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La posta del culo: 50 sfumature di Come Stai

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“Come stai?” Una delle frasi più educate da rivolgere a una persona e che, durante la pandemia, ha assunto un significato ancora più rilevante.

Eppure non è sempre opportuno chiederlo, e la posta del culo ne spiega la ragione.


Brutta notizia

C’è un nostro amico e follower che ha scoperto di avere un “linfoma non Hodgkin”, l’abbiamo saputo perché l’ha comunicato nella pagina social della quale è il gestore.

Dopo lo shock iniziale, ha condiviso col suo pubblico il contenuto di alcuni messaggi ricevuti privatamente dai cosiddetti “amici” e i “come stai?” erano tantissimi, spesso però seguiti da pubblicità o inviti ad acquistare libri.


Come stai nella posta del culo?

Ora ci aspettiamo in massa i lamentosi del “non si può dire più niente, il politicamente corretto, abbiamo perso la libertà di parlare se neanche si può chiedere come stai! Non vi leggeremo più!” Pazienza, brontolate pure, sopravvivremo anche senza di voi.

Con l’emergenza COVID chiedere “come stai?” ha assunto un significato più profondo rispetto alla solita frase di circostanza perché era misto di ansia e paura per le persone a noi vicine, ma quando vivi una condizione di salute complessa come un tumore o l’HIV a volte può diventare una domanda poco opportuna.


50 sfumature di: “come stai?”

Ciao, come stai? Volevo dirti che … [pubblicità di libro o evento a caso]

Almeno una volta ciascuno di noi ha ricevuto un messaggio come questo in privato, sì o no? Di solito prendi e li butti via, ma se stai vivendo un momento difficile e quel testo arriva da un tuo amico speri che quel “come stai” abbia un altro significato. Soprattutto se hai deciso di condividere il tuo reale stato d’animo in pubblico.

Un invito del genere comunque è ancora accettabile, tutto sommato; diverso è quando il “come stai” viene detto spesso da chi prima non lo usava ma, consapevole di cosa tu stia vivendo, inizia a dirtelo in continuazione.

“Di buone volontà è pieno l’inferno”, scrivevano gli antichi in latino; empatia e sensibilità sono ottime qualità però diventano ingombranti nel momento in cui si è concentrati sulle proprie sensazioni negative e le si maschera per fingersi carini.

Se una persona ha appena scoperto di avere un tumore e si sta curando o deve ancora iniziare, è inutile che tu la assilli coi “come stai” quotidiani; uno educato può anche risponderti con una frase di circostanza ma se perde la pazienza ti può anche dire “come cazzo vuoi che stia? Inutile che me lo chiedi ogni volta!”

Comportandoti così, pare quasi che tu voglia sentirti dire: “io sto male, ho bisogno del tuo aiuto”. Esattamente ciò che la persona non ti dirà mai, consapevole che tu puoi essere ben poco di supporto.

Oppure peggio ancora, un “come stai?” detto in continuazione come a voler spingere la persona a rispondere “sai mi hanno detto che sto per morire”.


Succede anche per l’HIV

Noi conosciamo fin troppo bene le 50 sfumature del “come stai”:

  • Elettrona quando stava col suo ex: “il tuo ragazzo? Come sta? Sta bene vero? Continua a curarsi?” Figuriamoci se vengo a raccontarti il suo quadro clinico! Ti dirò che sta bene, qualunque sia la circostanza perché non sono affari tuoi.
  • Gifter, i primi mesi dalla diagnosi di HIV: oltre al “come stai” di circostanza ha ricevuto libri su la vita è bella e vivi positivo. L’unico modo per rispondere sarebbe pubblicare il libro “i campioni del supporto non richiesto”.

Ora c’è la posta del culo a consentirci di far tornare personaggi inopportuni al loro posto, ma davvero a volte verrebbe da affrontarli: “vuoi sapere se muoio? Mi dispiace, sto ancora qui a darti fastidio per un bel po’”.

Allora come comportarsi di fronte ai “come stai” inopportuni? Farglielo notare con gentilezza, perché loro non lo fanno mai in malafede e se risultiamo aggressivi rischiamo di ottenere l’effetto opposto: meno sensibilità e più maleducazione.


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