Come se avesse letto il nostro pensiero, l’applicazione mobile per la gestione del blog ci ha posto questa domanda e noi abbiamo la risposta pronta: ci annoiano gli odiatori on line e la censura preventiva – sia riceverla sia metterla in pratica. Anche se alla fine questa risulta l’unico modo attualmente a disposizione, per non consentire agli odiatori di prendersi immeritato spazio.
Applicazione che fa domande? Cos’è questa storia?
Innanzitutto dobbiamo una spiegazione ai lettori sull’app che ci pone domande: oltre al sito web dove scriviamo quando uno o l’altro è seduto al computer, c’è anche un paio di applicazioni per smartphone e tablet da noi sfruttate spesso e volentieri; quella nativa di WordPress, e negli ultimi tempi è uscita JetPack mobile, legata a un servizio a cui siamo iscritti e che aggiunge alla piattaforma web alcune capacità di fare rete con altri siti web oltre a darci le statistiche in tempo reale dei visitatori, la lettura di altri blog, la condivisione degli articoli sui social network tradizionali e molto altro.
Fra le funzionalità a disposizione di Jetpack, ne abbiamo trovata una di simpatica: le “richieste”. Nella pagina iniziale, compare ogni giorno una frase o domanda diversa, finalizzata a dare ispirazioni agli autori per la scrittura di contenuti nuovi. E quella del 24 febbraio 2023 era “cosa ti annoia?”
Quindi, perché non approfittarne subito visto l’umore negativo con cui entrambi ci siamo scambiati il quotidiano saluto in chat!
Odiatori on line
A costo di sembrare noiosi a nostra volta, ribadiamo l’assoluta intolleranza verso quelle persone che vanno in rete solo per insultare il prossimo e scaricare le frustrazioni; lo spazio commenti dei blog e i profili social, non devono assumere il ruolo di psicologi né, tanto meno, quello di un sacco da boxe sul quale sfogarsi dando pugni; in cosa… Trent’anni di Internet più o meno, ancora la gente non ha capito che dietro allo schermo ci sono delle persone ognuna con la propria sensibilità e che andandoci giù pesante si può anche arrivare a commettere un reato di diffamazione o peggio.
Di fatto i blog sono nati come diari personali dove condividere esperienze e stati d’animo nel bene o nel male, e nessuno è obbligato a leggerli.
Anche usando applicazioni di aggregazione come Jetpack o facendo una ricerca in Internet, è difficile trovarsi l’odiatore in prima pagina come talvolta invece accade sui social network quindi non ha proprio senso comportarsi come tali.
Se vuoi crearti uno spazio web dove sfoghi la tua arrabbiatura verso il mondo, fallo pure – sempre nel limite della legalità perché se pubblichi articoli denigratori su persone reali o promuovi comportamenti discutibili, comunque devi fare i conti col codice penale o civile anche se al posto del tuo nome e cognome, il blog è a nome “Pinco Pallo”.
Ammettiamo di provare fastidio già verso l’idea che uno possa tendenzialmente aprirsi un sito per rendere pubblico tutto il possibile odio verso donne, persone con disabilità, LGBT infinito e oltre… Ma non ci guastiamo il sangue: se ne troviamo uno di violento lo segnaliamo a chi di dovere, senza con questo andare a esprimere odio nei suoi confronti. Ci metteremmo al suo livello il che non ci farebbe onore.
Al contrario, non sopportiamo e reagiamo di conseguenza quando vengono nel nostro spazio a sputare veleno. Principalmente è successo nel modulo di contatto, e il più delle volte li ignoriamo – sempre per non cascare in basso come loro ma ci annoia parecchio la consapevolezza che questi sono abituati a non leggere: abbiamo scritto ovunque che attraverso fantasia e satira noi prendiamo in giro chi da quarant’anni PORTA AVANTI lo stigma ai danni delle persone con HIV. E quelli continuano imperterriti ad accusarci di promuovere la sessualità irresponsabile o di bullizzare chi SUBISCE le discriminazioni in oggetto.
Niente, non ce la fanno proprio! E che cavolo, hai la pagina di presentazione, hai scritto tutto lì davanti, se non leggi e vieni a insultarci vuol dire che te ne freghi di entrare nel merito, anzi il tuo scopo della vita è solo quello di prendertela col prossimo. E non dovremmo difenderci da gente simile?
Censura preventiva
Parlare di “censura” è fastidioso e inquietante di per sé, in un mondo utopico a nessuno bisognerebbe impedire di esprimersi. Anche se condivide un’idea che non ci piace. Di fondo su questo siamo d’accordo e cerchiamo di metterlo in pratica più possibile, ma se uno viene a dirci in pubblico che trasmettiamo deliberatamente l’HIV dovremmo lasciarglielo fare?
Se si azzardano su Facebook o Tumblr, vengono bloccati subito senza alcun problema, mentre qui su WordPress possiamo prevenire. In caso di contatti privati cestiniamo semplicemente la mail, in pubblico abbiamo la moderazione dei commenti, metodo di “censura preventiva” se così vogliamo chiamarla, che abbiamo usato solo una volta.
Apprezziamo le critiche se sono costruttive, ma quando uno dimostra di non aver capito lo scopo del blog o peggio si esprime usando un linguaggio scurrile, qui non è il suo posto.
Se qualcuno dovesse dirci “i virus non parlano”, “Bugliano non esiste”, “gli alieni che mangiano radiazioni non esistono”, lo pubblicheremmo e ci scherzeremmo su perché Capitan Ovvio merita sempre di avere uno spazio per sé.
Allo stesso modo non ci sarebbe alcun problema se qualcuno, sull’articolo riguardante stigma e paura dell’HIV ci venisse a dire: “io ho interrotto una relazione con una persona sieropositiva perché avevo troppa paura e voi non avete diritto di umiliarmi per questo”, sarebbe un’ulteriore occasione di dialogo perché la persona in oggetto esprimendosi così avrebbe diviso con noi il disagio che la paura le provoca. Un’opportunità per noi di comprenderla e spiegarci ancora, e soprattutto per lei di confrontarsi con chi ha vissuto e superato certi pregiudizi.
Ma qualora ci sentissimo dare delle teste di cavolo, non pubblicheremmo un simile messaggio in quanto non darebbe alcun contributo costruttivo al sito web, più di quello che è già risaputo all’Italia intera: noi SIAMO delle autentiche teste di minchia, lo sappiamo, e non proviamo vergogna di questo.
Fa parte di noi come l’essere uomo e donna, gay ed etero, HIV positivo e HIV negativa, vedente e non vedente, condizioni che nessuno di noi può cambiare.
Censura preventiva ricevuta
A volte accade pure a noi di essere tagliati fuori da una discussione e solitamente non ce la prendiamo sul personale poiché un blog con la moderazione dei commenti, a sua discrezione, ha il pieno diritto di rifiutare un nostro contributo; è l’autore a decidere il regolamento del dibattito pubblico e noi a casa degli altri dobbiamo adeguarci volenti o nolenti.
Diventa però sgradevole nel momento in cui, volutamente, si costruisce la discussione evitando apposta di lasciar spazio a punti di vista diversi dal proprio.
Noi non siamo troll per cui stiamo alla larga dalle provocazioni fine a se stesse; cosa c’è di divertente nell’andare in un blog riguardante le auto per parlare bene delle moto o viceversa? O in quelli di politica?
Solo che ci ha un po’ scocciato quando il nostro contributo non è passato, in un articolo in cui si parlava male della tecnologia.
Non avevamo dato giudizi personali sul blogger, né avevamo scritto frasi distruttive tipo “essere contro la tecnologia e avere un blog, fa già ridere così”…
Lo pensiamo, inutile negarlo; se sei contrario alla tecnologia fai a meno di usarla e non dare il tormento agli altri. Però un simile affronto avrebbe inquinato il dibattito, così abbiamo solo parlato di alcune opportunità che la tecnologia può offrire specie a persone con disabilità visiva e uditiva.
E questi niente. Non gli andavamo bene. Pazienza, un simile comportamento ci annoia parecchio ma cosa possiamo fare? Applicano la censura preventiva scambiandoci per odiatori on line, peggio per loro. Non siamo noi, a perderci.
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