Queer Scream è un podcast condotto da due ragazzi, Mattia Sterzi ed Enrico Caruso in cui si racconta “la comunità queer nella cultura pop” – la quotidianità delle persone LGBT+ infinito e oltre, nella vita reale e nei fumetti, serie tv e film. La puntata dell’8 marzo affronta il tema dell’HIV.
Una vecchia conoscenza
Ospite di Queer Scream, l’8 marzo 2022, è stata la drag queen Paula Lovely – nome d’arte di Paolo Gorgoni, artista e performer LGBT+ che vive con HIV.
Queer Scream: il podcast
Viene presentato così:
In questo podcast Mattia ed Enrico analizzano film, serie tv, fumetti e videogiochi del passato, presente e futuro con le lenti arcobaleno del mondo LGBTQAI+.
Per comprendere meglio come viene rappresentata la comunità LGBTQAI+ nei pop media, e il peso che ha questa rappresentazione nella vita delle soggettività LGBTQAI+.
Si trova nelle principali piattaforme di podcast come Spotify, Apple Podcast, Google Podcast e ha anche un profilo Instagram Queer Scream. Noi non siamo in Instagram per vari motivi personali ma abbiamo conosciuto il lavoro di Enrico e Mattia attraverso la pagina Facebook di Paula Lovely che invece seguiamo da diverso tempo perché Paolo Gorgoni, che ha creato la drag queen Paula, è un nostro carissimo amico.
L’HIV nei film
Inevitabilmente discutendo di film sull’HIV non si poteva dimenticare Philadelphia, il primo che ha “sdoganato” il tema HIV/AIDS al cinema come denuncia alla sierofobia. Anche se involontariamente tale prodotto ha provocato, nel tempo, la discriminazione di altre persone.
Nel film a segnalare la presenza dell’AIDS erano alcune lesioni cutanee dovute a una malattia AIDS-correlata, il “sarcoma di Kaposi” allora si è creata una discriminazione anche verso gente affetta da altre patologie della pelle.
Al giorno d’oggi questo film con l’avvocato ridotto a uno straccio e che muore male è superato, ma lo stigma contro le persone HIV positive esiste ancora. Nel podcast si diceva che “non ci sono film e serie dove i protagonisti HIV positivi sopravvivono”, invece, ce ne sono e come!
E.R. medici in prima linea
CON SPOILER: Serie tv andata in onda fra gli anni 90 e 2000, a partire dalla terza stagione una dottoressa – Jeanie Boulet – scopre di aver contratto l’HIV dal proprio ex marito; la sua vicenda si alterna fra una relazione finita male con un infettivologo, il ritorno per un periodo col marito, le lotte per non perdere il proprio lavoro con annesso coming out dello stato sierologico e infine ha sposato un poliziotto insieme a cui ha adottato un bimbo HIV positivo.
Peccato però che il lieto fine, arrivato con l’uscita di scena nella sesta stagione, è definitivamente sfumato quando in un episodio della quattordicesima lei torna all’ospedale perché suo figlio sta male e gli trovano una infezione opportunistica legata all’AIDS in quanto gli antivirali non gli funzionano più, e il marito l’ha lasciata perché non accettava che Jeanie facesse attivismo per le persone con HIV.
La parte bella di questa trama è in ogni caso quella dove la dottoressa e l’ex marito si lasciano definitivamente perché lui preferisce tener segreto con chiunque il proprio status, mentre lei vuole continuare a lottare a testa alta senza più vergognarsi né nascondersi.
Per documentare la storia di Jeanie rimandiamo alla pagina Wikipedia a lei dedicata, pur sapendo che si esprimono in modo errato verso la sieropositività all’HIV (senza alcun sintomo), chiamandola “malattia” fino all’errore conclusivo e col botto:
Si tratta di uno dei pochissimi personaggi di uno show televisivo ad essere ammalato di AIDS, ma a non morire nel corso degli episodi.
Jeanie Boulet era positiva all’HIV, non era malata di AIDS, cazzoni! E meno male che siete Wikipedia. Il calzolaio ha sempre le scarpe rotte, giusto?
Ogni tanto ci piacerebbe sapere chi sia ad aver curato le sezioni di Wikipedia su HIV e AIDS perché anche nella voce “bugchasing” -di cui apposta non diamo il link- equiparano una sottocultura isolata di persone autolesioniste, con le coppie in cui un partner è positivo all’HIV e uno no (sierodiscordanti) insinuando che prima o poi tali relazioni finiscono perché uno per forza vuole infettare l’altro. Lasciamo perdere, so’ ragazzi, so’ cazzoni!
In una notte di chiaro di luna
SENZA SPOILER: Il film del 1989, “in una notte di chiaro di luna” per la regia di Lina Vertmüller, racconta la storia di un giornalista che per verificare le reazioni degli altri a proposito dell’AIDS, si finge HIV positivo salvo scoprire in seguito, per varie circostanze, di esserlo davvero. La sua vita viene messa in discussione ma non, evidentemente, l’amore della sua ragazza.
Morire d’amore – something to live for
SENZA SPOILER, film del 1991: Storia vera di Alison “Ali” Gertz, una ragazza che nel 1989 è diventata la prima attivista etero in AIDS. Nel film “morire d’amore“, con Molly Ringwald nel ruolo di Ali Gertz, la protagonista non muore – cosa che però sfortunatamente accade alla vera Alison nel 1992. Come informazioni sull’HIV questo film è superato perché escono affermazioni tipo “io non posso avere figli non posso avere una vita normale”, condizione che non sussiste più da quando grazie alle terapie se l’HIV non è rilevabile, non è trasmissibile. Ma lo spunto di base è ancora attuale: anche se sei una ragazza bianca, etero, e hai avuto pochi partner, ne basta uno inconsapevole di avere l’HIV o che non segua adeguatamente le cure, per rimanere fregati. Alison Gertz è forse la figura, dopo Freddie Mercury, che per noi è stata più importante nella nostra scelta di portare avanti la lotta contro lo stigma su HIV; le siamo talmente grati da aver creato una protagonista ispirata a lei, Alison Grant.
Notti Selvagge (les nuits fauves, 1992), con POCHI SPOILER
Film francese prodotto e interpretato da Cyril Collard, regista e attore HIV positivo deceduto nel 1993.
Conosciuto grazie a Lenny Cast in una registrazione radiofonica del 1995, è uno dei primi film di quell’epoca a tematica HIV, in cui il protagonista non muore.
Alla fine l’HIV non è poi un tema così centrale della storia, perché è incentrata sul protagonista di 30 anni HIV positivo che ha una relazione con una ragazza adolescente la quale perde la testa per lui fino ad arrivare a fargli un violento stalking, quando lui sembra preferirle il rapporto con un uomo.
Anche qui la coppia lui-lei è disposta a superare gli ostacoli, tanto è vero che la ragazza negativa a un certo punto gli dice “dovevi dirmelo, perché non me lo hai detto, perché non hai avuto fiducia in me!” Il che, per l’epoca, era un concetto parecchio innovativo.
Il film è acquistabile o affittabile nella piattaforma Chili.
Queer As Folk USA
CON POCHI SPOILER: abbiamo visto solo alcuni episodi, ma sappiamo che su Queer As Folk USA dalla stagione 2 alla 5 si sviluppa una coppia gay sierodiscordante: Benjamin “ben” Bruckner HIV positivo e Michael Novotny HIV negativo che finiranno per sposarsi e avere in affidamento un ragazzino anche lui positivo all’HIV, Hunter. Per l’epoca (2000-2005) vengono trattati vari temi legati alla vita della comunità LGBT+ infinito e oltre che mai erano stati affrontati in precedenza.
In una puntata viene anche messo in luce il tema dei bug chaser – la sottocultura isolata di persone che per una illusione di “libertà sessuale” vogliono prendere l’HIV apposta. Naturalmente Benjamin Bruckner rifiuta di trasmettere il virus al ragazzo che era un suo ex allievo, d’altronde Queer As Folk è ambientata a Pittsburgh nel mondo sieronormale, mica a Bugliano in quello sierocapovolto!
Nella serie in oggetto il giovane chaser aspirante scrittore, Anthony, non ascolta i consigli del professor Bruckner e anzi va a cercare l’HIV tramite avventure sessuali anonime dopodiché scompare dalle scene senza far intuire se poi abbia preso il virus o no – del resto nemmeno era importante, la vicenda serviva solo per mostrare come Ben fosse innamorato di Michael e non avesse alcuna intenzione di tradirlo.
E a questo punto lo spoiler è nostro! Non su Queer As Folk ma sui PlusBrothers! Sono passati vent’anni e noi grazie a Bugliano e il mondo sierocapovolto faremo diventare Anthony Flynn uno scrittore di successo per merito di Pozdrinker, il personaggio serial killer da lui creato per sfogare la frustrazione dopo vent’anni di umiliazioni.
Prima il rifiuto di Benjamin Bruckner, che Anthony voleva come gifter, la cui scena è andata persino in tv. Poi decine di incontri con numerosi partner sessuali rimanendo sempre negativo… Anthony avrà un ruolo fondamentale nella storia del killer dissanguatore che terrorizza Bugliano e il mondo, è evidente.
Esistono anche altre fiction in cui si parla di HIV che noi purtroppo non abbiamo visto allora ne approfittiamo per segnalare un altro articolo di approfondimento sul tema: AIDS e HIV nel tempo e nelle serie tv pubblicato sul blog a tematica LGBT+ “Voglia di parlare”. Anzi, di “how to get away with murder – le regole del delitto perfetto” menzionata nell’altro articolo, abbiamo guardato qualche episodio ma non ci ha preso abbastanza quindi non conosciamo sufficientemente i personaggi e per tale ragione abbiamo evitato di segnalarla qui.
Tutti pazzi per amore
CON POCHI SPOILER: Serie tv prodotta da Rai Fiction, trasmessa dal 2008 al 2012. Nella stagione 2, la figlia del protagonista maschile si innamora di un ragazzo che le confida di essere positivo all’HIV; nella terza stagione lei resterà incinta di lui, ma non abbiamo idea di come finisca perché non è il nostro genere e da questa serie tv siamo stati alla larga. Però se qualche lettore vuole, si accomodi pure! Tutti Pazzi Per Amore è su RaiPlay.
Il personaggio con HIV della fiction si chiama Raoul Sacchetti, dal quale il Mondo Positivo di Bugliano si è ispirato con Raul Mercuri, autista del Campus.
L’isola di Pietro
CON POCHI SPOILER: Trasmessa su Canale5 dal 2017 al 2019 e composta da tre stagioni, L’isola di Pietro ha come protagonista Gianni Morandi nel ruolo di Pietro, il pediatra. Il tema HIV viene trattato durante la seconda stagione perché un ragazzo positivo si innamora di una compagna di classe. Ci siamo rifiutati di guardarla fino in fondo perché vengono evidenziati degli stereotipi sia su HIV sia su altri temi che ci stanno a cuore, comunque i personaggi HIV positivi non muoiono – a parte una, ma in tal caso l’infezione non c’entra.
Vale lo stesso discorso fatto su “tutti pazzi per amore”: se qualcuno è curioso di guardare l’isola di Pietro su Mediaset Infinity, si accomodi pure!
Un posto al sole
CON POCHI SPOILER: Soap opera ambientata a Napoli iniziata nel 1996 e ancora in onda. Questo è il genere che non ci piace, ma al suo interno c’era una ragazza positiva all’HIV: Ludovica, ex prostituta, la cui condizione era il motivo per il quale è uscita di scena dalla serie principale per poi diventare la base della trama che l’ha coinvolta nell’edizione “Un posto al sole d’estate” per ben due anni.
Il personaggio di Ludovica Mancini si sviluppa nella relazione con un ragazzo innamorato di lei fin dall’adolescenza, con tutte le reciproche paure legate all’HIV compresa la sierofobia di molti protagonisti arrivando anche a un tradimento di lui ma si conclude con un lieto fine per Ludo e Antonio.
Se poi Ludo Mancini diventerà una protagonista del mondo sierocapovolto essendo stata una cantante? Chi può dirlo? Essendo che il virus HIV di Bugliano ha la passione per gli anagrammi e spostando le lettere a “ludo mancini” esce “mandi in culo”, nulla si può escludere.
In ogni caso se dobbiamo dirla tutta, per quanto la nostra conoscenza di questa vicenda sia vaga, ammettiamo che per una serie come “Un posto al sole” dobbiamo levarci tanto di cappello. Superficialmente, in modo leggero visto il target di riferimento, ma apprezziamo lo sforzo di aver affrontato un tema delicato come l’HIV in una telenovela per “massaie”. Stereotipi quanto sia, come l’HIV legato alla prostituzione, ma se anche una signora #girasugo davanti ai fornelli riflette su ciò che vede, per la causa è comunque un piccolo guadagno.
Un super eroe con l’HIV?
A un certo punto del podcast, i conduttori si sono chiesti quando e se un giorno ci sarà mai un super eroe con l’HIV e noi, nel nostro piccolo, abbiamo la risposta!
Non siamo produttori cinematografici né scrittori, fumettisti o sceneggiatori di cinema e tv. Però facciamo del nostro meglio per cambiare la narrazione su HIV grazie al nostro virus super eroe: eccolo qui, HIV di Bugliano che aspetta sempre di ricevere coccole e attenzioni!
Lui appassionato di enigmistica è capace di anticipare le parole e i pensieri dei suoi umani positivi, e ultimamente anche dei negativi – ecco perché le indagini condotte dai poliziotti col virus, si chiudono prima delle altre! Diciamo che tra lui e i suoi umani è una squadra, di super eroi!
Grazie, Paula Lovely!
A forza di chiacchiere sui film, abbiamo lasciato indietro la cosa più importante: dobbiamo ringraziare molto il nostro amico Paolo, anzi Paula Lovely per aver ribadito nel podcast con tutta la determinazione del caso, che nessuno si deve sentire mai obbligato a dichiarare apertamente a chiunque, il proprio stato di positività all’HIV. Certo, in un mondo consapevole che tutti siamo in qualche modo sierocoinvolti, lo stigma non esisterebbe; ma dovendo fare i conti ancora con troppa ignoranza che può creare grossi problemi lavorativi e familiari alle persone con HIV, perché queste ultime si dovrebbero sentire le uniche responsabili per la salute altrui?
Ci sono state discussioni accese pure fra noi due autori, perché Elettrona vorrebbe che Gifter fosse più attivo contro la sierofobia anche sui social, lui invece non desidera – parole testuali – “fare la parte del sieropositivo che diventa virale su Internet”. Ma a forza di parlarne abbiamo capito che ognuno ha i propri tempi e non bisogna assolutamente forzare.
Philadelphia – considerazione personale
Lasciamo le parole di Gifter così per quello che sono, a proposito del film Philadelphia:
“Stavo per compiere diciannove anni quando il film era nei cinema e dovevo ancora uscire allo scoperto sulla mia omosessualità. La scena del funerale con la canzone Philadelphia di Neil Young mi ha talmente scosso che tutt’ora faccio molta fatica a suonare quel brano al pianoforte.”
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