I criminali vestiti da super eroi continuano a organizzare il loro piano: vogliono dissanguare più HIV positivi possibile. Il lettore MP3 di Jonathan, mette la squadra di fronte all’evidenza: Lidia è coinvolta più di quanto Maurizio Tarocchi si aspettasse…
Maurizio Tarocchi 16: il lettore
La giovane Lara Bruno camminò velocemente lungo la strada di casa, tenendo per mano il figlio Lorenzo che, stanco, voleva rallentare. Percorse ancora qualche metro colta da una strana inquietudine: una persona la stava seguendo da lontano? Avanzando, sentì che dietro di lei qualcuno si muoveva, ma girandosi riuscì soltanto a vedere la strada deserta eppure quel suono c’era: un passo, un altro, un altro ancora, a un certo punto le parve di udire addirittura il respiro dell’estraneo avvicinarsi alle sue spalle.
“Svelto, Lollo! Non guardarti indietro! Andiamocene a casa subito!”
Non aveva avuto scelta, la giovane mamma: sola e con un figlio di 7 anni a carico, poteva permettersi soltanto quelle due stanze a basso costo nella periferia più degradata di Bugliano, ed era fortunata ad avere la scuola e il parco pubblico a un solo chilometro a piedi da casa perché quella era una zona completamente abbandonata a se stessa, a differenza del centro sempre affollato e pieno di eventi organizzati.
Il bambino si fermò a guardare un casolare dalla pesante porta in legno, dalla cui unica finestrella rotonda filtrava della luce. “Guarda mamma! Sembra un pollaio!”
Lara però aumentò il passo e, nascondendosi dietro a una colonna, riuscì a intravvedere la figura che la stava seguendo avvicinarsi alla porta del misterioso edificio. “Mi è scappata”, disse tra sé l’uomo vestito da Ironman, sconfortato. “Vorrà dire che per domani cambierò strategia!”
Sollevata, la giovane madre affrontò insieme al bambino gli ultimi metri di strada finché arrivò alla porta di casa per chiudersela subito alle spalle con tre giri di chiave.
“Lorenzo”, disse al figlio trattenendo le lacrime. “Adesso vai di là e mettiti a letto che la mamma deve telefonare!”
Invano compose un numero sul proprio cellulare, e al sesto squillo preferì inviare un messaggio di testo: “Gifter, ho bisogno di parlarti. Chiamami. Lara.”
Il vampiro
Nel casolare Leonardo giaceva supino a terra apparentemente privo di sensi, e il malvivente vestito da vampiro gli fece una carezza sulla fronte sussurrandogli qualcosa all’orecchio. Il ragazzo, senza più costrizione del guinzaglio, non si mosse di un millimetro così l’altro uscì richiudendo la porta e raggiunse i due uomini coi costumi da Flash e Batman, che stavano in piedi poco distante dall’edificio.
“E allora non l’hai ucciso?” gli domandò Batman. “Quell’idiota di Ironman non ha avuto il coraggio ma da te mi aspettavo molto di più! O vuoi finire pure tu al guinzaglio?”
“Non vale la pena farlo morire stanotte, ho un’idea migliore per domani. Cosa pensate di sei prede anziché una?”
“Di te mi fido fino a un certo punto, vampiro, perché non si capisce mai da quale parte vuoi stare.”
“Dalla tua, ovviamente. Ma sai bene quanto mi piace l’adrenalina del rischio, stanotte c’è mancato poco che la preda migliore si svegliasse…”
“Tu sei scemo”, lo sgridò Batman. “Se quel poliziotto ci scopre sei nella merda, te ne rendi conto?”
“Non accadrà, l’accoglieremo senza maschera e lo porteremo dagli ostaggi. Penserà che li abbiamo liberati noi, e dopo…”
Flash e Batman si guardarono basiti, prendendo l’uomo vampiro per le braccia. “Tu sei proprio uscito di testa!”
“Tranquilli, è tutto pronto: lo sfigato del profiler capirà che se ammazza me, decreterà la morte di chi ama, e specialmente la propria.”
“Speriamo bene amico”, esitò Batman. “Questa è la tua ultima occasione, sappilo.”
“Controllo io il criminologo”, gli rispose l’uomo vestito da Flash. “Penserò io a tenerlo a bada se sgarra!”
“Vi conviene, perché io devo essere l’unico a detenere il potere virile e virale. Ho l’HIV originale di John Holmes e nessun altro deve trasmettere! Chiaro? Meglio per voi se mister profiler ci raggiungerà, in caso contrario possiamo dire per sempre addio al nostro ceppo.”
“Bene Batman, allora restiamo d’accordo per domani mattina; mi raccomando coltelli, contenitori, tutto. Necessita raccogliere più sangue positivo possibile. Intesi?”
L’imprevisto
Adri indossò la giacca per uscire a cercare Elias ma, preso il suo cellulare, notò un nuovo messaggio e tornò indietro dai suoi colleghi. Era evidente che non sapeva come reagire a quello che aveva tutta l’aria di un approccio indesiderato.
“Chi è, l’ennesima conquista?” ironizzò Undet. “Riesci a mantenere rapporti con tutti loro?”
“Teoricamente sì ma qualcuno è decisamente sgradevole come questa Lara, la numero 14; ammazza che sanguisuga! Ogni giorno mi scrive o chiama per raccontarmi di suo figlio, secondo me pensa che sia mio, ma sono certo al mille per mille di averle dato il virus e basta.”
“Jenny era la numero 15, o ricordo male?” Domandò Maurizio, ancora guardando gli anagrammi ‘enrico sa’ e ‘lei s’innamora’.
“Quella ragazza era dotata di un’intelligenza superiore, non è da tutti riuscire con una frase a fornire messaggi diversi a seconda di come si spostano le lettere.”
“E anche a seconda di chi legge”, aggiunse Adri, alzandosi in piedi. “La mia povera piccola numero 15. Ora però vieni con me, Maurizio, ti devo mostrare una cosa.!”
“Voglio vedere anch’io”, lo pregò Jonathan; ma il profiler, deciso, lo tenne lontano e Undet, compresa al volo la situazione, accompagnò il piccolo a letto; così Mauri, curioso come sempre, seguì l’amico in corridoio verso la stanza di Roger.
Nulla più era rimasto dell’ex malvivente amico di Tarocchi, sembrava come se quella stanza fosse sempre stata abbandonata a se stessa.
“Guarda lo stronzo: neanche ha lasciato uno straccio di spiegazione. Non un messaggio, una lettera, un saluto però ha cercato di rubarmi un libro!”
“Normale”, sospirò Maurizio; “lo conosco da quando aveva pochi anni e nulla di buono puoi aspettarti da Angelo… Insomma, Roger. Ti fa una promessa, la mantiene per un anno o due e poi finisce nuovamente nei guai.”
Aperto l’armadio, il profiler tirò fuori un vecchio volume usato: I figli della paura, Dan Simmons, 1995 e l’ex commissario di Oziarium volle sbirciare alcune pagine, rimanendo inorridito da quanto si leggeva.
“Per carità, a chi piace ancora questa roba? Da quanto leggo in copertina, è un romanzo che parla di vampiri e virus. Ma come puoi dire che te l’ha rubato, se il libro sta ancora qua?”
“Perché gliel’ho prestato, lo ha letto senza mai ridarmelo indietro… Fino a oggi, evidentemente.”
“Aspetta però… In effetti il bambino diceva che questa notte l’amico nostro indossava un costume da vampiro, e ora qui c’è un libro sui vampiri? Mica dirai che è una coincidenza, questa.”
Tarocchi iniziò a sfogliare il libro e si accorse che molte pagine erano sottolineate in punti particolarmente cruenti della storia, dove Vlad Tepes di Valacchia narrava le condanne a morte inflitte durante il suo governo ma una frase in particolare lo colpì come una pugnalata:
“Al momento stabilito, voi e il prete sarete impalati su due pali d’oro. Poi lo zio del nuovo principe, lo zio Radu, il nostro nuovo capo in tutto… vi aprirà l’arteria femorale. … Per primo nutrirete vostro figlio, poi nutrirete la famiglia.”
“Sì, questa è la cerimonia dell’investitura”, confermò il profiler leggendo più e più volte il brano. “I discendenti vampiri del conte Vlad avevano intenzione di battezzare col sangue dei protagonisti un bambino piccolo, figlio di Dracula stesso.”
“Forse ad Angelo rubare non basta più, vuole le emozioni forti e s’è messo a emulare quei personaggi di fantasia. Che ne pensi, grande profiler?”
Adriano esitò nel rispondere, anche lui come Maurizio si sentiva legato a chi credeva di aver fatto uscire definitivamente dalla criminalità. “Quel ragazzo non è capace di dissanguare due bambini e uccidere altrettante donne con l’arsenico, te lo dico io!”
“Ho paura per Leonardo, insomma Léon, potrebbe già essere tardi per lui. Ora la nostra speranza è il contenuto del lettore musicale!”
L’ex commissario di Oziarium a stento nascose le lacrime e Adri se ne accorse al volo: “Te l’ho detto Mauri, andremo fino in fondo, costi quel che costi. Riporteremo a casa Leo, anche se io ci dovessi morire. Te lo giuro.”
Il lettore
Appena Adri e Tarocchi tornarono in soggiorno, notarono subito che Jonathan era in pigiama sul divano col lettore mp3 fra le mani e osservava il display senza apparentemente sapere come utilizzarlo.
“Qualcuno mi spiega perché non suona? I minuti vanno avanti, io cambio le tracce ma non si sente la musica! Speravo di ascoltare qualche bella canzone ma qui ci sono tutte foto e nomi strani.”
“Testa di cazzo, detective!” Esclamò Adri, guardando l’amico Undet fisso negli occhi. Il poliziotto, seduto accanto al bambino, era suo malgrado coinvolto da quel piccolo orfano arrivato dal nulla, quel fagottino indifeso ormai cresciuto a cui aveva salvato la vita grazie alla sua prontezza nella rianimazione.
“Non dovevi permettergli di toccarlo, Undet!”
“Che ci posso fare, profiler? Questo ragazzino sa il fatto suo, ha tanto insistito e alla fine ho dovuto darglielo! Difficile però sentire qualcosa, se non colleghi un paio di auricolari.”
Il criminologo tolse l’apparecchio dalle mani del bambino e fermò la riproduzione, accorgendosi con grande sorpresa che a video non apparivano titoli di canzoni perché ogni cartella, su quella scheda di memoria, era etichettata col nome di una donna: Lara, Laura, Lidia… Grande fu la delusione di Jonathan nel capire che non avrebbe più avuto indietro il suo giocattolo!
“Ma perché non me lo lasciate? Quali canzoni ha dentro? Quelle sporcaccione?”
“Pericolose più che altro! Tu adesso o vai a letto, o torni a giocare coi sudoku anzi no: ti accendo la musica sul mio telefono, guarda, se vuoi ho pure la registrazione di un concerto.”
Ma quando aprì il social network, Undet non ebbe il tempo di cercare il video dell’evento musicale perché Enrico Russo, l’amico siciliano di Maurizio, gli scrisse un messaggio:
“Undetectable Detective! Finalmente on line! Temevo di aver aggiunto ai contatti la persona sbagliata.”
“In effetti non ti avevo dato il mio numero quando sono tornato a Bugliano, ma ora eccomi qui! Dimmi tutto, Nico!”
“Ti vorrei parlare di Michela. Lolli. Mi ha mentito su tutto. Lei, la ragazza con cui speravo di avere una relazione mi rivolgeva tanti complimenti e poi stava con l’uomo che professionalmente e privatamente è il mio peggior nemico.”
“Chiedi pure a Russo di chiamarmi”, suggerì l’ex commissario. “Credo che potrà raccontarci molto di lei e la storia con Ragonese.”
“Sai Undet”, continuò a digitare il giornalista. “Quella donna ha truffato tutti raccontando di avere un cancro e invece…”
“Fammi indovinare”, rispose lui. “L’associazione in cui era coinvolta è un falso?”
“No, no! Dall’autopsia risulta che Michela avesse l’apparato riproduttivo integro, non le è mai stato asportato l’utero e poi tieniti forte…”
Anche Mauri e Adri si fermarono a osservare lo smartphone del detective, mentre i messaggi di Nico continuavano a scorrere sullo schermo: “Risulta anche che lei sia HIV negativa e abbia avuto in passato un aborto spontaneo.”
“Avrà maldestramente provato a superare il trauma”, scrisse Adri sullo smartphone del collega. “Allora ha ragione Tarocchi, ha portato via il bambino a Jenny perché non poteva privarla dell’HIV.”
L’ex commissario siciliano rimase impassibile: questo era troppo e la sua fidanzata, Lidia, era coinvolta benché in associazione si firmasse come Dora. Ma quando prese il telefono per chiamarla, Adri glielo impedì: la miglior cosa era prima indagare sulla cartella “Lidia” contenuta nel lettore MP3 connesso al computer.
“Avevo comprato io questo affare a Jenny”, raccontò Adri. “Era il mio regalo per quando le ho dato il virus e lei era felicissima! Sentiamo che cosa è inciso qui dentro.”
“Maurizio è il mio porto sicuro e sto troppo bene quando vado da lui”, recitava la voce registrata di Lidia. “Ma ormai stiamo insieme per inerzia e la sua gelosia mi opprime.”
“Lo sai che con me ti puoi sfogare”, le aveva risposto calma un’altra voce femminile. “E sono felice di ascoltarti.”
“La situazione è difficile, quando cerco di lasciarlo definitivamente lui riesce sempre a stupirmi con qualche sorpresa nonostante sia evidente che non mi sopporta più, quindi vorrei fosse Mauri a fare il passo definitivo. Ma forse ho trovato il modo, sai! Mi starà alla larga se prendo l’HIV, c’è un sito che si chiama appuntamenti virali e già mi sto scrivendo con qualcuno.”
“Io certo non ti giudico per le tue scelte”, continuava l’altra voce amica. “Conosco bene quell’ambiente e potrei presentarti il gifter giusto… Il mio.”
Sentendola, il profiler si lasciò andare alle lacrime e fu Tarocchi a consolarlo.
“Rispetto il tuo dolore ma qui sono io il coglione. Possibile che Lidia avesse più confidenza con questa sconosciuta che con me?”
“Vedi”, gli spiegò Adri. “Jenny aveva un cuore grande come il mondo, quando ci siamo conosciuti in internet mi raccontava di partecipare da anni come operatrice al telefono amico per donne in difficoltà e vittime di violenza, ho ragione di credere che Lidia fosse una di loro.”
“Non ho mai alzato le mani su di lei! Mai!” Si indignò l’ex commissario. “L’ho tradita e delusa, sicuramente, ma se permetti la violenza è ben altro!”
Adri continuò a sfogliare la cartella di Lidia ma niente sembrò interessargli: tutte le registrazioni erano incentrate su ricordi del suo passato, la sua relazione con Tarocchi, e poco altro; né lei né Jenny avevano più fatto menzione dell’HIV! Ma Maurizio si fermò sull’ultima registrazione disponibile: 26 luglio 2016 ultima seduta.
“Stavolta sono io a confidarmi con te”, raccontava Jenny nella registrazione. “Oggi sono sei anni dalla nascita del mio bambino e non so nemmeno se sia vivo o morto. Quanto vorrei averne parlato al mio gifter, ma forse il tuo compagno poliziotto potrà aiutarmi di più.”
“Non so se posso darti una mano”, aveva risposto la voce di Lidia. “Se gli parlo di te scoprirà le nostre chiacchiere telefoniche e le mie connessioni con Appuntamenti Virali.”
“Forse non ti rendi conto, non mi rimane tanto da vivere e sono spaventata seriamente. Aiutami a trovare Jonathan prima che lei possa…”
La comunicazione si era interrotta e Jenny, lasciato acceso il registratore, aveva tentato di comporre nuovamente il numero ma alla risposta della segreteria era stata solo in grado di lasciare un messaggio:
“Lidia, amica mia. Parla col tuo compagno perché qui a Oziarium sono in pericolo. Lei finge di volermi bene ma ha l’arsenico e mi sta uccidendo lentamente. Si chiama Michela.”
Dopo l’ultimo messaggio, l’indignazione di Maurizio divenne inevitabilmente rabbia: “Lidia non me ne ha mai parlato! Io le avrei aiutate… Ma forse…” Si asciugò una lacrima e così fece anche Adri, solo Undet non piangeva perché voleva mostrarsi forte a tutti i costi verso Jonathan.
“Probabilmente è il senso di colpa”, ipotizzò Maurizio. “Forse Lidia si è messa il nome falso e ha fondato l’associazione per riscattarsi dopo la morte di Jenny.”
“Tutto può essere”, il profiler gli appoggiò una mano sulla spalla per suggellare la nuova complicità nata dal reciproco dolore. “Ho perso Jenny, ma se tu non vuoi perdere Lidia dobbiamo sbrigarci.”
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