L’ex Iron man affronta i suoi compagni super eroi e avviene una sparatoria con morti e feriti. Maurizio Tarocchi, felice di aver contribuito alla liberazione dei suoi cari, prende una decisione importante…
Maurizio Tarocchi 19: liberazione
“Non farai proprio niente pezzo di merda”, urlò Elias togliendosi la maschera e mirando alla schiena dell’avversario con la pistola di Maurizio. Lo sparo riecheggiò nell’aria e l’uomo Vampiro stramazzò, faccia in giù, sul terreno. Udito il colpo anche Tarocchi si affrettò verso Elias, seguito da Adri e Undet che puntarono le loro armi in direzione di Flash e Batman.
I due uomini in costume sorrisero malevoli e, con accurata lentezza, strinsero più forte le corde di Leonardo e Lidia; i due ostaggi iniziarono a tossire per la mancanza d’aria sotto gli occhi dei loro aguzzini, sempre più sadici e determinati a rivendicare il loro amico vampiro steso a terra immobile.
“Adesso avete finito”, urlò Tarocchi; conscio di non avere più nulla da perdere, a passo deciso si avvicinò agli ostaggi ma appena allungò una mano verso le corde che legavano i suoi cari, i due super eroi lo circondarono iniziando a prenderlo a calci e pugni almeno fino a che Elias, Adri e Undet non intervennero sparando.
I tre agenti osservarono addolorati i corpi riversi al suolo in quel campo deserto finalmente silenzioso, e fu il criminologo ad afferrare il coltello appartenuto all’uomo vampiro e tagliare le corde che legavano Lidia e Leo; finalmente liberi, i due ostaggi rifiutarono la bottiglia d’acqua offerta da Undet: la loro priorità era Jonathan in quel momento, sotto shock ma ancora vivo.
“Ce l’abbiamo fatta piccolo campione”, si commosse Leonardo abbracciando il bambino. “Tuo papà è qui, e ci ha salvato la vita.”
“Ho avuto seriamente paura di perdervi”, esclamò Maurizio stringendosi all’ex compagna e Leo, quel ragazzo che per anni aveva considerato come un figlio. “Grazie a Dio li hanno fermati in tempo altrimenti ci avrebbero massacrati, io me la sono cavata solo con qualche ematoma.”
Vendetta o soccorso?
“Aiuto”, un lamento flebile ruppe il silenzio; “non sento… i piedi…”
Fu Tarocchi il primo a muoversi in direzione della voce e sgranò gli occhi di fronte all’uomo vampiro che tentava di avanzare trascinandosi sulle braccia, con la schiena sanguinante.
“Angelo… Roger”, l’ex commissario di Oziarium gli parlò a bassa voce. “In che guaio sei finito!”
“Dio”, disse Roger con un filo di voce alzando lo sguardo verso l’ex commissario. “Ho fatto del male a lei… merito il castigo ma non ho ucciso.”
Anche Adri aveva raggiunto Maurizio accanto all’uomo ferito ma restò impassibile, la mano sulla cintura dove teneva la pistola. Indeciso su come muoversi. “Ognuno è artefice del proprio destino”, si rivolse a Roger; “Dio non c’entra. Hai fatto tutto tu.”
“Io… Un buono a nulla con le donne. Credevo tu mi salvassi… Adri, Gifter…”
Con un lamento di dolore, Roger alzò una mano verso il profiler che però non volle piegarsi e stringerla: “con quello che hai fatto a Lara io non posso perdonarti, lo farà Dio se vorrà quando andrai all’altro mondo…” Ma la vista dell’uomo inerme lo fece desistere dall’impugnare la pistola.
“Io non … io non sono gay come Iron Man…”, Roger bisbigliò ancora, nel tentativo di resistere al dolore. “Lasciatemi morire…”
“Lui ha stuprato Lara”, intervenne Elias, guardando fisso negli occhi il profiler. “Il tuo amato Roger non accetta il proprio orientamento sessuale e si è fatto abbindolare da quella dannata setta, l’hanno drogato come una spugna e convinto che abusando di una donna sarebbe diventato etero.”
“L’ho fatto per mamma”, l’ex vampiro parlava sempre più a fatica. “Non lo accetterebbe mai.”
“Roger, anzi Angelo”, lo affrontò Maurizio. “Raimonda ti cancellerà dalla sua vita quando capirà che hai stuprato quella poveretta, non perché ti piacciono i maschi.”
“Ha fatto tutto mio padre”, Elias si avvicinò al corpo dell’uomo vestito da Batman; “lui, il bastardo, ha organizzato questa merda dei super eroi e ha invischiato anche il mio amico Roger. Quando me ne sono accorto aveva già…” Non ebbe il coraggio di pronunciare la parola, gli bastò indicare la povera Lara ancora priva di sensi per farsi capire.
“Tuo padre, Elias?” domandò Tarocchi anche lui sconvolto da una verità troppo difficile da accettare. “Dimmi di più!”
“Luca Bono-Mondo era mio padre biologico, sì; io mi chiamavo Elia e portavo il suo cognome ma appena ho compiuto 18 anni ho cambiato tutto all’anagrafe qui a Bugliano. Ora mi chiamo Elias Bono, ma anche se i miei documenti sono diversi, ho lo stesso DNA di quel criminale.”
“Il questore di Oziarium!” esclamò Maurizio, avvicinandosi al corpo esanime dell’uomo. “Potrei spaccarti la faccia se tu non fossi già morto.”
“Fermo! Respira ancora”, annunciò Undet togliendo appena in tempo la pistola dalle mani dell’ex commissario. “Ho già chiamato il numero di emergenza, lasciamo che si arrangino loro.”
“Sta sul culo anche alla morte”, rispose Elias a bassa voce. “Ora gli do il colpo di grazia, anche se finisco in galera almeno mi tolgo la soddisfazione di…”
Ma Undet strappò l’arma dalle mani anche a lui. “Stavo parlando di Lara, lei si riprenderà ma questo stronzo è morto, ne sono sicuro gli ho sparato io!”
“Ha fatto la fine che meritava”, disse sprezzante Elias allontanando con un piede il corpo del padre. “Ma vi prego salvate Roger, lui non conosceva il mio piano di fingermi morto.”
“Voi … Dovevate togliervi … Dai piedi”, balbettò l’uomo con la maschera di Flash, steso a terra accanto a Roger. “Dio Holmes perdonami…” Furono le sue ultime parole e, quando il ferito esalò l’ultimo respiro, Tarocchi realizzò con sgomento che sotto la veste di Flash si nascondeva Rocco Vitale!
Decisioni importanti
“John Holmes”, raccontò Elias, tamponandosi la ferita sulla mano. “Mio padre ne era ossessionato. Quell’attore di film pornografici morì di AIDS nel 1988 e da allora…”
Il suono delle sirene interruppe la conversazione e quando tre ambulanze si fermarono a pochi metri dal casolare, Undet lasciò spazio ai paramedici. Poco dopo Lara e Roger vennero trasportati all’ospedale mentre l’altro mezzo di soccorso si occupò dei cadaveri di Rocco Vitale e Luca Bono-Mondo, ex Flash e Batman. Mauri osservò incredulo l’ambulanza caricare le salme di quei due uomini a cui era stato legato nel bene e nel male, ma il suo sguardo si fermò su un foglietto rimasto a terra. “Mi scusi, questo è suo?” Domandò a uno dei soccorritori che già si stava allontanando.
“No, mi spiace, forse è caduto a uno dei due che sono morti!” L’uomo nemmeno degnò il biglietto di uno sguardo e in fretta tornò sui propri passi ma quando Adri si avvicinò a Tarocchi, gli tolse il foglio di mano: era il ritratto di tre uomini, sicuramente creato da qualcuno non molto esperto. “Maledizione Maurizio, forse era questo il vero disegno di Jonathan. Le persone che gli facevano del male, i super eroi.”
Era vero: benché stilizzati al massimo, i volti ricordavano troppo chiaramente quelli di Roger, il questore di Oziarium e Rocco Vitale.
“Dovevamo fregarcene”, sospirò Adri. “Undet, tu e i tuoi maledetti scrupoli. “Qui non viene anima viva e potevamo lasciarli alle bestie, compreso Roger, se moriva di fame non mi sarei certo strappato le vesti.”
“Quanto sei crudele profiler, io finché è possibile cerco di attenermi alle leggi!”
“Fino a quando un criminale non ucciderà un tuo caro, Undet. Credimi amico mio, prima o dopo capirai che le regole sono fatte per essere violate.”
“Dopo quello che ho visto, avrei dato quei due in pasto ai maiali”, disse disgustato Maurizio. “Che il questore del mio ex commissariato fosse un cornuto lo sapevo, piuttosto mi stupisco di Vitale! Era così un bravo ragazzo…”
“Mio padre era un manipolatore”, spiegò Elias. “Risultato HIV positivo dopo un’esperienza con una prostituta è uscito completamente di senno e ha preso la fissazione per John Holmes. Nella sua mente distorta, l’HIV avrebbe aumentato le sue prestazioni amatorie ma quando ha capito che non era vero, ha iniziato a occuparsi di convertire i gay.”
“Era diventato un gifter?” Domandò Adri, sempre più curioso. “O uno stealther, che dà il virus senza il consenso di chi lo riceve?”
“No, no, non quella conversione, il vero gifter sei solo tu. Il bastardo che mi ha messo al mondo era convinto di poter trasformare i gay in etero, ecco. Immagina cos’è successo quando ha scoperto che io e Leonardo ci frequentavamo.”
“E Angelo, cosa c’entra?”
“Intendi Roger? Lui è un piantagrane nato, Tarocchi. L’ho agganciato su Appuntamenti virali, il sito di incontri fra positivi e negativi. Era già HIV positivo ma non ha voluto trasmettermelo, diceva che non ne aveva il permesso. Allora mi ha presentato Adri, e puoi intuire il resto…”
“Proprio così”, confermò il profiler. “Il mio Eli è un ragazzo meraviglioso, dargli il virus spettava a me! Non l’avrei mai lasciato legarsi a uno scapestrato come Angelo.”
Elias rivolse a tutti un grande sorriso, toccandosi il tatuaggio del biohazard sul lato del collo. “Leonardo, insomma Léon, all’inizio era sconvolto dalla mia scelta ma poi… Vedete anche voi che ha lo stemma identico al mio!”
“Però tu non eri geloso?” chiese Maurizio, rivolto a Leonardo. “Da quanto ho capito poi Elias è andato a letto con Stefania, cioè Jenny, insomma la mamma di Jonathan.”
“Libertà”, spiegò Leo. “Quando Eli mi ha dato il virus ho capito che eravamo legati per sempre, mi sono solo fatto promettere che non l’avrebbe trasmesso a nessuno senza autorizzazione mia o di Adri, e lui si è impegnato coi farmaci finché la carica virale si è azzerata. Non rilevabile, non trasmissibile: il mio gifter ha rispettato la nostra promessa fino in fondo.”
“Io mi ero innamorato di Jenny”, ammise Elias, abbassando gli occhi. “Ed era la prima volta che accadeva con una donna. Poi quando è rimasta incinta c’era quella sua amica sanguisuga, Michela Lolli, faceva di tutto per impadronirsi del nostro bambino e alla fine c’è riuscita. Quella stronza l’ha praticamente svuotata di tutto, povera Jenny. Ha rubato la chiave del suo diario, i gioielli che le regalavo, e infine l’ha ammazzata.”
“E tu che hai fatto quando tua madre infermiera ha preso vostro figlio in adozione?”
“Cosa vuoi che facessi, Tarocchi, non mi lasciava mai vederlo e dialogare con lei era impossibile senza subire una qualche minaccia; poi in quel periodo era in pericolo anche Léon, braccato dai trafficanti di armi.”
Dallo zaino che aveva con sé Maurizio estrasse la lettera con la foto di Leo, da cui tutto era partito. E il collage coi ritagli di giornale che parlava dell’edificio senza corrente.
“Tutta opera mia”, Elias afferrò i ritagli di carta incollati col nastro adesivo e se li girò tra le mani, orgoglioso. “Ci ho messo una vita a comporre questo messaggio ma non potevo fare altro! Fingermi morto mi ha consentito di agire senza espormi anche se mi spiace per la povera signora, che ha creduto fosse suo figlio a scriverle.”
“Ci avevo visto giusto”, sorrise Undet. “Qualcosa mi diceva che tu fossi ancora vivo. Sarò Undetectable Detective per qualcosa, o no?”
“E allora chi è quel cadavere che abbiamo riconosciuto?” chiesero insieme Lidia e Tarocchi. “Sapessi quanti anni abbiamo penato tutti e due convinti che fosse Léon!”
“Il mio caro amico Marco Sirani l’enigmista. Aveva una malattia che gli stava consumando il cervello e mi aveva chiesto un favore: aiutarlo a uccidersi prima che il male gli facesse perdere la capacità di intendere e volere, allora gli proposi di farsi passare per Leo, così mio padre non ha rotto i coglioni più a me, i terroristi hanno lasciato in pace il mio ragazzo e Marchetto se n’è andato da eroe.”
Adri non riuscì più a trattenersi e strinse Elias in un lungo, avvolgente abbraccio che commosse tutti i presenti. Quel legame, creduto spezzato per sempre da una morte violenta, adesso era più saldo che mai.
“Minchia, siamo stati fregati!” esclamò Tarocchi ripensando agli ultimi avvenimenti: c’era sempre stato Rocco Vitale ad assisterlo in ospedale dopo il malore, lo stesso ad averlo trovato esanime nella veranda di Oziarium ed era stato lui giorni addietro a portargli la bottiglia di Whisky, che aveva sorseggiato prima di accasciarsi.
“Maledetto me”, imprecò sottovoce. “Avremmo dovuto capirlo. Vitale voleva sempre essere da solo quando mi veniva a trovare; che motivo avevo di dubitare del mio successore!”
“Avremmo dovuto tutti”, rispose malinconica Lidia. “Anch’io ho le mie colpe perché quel giorno dovevo essere da te, Mauri, invece ero con Adriano per … Insomma, non entriamo in dettagli.”
“Non abbiamo assolutamente nulla da nascondere”, sorrise orgoglioso il profiler sfoggiando il medaglione col simbolo di rischio biologico. “Io e Lidia ormai abbiamo una libertà sessuale che tu ti prendi di nascosto, e a lei non hai mai voluto concedere. E l’altro bastardo, altro che tocco virale. Rocco Vitale era solo un vile tarocco. Né più né meno.”
Il piccolo Jonathan appoggiò la testa sulla spalla di Elias, senza più nascondere le lacrime. Anche Léon si unì a quell’abbraccio, sotto lo sguardo commosso di Mauri e Lidia ma Adri e Undet rimasero in disparte, in preda a una inspiegabile inquietudine.
“Se non avessi preso io la situazione in mano il nostro Jonathan sarebbe morto”, osservò Elias. “Ho dovuto rinunciare a tutto ed ero completamente solo, ma alla fine ci siamo arrivati.”
“Quindi eri tu il maestro Marco?” Chiese il bambino, ancora fra le braccia di suo padre. “E sei stato tu a farmi imparare a giocare con le parole.”
“Sì piccolo, entrare in quella scuola come insegnante era l’unico modo per starti accanto e consegnarti gli ultimi ricordi di tua mamma registrati sul lettore musicale. Gli anagrammi? Certo, grazie al libro del caro Marco ho istruito tutte le persone a cui sono legato, tua mamma compresa.”
“Adesso però cosa succede, tu e lo zio Leo vi sposerete? Potrò stare con voi? Non è che i signori sociali mi portano via?”
“No”, cercò di rassicurarlo Elias. “Io sono tuo papà e ho tutto il diritto di prendermi cura di te.”
“Una cosa alla volta”, sorrise Léon. “Prima di noi devono sposarsi Mauri e Lidia.”
“Però non ho capito cosa c’entrasse quell’imbecille di Ragonese”, cambiò discorso Maurizio, imbarazzatissimo. “Hai detto che lo hai ucciso per difenderti, Elias. Ma da cosa, da chi?”
“Colpa del giornalista siciliano, Enrico Russo; non voleva darmi informazioni su Michela, era innamorato perso di lei. Ingenuamente ho pensato stessero assieme allora ho chiesto a Fausto Ragonese perché lui e Russo si odiavano a morte. Ovviamente presentandomi sotto falso nome; ma quando ho scoperto che era Ragonese il compagno di Lolli, era troppo tardi e lo stronzo ha iniziato a pedinarmi ricattandomi a oltranza: o trovavo il modo di portargli Jonathan o divulgava sui social network le foto mie e di Léon insieme. Ho dovuto ucciderlo e penso di aver fatto un favore a tutto il giornalismo italiano, sinceramente. Ragonese sfigato vestito da superman, con Lolli che faceva Lois Lane. Pagliacci entrambi!”
“Ah, beh, in effetti sì! Allora sei stato tu a girare sui social la falsa notizia della mia morte? Agente Adriano La Scala trovato in un’auto carbonizzata?”
“Sì, Gifter, quando ho letto su Appuntamenti Virali che hai dato il virus a Lidia ho dovuto inventarmi ogni sistema per cercare di proteggervi tutti. Siamo una famiglia, e abbiamo ognuno dei doveri sull’altro!”
“E ce l’hai fatta alla grande”, gli sorrise Léon abbracciandolo forte. “Sarà costato molto sacrificio ma intanto se non fosse stato per te, a quest’ora saremmo tutti morti dissanguati come quei due poveri bambini, Riccardo e Laura.”
“Avevo capito subito che Lauretta non c’era più”, si mise a piagnucolare Jonathan. “Ma tutti raccontavano di un suo viaggio in America.”
“Ecco appunto”, intervenne Maurizio. “Ho sentito anch’io la storia di quella bambina sgozzata, e all’epoca coordinai l’indagine su Riccardo Leotta, il fratello di Stefania… Jenny, insomma la madre di Jonathan.”
“Sì, a uccidere Ricky è stata la sanguisuga di Lolli. Non sopportava che la nostra Jenny fosse felice col suo fratellino, era gelosa persino di lui e per quel povero piccolo purtroppo non sono riuscito a fare niente.”
Tarocchi scosse la testa: quella storia iniziava a non tornargli e continuò a fissare Elias, sempre più dubbioso.
“So cosa stai pensando, Maurizio, ma ti assicuro che non avrei mai fatto del male a una creatura indifesa!”
La mente di Elias tornò a qualche tempo prima, quando suo padre era tornato con la camicia sporca di sangue intimando alla moglie di metterla a lavare senza fare domande; solo più tardi, la sera, mentre i genitori erano in camera da letto Elias li aveva origliati: la bambina era stata una morte necessaria, poteva rivelare un bacio gay troppo sconveniente.
“Confermo tutto”, sussurrò il bambino. “Da quando hanno visto Batman e Flash baciarsi Laura e Lorenzo non mi hanno più voluto come amico.”
“Ora capisco, ragazzino”, esclamò Maurizio. “Sono gli uomini che avete visto spogliarsi dietro la scuola!”
“E ti dirò di più”, continuò Elias ormai consapevole della ritrovata libertà. “Se qualche gay denunciava una violenza subita, mio padre faceva archiviare tutto.”
“Cosa che non avrei mai fatto io”, precisò Tarocchi. “Che il questore volesse o no, avrei mandato avanti ogni procedimento perché nessuna modalità di pensiero deve giustificare la violenza.”
Poi guardò Léon e il suo simbolo biohazard sul collo perfettamente uguale a quello di Elias. “Ammetto, sapendo di voi due ho provato un enorme disagio e detto qualche parolaccia ma quando cresci in una cultura omofoba, ti comporti come tale anche senza volerlo.”
“Ma te ne rendi conto perché hai un po’ di intelligenza”, gli sorrise Lidia. “Nonostante tutto. Ora però portiamo via il bambino, dovrà riposare!”
Intenerito, Undet allungò una mano verso Jonathan e gli regalò una carezza sui capelli: “povero amore, ne hai passate davvero tante! Lo sai, quando ti ho trovato eri piccolino piccolino davanti all’ospedale e ti ho aiutato a respirare. Ti avevo chiamato Simone per ringraziare l’uomo che mi ha insegnato a salvare la vita a chi è malato, non sapevo che avevi già una mamma, e un nome.”
“Tu hai salvato anche Lara, la mamma di Lorenzo, vero? Quando era sul tavolo ho visto che la premevi e contavi uno due e tre!”
“Adesso basta piccolo”, lo rassicurò Elias. “Andiamocene tutti a casa del mio Gifter, e ci facciamo un bel pisolo. Ce lo meritiamo!”
“A proposito, buon compleanno Jonathan!” esclamò Léon. “Stasera facciamo una bella festa tutti insieme, cosa dici?”
Ma Tarocchi, in disparte, non poté fare a meno di esprimere la propria nostalgia per Oziarium. “Adesso che è tutto finito, voglio partire e tornarmene a casa: prenderò l’aereo domani, qui non ho più niente!”
“Neanche per sogno! Dici così solo perché zia Lidia non ti ha ancora dato il virus”, lo prese in giro Léon, malizioso. “Prova a chiederglielo!”
“Ci potrei anche pensare”, rispose l’ex commissario, guardando la donna a cui per molti anni era stato legato. “Se questo è un sistema per stare assieme senza essere vincolati dalla fedeltà sessuale e il matrimonio, perché no?”
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