#SaveTheDate, come direbbe qualcuno; il 21 luglio si celebra lo “Zero HIV Stigma Day”, giornata di sensibilizzazione e lotta contro lo stigma su HIV. Ma noi l’abbiamo saputo solo oggi – 21 luglio 2023 – perché come al solito i Potery Forty non cielo dicono! Dai, avanti, questo è un post serio.
Perché 21 luglio?
Il 21 luglio è il giorno in cui è nata Prudence Nobantu Mabele, prima donna sudafricana HIV positiva a rendere pubblica la propria condizione nel suo paese; HIV scoperto nel 1990 a 18 anni, coming out fatto nel 1992 quando ancora gli antivirali non c’erano; è stata la fondatrice di PWN – Positive Women Network, un gruppo di aiuto per persone con HIV in sudafrica, che prevede supporto psicologico, di cura e campagne di sensibilizzazione contro lo stigma.
Si è anche battuta contro la violenza di genere, oltre a essere stata un precedente in grado di incoraggiare altre donne sudafricane a parlare apertamente di questa condizione; è morta a 45 anni nel 2017 per polmonite.
Sulla pagina Wikipedia internazionale dedicata a Prudence Nobantu Mabele è anche scritto che lei era diventata nel 2004 una “guaritrice” nella medicina tradizionale africana, nulla a che fare con quella occidentale e si è anche battuta perché la campagna di accesso ai farmaci si occupava solo di antivirali e non di “medicina tradizionale” – parliamo della TAC – Treatment Action Campaign -, iniziativa nata nel 1998 da un altro attivista con HIV per promuovere l’accessibilità dei farmaci antivirali, dopo che il governo sudafricano non li permetteva perché gestito da un ex presidente negazionista (Thabo Mbeki).
Sinceramente massimo rispetto per la signora Mabele che ha iniziato a battersi contro lo stigma in piena emergenza AIDS quando essere HIV positivi portava a una condanna a morte quasi in automatico; però sulla questione medicina africana ci sarebbe da discutere, e sapere che è morta di polmonite (da AIDS?) nel 2017 ci fa sospettare cose poco belle di cui non avendo le prove, preferiamo tenerci sul vago.
Zero HIV stigma day
Zero HIV Stigma Day è organizzato dal gruppo IAPAC – INTERNATIONAL ASSOCIATION OF PROVIDERS OF AIDS CARE. Purtroppo eccetto il sito di Anlaids non abbiamo trovato molte fonti in lingua italiana che illustrano l’iniziativa Zero HIV Stigma Day, allora facciamo del nostro meglio per tradurre i punti salienti delle informazioni sull’evento – zerohivstigmaday.org è il sito web da cui partire.
Il tema dello #ZeroHIVStigmaDay 2023 è “Human first”. Traduzione libera “umani, prima di tutto”.
Considerare la persona, prima del virus, perché una persona che vive con HIV è un essere umano che merita di essere rispettato come qualunque altro. La discriminazione verso le persone con HIV, è una violazione dei diritti umani.
Ci verrebbe a questo punto da dire: “ma va?” Per noi è un concetto decisamente ovvio, anzi a sentire uno che afferma “una persona con HIV è innanzitutto una persona” ci fa anche innervosire; ma siccome esistono ancora gravissime discriminazioni e violenze ai nostri danni allora è sempre il caso di ribadire “human first”, anche nel 2023.
Perché lottare contro lo stigma?
In troppi dicono: “a me non accade”, “i positivi non saranno poi così tanti e fanno parte solo di certi gruppi”, “se ne incontro uno e lo evito non è che faccia poi così tanto male mi sto solo salvaguardando…” Oppure “se anche uno che infetta più persone viene chiamato untore, è solo la verità.”
Possiamo dire grazie al cazzo, vero? Ecco, fatto; ragionando a quel modo non ci si accorge di quanti danni tali giudizi causano alla salute pubblica.
Ognuno di noi deve fare la sua parte per combattere lo stigma su HIV. La sierofobia, questo il suo nome, domina ancora a livello istituzionale perché su di questa sono nate alcune leggi che dagli anni 80 o 90 non sono mai state modificate, malgrado i progressi scientifici.
Un esempio fra tanti è il divieto a donare il sangue, da parte di una persona in coppia con un partner o familiare convivente che vive con HIV; malgrado le terapie antivirali azzerino i rischi di trasmissione, basta questo per discriminare.
Ci son ancora situazioni in cui in ambito sanitario una persona con HIV non viene assistita, rifiuti nelle relazioni o vita lavorativa, addirittura ci sono ancora paesi che vietano l’accesso alle persone HIV positive.
Possibile che ancora nel 2023 non ci si renda conto che tutti questi ostacoli scoraggiano il ricorso ai test, quindi alla prevenzione? E di conseguenza la gente si fa la vita propria andando in giro a trasmettere il virus inconsapevolmente?
Possibile che ancora i giornalisti per fare sensazionalismo debbano parlare di untori, mostri infetti e quant’altro?
A proposito abbiamo notato una coincidenza inquietante: il 21 luglio, oltre al compleanno di Prudence Mabele, è anche quello di Valentino Talluto uno dei più eclatanti casi limite di infezione HIV intenzionale su cui la sierofobia mediatica sdoganata ha dato il peggio di sé.
Ci dispiace aver conosciuto solo all’ultimo momento l’esistenza di questa giornata, altrimenti avremmo davvero confezionato un #ZeroHIVStigmaDay #HumanFirst coinvolgendo il nostro virus parlante, geloso del #PrimaUmani. Sarà per un’altra volta.
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