In un momentaneo spazio psicoblog rispondiamo alla richiesta WordPress. Sì, bona! La prima cosa che ci viene in mente? Se scrivere è un’impresa titanica.
Gli strumenti per scrivere
Giusto per dare ai follower un po’ di affari nostri, abbiamo fatto una gran fatica ma alla fine siamo riusciti a dotarci delle stesse piattaforme di condivisione: possono farci tutti i discorsi lapalissiani sull’inclusione sociale e il rispetto delle diversità però maledizione, lavorare in due quando una persona ci vede e l’altra è priva della vista, porca puttana se è duro!
E la colpa neanche è della persona con disabilità ma dei 20 stramaledetti anni in cui di accessibilità digitale si sono occupati in pochi: la prima versione delle linee guida per i siti esiste dal 1999 ma si sono svegliati nel 2019 chiedendo alle aziende di abbattere le barriere digitali. Con un’intera generazione di sviluppatori che lavora da vent’anni senza sapere cosa significhi accessibilità dei prodotti informatici, senza conoscere le regole aggiornate e cresciuti col luogo comune di “accessibile è brutto” basandosi sulla realtà del 1999.
Pertanto ci sono intere suite di produttività, comodissime per chi vede, ma chi non vede non le può usare perché non sono ottimizzate in modo adeguato allora tocca faticare non poco! Chissà che per il 2025… No, meglio non dire una parola in più.
Dopo mettici pure l’utilizzo di sistemi differenti per smartphone e tablet, e siamo a posto! Siamo un uomo e una donna, un gay e una etero, un HIV positivo e una negativa? Pazienza. Siamo uno vedente e una no? In qualche modo si gestisce. Ma la barriera più grossa è che uno è android e l’altra apple! Come se non ci fossero abbastanza diversità: lungi da noi fare la guerra informatica ma convertire uno verso il sistema dell’altro non è un’opzione proponibile, perché abbiamo ognuno le proprie esigenze e di fronte a una disabilità nessuno si deve prendere il lusso di dire “sì ma tu usi la roba che costa i soldi e finanzi le multinazionali cattive cattive che sfruttano i pargoli”.
Essere agli antipodi anche in questo, ci ha dato la possibilità di sperimentare con le reciproche macchine uno le esigenze dell’altro e decidere consapevolmente di mantenere la nostra posizione.
Così ci siamo adattati e il più delle volte scriviamo direttamente su WordPress, o ci facciamo dei documenti testuali a mano con l’app delle note, o sullo spazio cloud con abbonamento a vita che ci siamo acquistati e condivisi e in questo modo il polo positivo vedente può anche usare i postit cartacei e dopo metterli in digitale, il polo negativo con l’interruttore della luce su off, invece usa l’app Drafts sull’iPhone o iPad, e passa la paura.
La comodità di poter scrivere un’idea anche senza curarla, dallo smartphone o anche dettandola sull’orologio a mo’ di registratore digitale che fa la trascrizione, non ha decisamente eguali! Poi ci ritroviamo il cloud pieno di bozze e tocca fare ordine, ma non importa!
Fantasia e impresa titanica
Un paio di follower tempo fa ci ha chiesto come mai pubblichiamo un racconto di fantasia a settimana oppure ogni 15 giorni, insomma, meno rispetto a quando siamo partiti. Se abbiamo perso l’entusiasmo per il Mondo Positivo. In realtà nessuno di noi ha perduto alcunché, anzi, è proprio perché crediamo di più nel nostro lavoro che vogliamo dedicarci più energia e, se necessario, più giorni di distanza fra una storia e l’altra.
Il virus parlante, poi, ha bisogno di più attenzioni perché gioca con le parole e gli enigmi; sappiamo quanto gli anagrammi siano uno strumento potente per la satira o i messaggi subliminali, però bisogna anche trovare quelli giusti! Escludiamo a priori che tutti li comprendano al primo colpo, certo. Ma almeno che abbiano un senso compiuto rispetto alla storia e soprattutto al personaggio a cui sono riferiti.
L’esempio nell’ultima storia, “Terribile decisione“: la ragazza HIV negativa ha portato, da Parigi, una tazza in regalo all’amica positiva. Perfetto. E quale frase in francese poteva starci?
Quella è stata una sfida su cui abbiamo lavorato seriamente per giorni, perché la tazza in realtà era un cimelio della setta antagonista. Il gruppo di killer che dissangua i positivi e conosce gli anagrammi tanto quanto il loro virus…
Quindi siccome l’HIV che abbiamo qua noi non ha i poteri come quello di Bugliano ci siamo trovati da soli, e abbiamo dovuto compiere uno sforzo mentale con le poche conoscenze di francese a disposizione, per trovare un testo di senso compiuto in lingua che potesse, muovendo le lettere, darci in italiano qualcosa di interessante per la protagonista e l’antagonista in contemporanea! E una cazzata ha fatto il miracolo:
“Voilà, c’est Paris” (“ecco, questa è Parigi” che spostando le lettere, in italiano è diventato “a volte sparisci”, dedica sensata per la positiva che fa la preziosa. Ma, da parte dell’antagonista, il messaggio suona come “porca, se ti salvi, —> sì, vale scoparti”. E volendo se ne possono tirare fuori anche altri (‘sta psico virale)…
Quindi è assolutamente sbagliato pensare che, fare il blogger amatoriale a tema “racconti di fantasia” non costi soldi e fatica; ci vogliono entrambi, e quello che non spendi di energie cercando in Google di documentarti su eventi o foto reali, lo spendi nell’impegnare i neuroni a far quadrare tutti i pezzi. E non sempre ci si riesce! I soldi? Vanno via pure quelli, tra abbonamenti a piattaforme digitali e quant’altro.
Scrivere ci piace, dà soddisfazioni quando sentiamo la frase giusta che suona bene, con le lettere in una posizione o nell’altra, nel contesto specifico; alla fine ci guadagniamo niente, abbiamo pochi follower, ma in ultima siamo contenti così come siamo.
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