Tutti sanno che Bugliano è storicamente legata all’ex Unione Sovietica perciò se al CampusIbuol arriva un pacco dalla Russia, può essere una situazione ordinaria. Un regalo a Tatiana, per esempio.
In aula di musica
Concluso il fine settimana di casino coi botti e i festeggiamenti per il nuovo anno, stamattina l’aula di musica era di nuovo aperta e io ci sono andata per suonare un po’ il piano; non è più necessario muoversi in segreto perché Zach Nolan, anzi Freddie, ormai è uscito allo scoperto e tutto il CampusIbuol conosce il legame biologico e virale che ci unisce.
Ma la stanza mi ha accolto deserta, di lui neanche l’ombra! Da quando io e Adri gli abbiamo fatto conoscere le chat, Freddie se ne sta per conto proprio nel mondo dei social network e per lui sembra contare solo lo smartphone, tanto che nessuno di noi è riuscito a farsi dire con chi passa il tempo on line ma prima o poi lo scopriremo, che lui voglia o no! Ho appena ritrovato mio padre e devo già perderlo dietro a qualche imbecille virtuale?
Un pacco dalla Russia
Per distrarmi da pensieri oscuri mi sono avvicinata al pianoforte, cantare da sola è troppo malinconico però qualche sonata di Mozart o Beethoven male non avrebbe fatto. Ho impiegato diverso tempo a trovare uno spartito decente fra le decine ammassati sopra la libreria, ma quando ho spostato lo sgabello per sedermi e finalmente suonare… Da sotto è saltato fuori un pacco! Chi l’ha nascosto in quel modo? Sarà per Freddie, per il docente di musica, per chi?
Aver trascorso l’adolescenza con un padre adottivo poliziotto e una madre medico, mi ha dato una buona propensione all’indagine così, prima di aprirlo, ho esplorato la scatola finché ho individuato il mittente: Adrian Sokolov, San Pietroburgo, Russia. E chi è? Io sono nata in quella città, sì, ma non ci torno da quando avevo sette anni, figuriamoci se può essere destinato a me!
Aprire o non aprire?
La scatola era abbastanza leggera e, ancora sigillata, la ho portata giù. Ai distributori automatici non c’era più anima viva perché erano le undici passate, per cui non mi è rimasto che uscire in parcheggio dove ho incontrato Alison Grant, la giornalista nonché nipote di Raymond Still!
Aveva la sigaretta e quando mi ha visto, l’ha spenta subito buttandola giù per la grata del tombino a pochi passi da noi: “Silenzio Tatiana, non dire in giro che fumo altrimenti son cazzi!”
Dovrei lasciar perdere? Con lo zio che sta morendo di tumore ai polmoni, Ali si permette di compiere una simile scelta? Può nascondere quanto vuole, ma la puzza si sente lontano un miglio quando uno ha fumato!
Alison, basta col fumo!
Mettendomi davanti alla porta d’ingresso le ho impedito di rientrare e ho cercato di convincerla in altro modo: va bene, a Still non dirò niente ma al tuo futuro Gifter sì! Alla festa di Natale Adri ha deciso di darti il suo HIV senza però spiegarti la regola fondamentale. Il fumo nuoce a te, come fa male al virus per cui nessuno accetterebbe di trasmettere a un bug chaser fumatore! Più chiaro così? Smetti o no?
Lei mi ha guardata negli occhi con un sorriso malizioso: “Tra smettere e continuare, è sempre meglio trasmettere!” A volte basta poco per farsi ascoltare da un chaser affamato; hanno bisogno del rinforzo positivo come il cane!
L’intero pacchetto e l’accendino di Ali sono finiti nel cestino della spazzatura e pochi minuti dopo si è seduta al sole, a consultare un social network nel tablet. Speriamo solo che non abbia le scorte di fumo nella sua stanza!
Il misterioso ammiratore russo
Per distrarla, ho pensato di condividere con lei la mia curiosità: già che ci sei, giornalista, dammi una mano qui. Puoi cercarmi chi è Adrian Sokolov, il mittente di questo pacco?
Alison ha finito di digitare qualcosa sullo schermo e ho sentito chiaro il suono di e-mail inviata; “Scusami Tatiana, ho solo dovuto mandare della posta urgente, sto lavorando su un articolo molto delicato. Dicevi?”
Adrian Sokolov, dalla Russia. Mai sentito questo nome?
“Cazzo, Tatiana, scherzi? Sokolov, il marito della povera Maria Sole? Sto lavorando proprio su di lei.”
E io che ne so, ho riportato solo un’informazione; Ali mi ha spiegato che sta conducendo un’inchiesta su Maria Sole Solari, del cui omicidio si è accusato il professor Mark Wilson per poi togliersi la vita, ma che secondo lei quella è stata una confessione scritta per proteggere qualcuno.
“Però il marito di quella poveretta si chiamava Vladimir Sokolov, non Adrian!”
Senti Ali, facciamo così, chi se ne frega apriamo il pacco e smettiamola di perdere tempo con gli scrupoli. Siamo rientrate chiudendoci subito nella stanza mia e di Adri; lui è al lavoro giù alla biblioteca e noi abbiamo campo libero! Ho aperto io la scatola con un paio di forbici, e in mezzo a carte appallottolate alla meglio ho trovato una tutina per bambini, anzi bambine, visti i disegni.
Era minuscola, sarà servita a una piccola di pochissimi mesi! E certo non era nuova, per quanto ben conservata; di chi era, perché questo Adrian ha voluto spedirla qui alla IBUOL? Chi ha avuto una figlia in Russia?
“Dannazione Tatiana, a me due più due porta quattro ed è un quattro che mi spaventa! Tu, sei nata in Russia e sei andata in adozione a una famiglia americana nel…”
Era il 1998 quando mi ha adottato il poliziotto Kevin Brown con la moglie dopo due altre adozioni fallite, ho scoperto da poco il mio vero padre biologico e di mia madre non so nulla. Ma ancora, cosa cerca questo Adrian da San Pietroburgo?
Ali ha guardato nuovamente la tutina; non era pulita, davanti era intrisa di sporco risalente a chissà quanti anni fa che ormai nemmeno puzzava più, una scritta però si riusciva a leggere sotto un cuoricino ricamato: “My only sunshine, sweet Bulsara.”
Quello lì, è il cognome di mio padre biologico! Farrokh Bulsara, conosciuto da tutti come Freddie Mercury!
Ormai due più due ha iniziato a risultare quattro anche a me: Freddie è cotto di una ragazza che si chiama Sunshine e in giro dicono che sia morta, lui cantava “you are my sunshine” dopo aver guardato con Adri un film sulla storia dei Queen, io ho strane belle sensazioni quando ascolto lo stesso brano in versione ninna nanna, sulla tutina c’è scritto Bulsara… In giro c’è una foto di questa povera ragazza deceduta, che vorrei vederla?
La giornalista ha smanettato un po’ sul tablet, per poi rovistare in mezzo alle cartacce del pacco fino a trovare un biglietto scritto in inglese, che riportava queste parole: “Zio Vlad è morto ma su mia cugina voglio la verità.”
“Non vorrei farti paura, Tatiana, ma se cercavi notizie su quella poveretta, eccole qui.” Mi ha tirato fuori l’immagine in primo piano di una ragazza sorridente a un concerto, e l’articolo del 1988 su Maria Sole, giovane buglianese scomparsa e rinvenuta con la gola recisa. Non sapevo se dirle che Freddie aveva pianto osservando quella stessa foto, e me ne sono stata in silenzio. Vai, Ali, prendi la tutina e se vedi Adri prima di me, dagliela e spiegagli tutto.
“OK, Bulsara, lo farò!” Stai a vedere che quello era il mio nome? Dio me ne scampi e liberi! Mi chiamo Tatiana e così devo restare!
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