nella lotta a HIV e AIDS, utilizzano queste narrazioni per contrastare lo stigma legato all’infezione.

Si sottolinea che tali racconti non incoraggiano comportamenti dannosi per la salute ma la finalità è sensibilizzare sulla prevenzione educando al rispetto per le persone che vivono con l’HIV.


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