Ristorante specializzato in pollo fritto, aperto a Bugliano in via Walter White 7. Gli amici del Campus IBUOL sono curiosi di provarlo tranne Tatiana che cerca ogni scusa plausibile per evitare di andarci a pranzo.
Ufficialmente il motivo è un suo disaccordo verso il Sindacato col quale il ristorante ha una convenzione, ma forse la verità è un’altra.
MONDO REALE: grazie alla pagina Facebook “Sindacato Lavoratori Comune di Bugliano” per averci, senza volerlo, dato uno spunto; avevamo un’idea sul pollo fritto ma non sapevamo come collegarla alla nostra ambientazione.
Nuovo ristorante, Bugliano, via White
L’ho letto tra gli annunci del Sindacato: “gestito da un immigrato straniero del Comune di Bugliano”, via Walter White 7; il nome non mi è nuovo, ma forse sto facendo una gran confusione con le decine di contatti che ho tra l’università e i social. Comunque, a istinto, questo Walter White non mi suscita nulla di buono.
Senza pensarci più di tanto, me ne sono andata a piedi a fare la spesa perché oggi tocca mangiare qui nel Campus: i posti che solitamente frequentiamo sono chiusi per un motivo o l’altro e poi il Sindacato si lamenta se non mi importa di iscrivermi. Finché decidono per la chiusura dei locali migliori nei momenti meno opportuni! Anche il Papero Offeso e Bugliano Salad, potevano chiudere per l’ultimo dell’anno. Perché invece si sono fermati proprio adesso?
Neanche il tempo di arrivare, che mi sento chiamare da una voce familiare proprio davanti ai carrelli del supermercato: “Ehi, Tatiana, allora? Come stai?”
Sempre lei, Siria De Rocchis. La straniera come la considero fin da quando è arrivata perché ha un virus proveniente da un ceppo estraneo a HIV di Bugliano; Siria, che vuole fare la leader anche dove non è il caso e le piace mettersi in mezzo in ogni battaglia del Sindacato anche quelle più assurde.
Abbiamo fatto due chiacchiere e alla fine ho accettato di andarmi a mangiare un panino con lei; anzi meno male che l’ho incontrata se no avrei fatto la spesa a vuoto, perché gli amici del Campus sono tutti andati a provare “il ristorante nuovo”.
Specialità pollo fritto
Sono salita nella sua auto e abbiamo girato tutta Bugliano, come paninoteca io ho sempre frequentato il McDonald’s vicino alla stazione ma lei ha voluto portarmi in una zona periferica; guardo dal finestrino e finalmente, in lontananza, vedo il cartello: via Walter White.
“Sono tutti qui”, mi ha detto Siria; “vieni con me ad assaggiare il pollo fritto!”
La macchina si ferma a pochi passi dal locale e insieme scendiamo. “Cos’hai, Tati? Walter White è il prof di chimica nella serie tv Breaking Bad!” Lei ride mentre io osservo il volto maschile raffigurato sul logo del ristorante: “W W Fried Chicken”. Quell’uomo del disegno mi sembra anche troppo familiare ma non certo per una serie tv, e l’odore che proviene da dentro non mi convince affatto! Eppure quando ero piccola adoravo il pollo fritto, mia madre adottiva lo preparava sempre quando facevo la brava a scuola o nei fine settimana.
“Dai, su, entriamo, che sarà mai! Tutti gli altri sono già lì e ci stanno aspettando.”
Ecco, appunto, Siriona è sempre la solita che mi tende le trappole: ogni qual volta io non condivida una sua idea, lei modo o maniera riesce sempre a farmi arrivare dove vuole.
La sala è piccola e il tavolo a cui ci sediamo è preparato solo per noi; che onore, essere i primi clienti del nuovo ristorante! Siamo proprio tutti, mancano solo Alison e Adri che ovviamente sono in ospedale con la loro bambina appena nata.
Seduto di fronte a me, Freddie tiene in mano un opuscolo. “Santo cielo”, esclama rivolto sorridendomi incerto; “hai visto Bul, questo sindacato vuole raccogliere iscritti anche mentre si mangia; io ho già aderito.”
“Infatti a noi associati fanno lo sconto”, ci tiene a precisare Siria sfoggiando la tessera del Sindacato Lavoratori Comune di Bugliano. “All’appello manchi solo tu, la bastian contrario della situazione sempre e comunque. Tatiana, sono solo 50 euro all’anno, essere la figlia di Freddie Mercury non ti autorizza a fare la preziosa così!”
Né io né Freddie abbiamo modo di reagire perché al nostro tavolo ci raggiunge una giovane cameriera che, sbrigativa e senza dire una parola, posa al centro un vassoio in ceramica pieno di pollo fritto: bocconcini alla paprika infilati su un bastoncino di legno, alette piccanti, e cosce dalla croccante panatura.
Quella ragazza è misteriosa, sembra comportarsi come un automa; avrà la mia età e si muove come se da un momento all’altro qualcuno dovesse picchiarla se avesse sbagliato di un millimetro. Solo quando passa vicino al mio posto, mi lancia un’occhiata e un saluto con la mano. Io però non ho la minima idea di chi sia, e soprattutto del perché col pollice mi sta facendo il segno OK.
Freddie è il primo ad agguantare uno spiedino e mangiarselo con gusto, seguito a ruota da ChaserNucleus e Siria; uno dopo l’altro tutti si servono dal vassoio e in tempo zero è quasi vuoto io però sono l’unica a non aver toccato niente!
Evelyn Sloan mi allunga l’ultimo spiedino rimasto e io cerco di far finta di nulla ma alla fine mi sforzo a mangiarlo, non potevo deludere mia madre! “Tatiana, non sembri più tu”, cerca di incoraggiarmi la dottoressa Sloan; “ricordi da piccola quanto ne mangiavi? Dovevo sgridarti perché troppo pollo fritto non fa bene!”
“In effetti”, osserva Freddie; “quando è arrivato il vassoio hai smesso di sorridere! Bul, mi vuoi dire cosa ti succede?”
Ormai mi sono abituata a sentirlo chiamarmi così in pubblico per cui non ci faccio caso, anzi continuo a guardare il vassoio; anche mia madre adottiva fissa le decorazioni sui bordi, come se qualcosa le fosse familiare. Finché, presa l’ultima coscia di pollo, Nucleus toglie la carta assorbente in cui era appoggiato il cibo, scoprendo così un logo e una scritta.
Solo un vassoio!
Solo un vassoio, probabilmente hanno ragione Siria e Freddie ma il disegno e la scritta incisi sopra, oltre alla panatura delle cosce fritte, rievocano un ricordo. White, il prof. White, la polvere bianca…
“Mamma, voglio andare via da qui”, imploro Evelyn Sloan. Lei però è irremovibile: “se ci fosse pericolo, il virus ti avrebbe già fatta svenire! Fidati del tuo HIV se non ti fidi di noi.”
Mi metto quasi a piangere sotto gli occhi di Freddie che, finito di pulirsi con un tovagliolo, è venuto al mio fianco. “La panatura, Freddie. Il professor White, e le medicine. Uguale a trent’anni fa, stesso vassoio, stesso odore, stesso tutto.”
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