Così facile a dirsi e tanto difficile a farsi: perdonare richiede coraggio, ma è l’unica strada per ChaserGiulia di affrontare le situazioni più difficili.
Insolito risveglio
Stesa prona, col volto schiacciato sul cuscino; da diversi giorni dormo in questa posizione anche se l’insegnante di meditazione mi rimprovera ogni volta poiché, a suo dire, mi comprimo il diaframma e inibisco la possibilità di respirare a fondo, come si dovrebbe fare per rilassarsi completamente e svegliarsi riposati. I capelli mi coprono gli occhi e me li fanno prudere, ma chi se ne frega, l’importante è che io stia bene…
Magari, fosse così; non sto per niente bene, sono fuori posto fin dal principio, sto qui solo per far contento mio padre che sta provando a farmi dimenticare il passato ma questa International Bugliano University Of Life per me è una truffa legalizzata. Sono venuta qui per ricominciare da zero, invece i fantasmi hanno ripreso a inseguirmi sul più bello che mi ero illusa di avercela fatta.
“Giuli, io vado!” Eccolo il mio primo problema: non ci sono stanze singole e, quando sono stata accolta, mi hanno messo insieme a questa Eleonora con cui in due mesi non sono mai riuscita ad aprirmi. Poverina fin da subito prova a essermi amica quando io non ho mai voluto! Alzo la testa rivolgendole un cenno di assenso, e lei chiude la porta senza dirmi più una parola. Sono sola, finalmente!
Il mio telefono, posato ancora sulla base di ricarica, mi avverte di un nuovo messaggio. Mannaggia a me quant’ho dormito? La funzione “non disturbare” blocca le notifiche durante la notte e si spegne alle 7… Guardo l’orologio appeso al muro: le 8 e mezza!
Il rito dei farmaci
Mi avvio al rubinetto installato al fianco dell’armadio e, preso in mano il mio bicchiere, compio il primo rituale del mattino; quello non è un rubinetto normale, è un dispenser di medicinali distribuiti allo stato liquido! Così mi era stato spiegato e avevo accettato la cosa: “è la profilassi pre-esposizione, il farmaco usato dalle persone sieronegative per evitare di contrarre l’HIV!”
Dalle poche informazioni acquisite su questa materia, sapevo che tale trattamento viene assunto sotto forma di pillole ma di fronte al rettore dell’università non mi sono posta domande. Quella medicina pareva una brodaglia blu scuro, aveva un saporaccio, però mai mi sono azzardata a saltare una dose!
Eppure stamattina a vederla sembra coca-cola, forse sono i miei occhi intorpiditi da una notte inquieta ma anche il gusto è diverso. Sì, ha le bollicine, questa pare coca davvero! Bevo lo stesso, forse hanno modificato il farmaco per renderlo più appetibile. Poco male, l’importante è allontanare in qualsiasi modo la probabilità di infettarsi, con tutti i sieropositivi che ci sono.
Sierofobia conclamata
Mi porto avanti la paura dell’HIV fin dall’adolescenza quando mia madre mi aveva spiegato che l’AIDS è una condanna a morte per “chi va a letto con persone poco raccomandabili” e così avevo creduto, fino a quando diversi anni fa avevo conosciuto Siria e mi ero innamorata di lei.
Proprio l’amore per quella ragazza mi costringeva a informarmi sul virus, lei ci convive da molto molto tempo e il mio terrore della malattia mi aveva anche fatto perdere il senno. Mi ero tagliata addirittura una mano sperando che lei accettasse di ferirsi la propria e unire il nostro sangue. “Sono le poco di buono che prendono l’AIDS”, così mi ripeteva mio padre e io vedevo Siria, a cui il virus era capitato malgrado la sua intelligenza e cultura. Cos’aveva lei di sbagliato? Così pensavo io, ma allo stesso tempo mi chiedevo se fossero i miei genitori ad avermi dato informazioni scorrette. Specialmente papà, il comandante Luigi Quattropassi della polizia municipale buglianese non poteva aver torto!
Impossibile contraddirlo, sfruttava ogni occasione per farmi sentire inadeguata o colpevole: “se non ci fossi io l’università ti avrebbe chiuso le porte, saresti una fallita che scrive stupidaggini pagata una scodella di fagioli”… A forza di dirmi così, mi ha convinta che tutto ciò sia vero e tutt’ora ho l’autostima sotto i piedi.
Infatti a quel tempo anche il rapporto con Siria era andato a farsi benedire nel peggiore dei modi dopo che, spinta dal desiderio di essere come lei, le avevo rubato una foto dal computer e avevo vinto un concorso spacciandola per mia. Era rimasta col rancore per anni, e quando finalmente ero uscita allo scoperto dichiarandole i miei veri sentimenti, mi aveva cacciato via senza mai ascoltare le mie spiegazioni né tanto meno perdonare i miei errori.
I conti col passato
A distanza di tempo credevo di averla dimenticata, ero fuggita da Bergamo apposta; chi mai si sarebbe aspettato di trovarsela all’università qui a Bugliano? Evidentemente il nostro destino è scritto e noi possiamo fare ben poco. Ho anche provato ad avvicinarla in tutto questo tempo, ma l’ultima volta pochi giorni fa c’è mancato un filo che mi strangolasse!
Ora il telefono squilla di nuovo, stavolta con una chiamata vocale in arrivo a cui rispondo di mala voglia.
“Ehi! Guarda che ti stiamo aspettando, pigrona! Ho preso le brioche e sono belle calde, cosa fai ancora a letto?”
Il buongiorno si vede dal mattino e oggi non si prospetta dei migliori! Quella è la voce di Adriano. Un altro lì, antipatico e arrogante che addirittura si vanta di essere sieropositivo.
Mi sembra impossibile, ma quel tale mi ricorda un bulletto con lo stesso nome che mi prendeva di mira in terza media. “Dai”, continuo a ripetermi; non può essere lui, quell’Adriano lì era una zucca vuota bocciato due volte di fila. Questo invece è un poliziotto in piena carriera con alle spalle indagini delicate anche all’estero.
Per la sensazione negativa che mi suscita, l’ho sempre evitato ma adesso che cerca proprio me, devo necessariamente affrontarlo. “Ok capo”, gli dico simulando un sorriso. “Ora arrivo!”
“Siete tutte uguali, negative insaziabili. Basta che qualcuno vi prenda per la gola… Inutile che ti nascondi sai, bella. Io so perfettamente che oltre alla colazione, da me vuoi qualcos’altro.”
Povero stupido, sta facendo il gallo con la persona sbagliata e gli urlo: Mi spiace deluderti poliziotto, ma ho appena preso la mia dose di Prep!
“Time will tell!” Si mette a ridere e chiude la comunicazione. Il tempo dirà che cosa? Non ho mai sopportato quando una persona parla in inglese per confondere l’interlocutore. Allora, un po’ curiosa e un po’ con la voglia di dirgli in faccia quant’è stronzo, prendo l’ascensore e scendo.
Colazione insieme
Eccomi qui. La sala break, amichevolmente aula POSIfunzionale solitamente la domenica è vuota e così è anche oggi; ma a un certo punto, sento che ai distributori automatici qualcuno sta maneggiando lo slot delle monetine, queste macchine infernali oltre a essere accessibili a pochi finiscono per mangiarti pure i soldi! “Posso?” Faccio un passo verso il cancelletto aperto.
Mi sono rassegnata ormai alla decisione perversa del rettore Umberto Ganni e ogni volta che vengo qui spero che Adri o Tatiana siano nei paraggi: solo chi è sieropositivo ha libero accesso al distributore e per questo se possibile evito di comprare qui la colazione, non ho mai capito perché l’HIV al CampusIbuol debba costituire un privilegio quando è una malattia da cui tutto il mondo vuole star lontano.
“Giuli! No! Vieni sul tavolo grande!” Adri mi chiama da dietro le mie spalle e finalmente le vedo: due grosse, profumate e farcite brioche. Crema e cioccolato, ricoperte di glassa come piacciono a me! Mi siedo e ne addento una. Allora chi c’è, ai distributori? Non sono riuscita a vedere la persona nascosta dietro la macchinetta delle bibite allora la chiamo. “Sei tu, vero, Tatiana?” Nessuna risposta.
Pochi minuti e sento lo scatto del cancelletto che si chiude… Dannazione è lei, Siria, con in mano una merendina e un bicchierino di caffè caldo! Ora sono davvero seduta tra due fuochi. Adri a sinistra, Siria a destra. Cerco il miglior modo di fuggire dalla situazione ma lui mi appoggia una mano su un ginocchio: “Non ti fa niente, non morde, tranquilla.” Ahimè il mio ricordo non ha sbagliato, è proprio il bullo delle medie! Cresciuto sicuramente, ma ha mantenuto lo stesso sguardo enigmatico nei miei confronti! Mai ho capito se fosse di adorazione, sfida, o maldestro tentativo di mostrarsi superiore a un sentimento che non voleva ammettere a se stesso.
Guardo lui, poi lei. Non distaccano l’attenzione dalle loro merendine così finisco l’ultimo boccone della prima brioche e provo a rompere il ghiaccio: “Chi, non morde? Siria o l’HIV?” D’altronde cosa potevo dire! Tutti e tre abbiamo un mondo di errori da farci perdonare e io mi sento come chi tiene in mano il telecomando per far esplodere un ordigno.
Silenzio, nessuno risponde alla mia battuta fuori luogo. Entrambi hanno gli smartphone in mano e scrivono! Dai suoni che sento, stanno inviando messaggi l’uno all’altra; il teatrino va avanti così finché Adri si alza e batte un cinque a Siria; è soltanto allora che vedo l’altoparlante sopra la mia testa con una spia accesa, e inaspettatamente parte una canzone di Nek.
Perdonare
Più di tanto non apprezzo il cantante in questione perché preferisco Vasco ma ugualmente ascolto le parole del brano; “Si chiama Perdonare, spero che il messaggio sia chiaro!” Incredibile, Siria mi sta parlando e mi guarda negli occhi! E adesso?
In mezzo alla tempesta noi siamo ancora qui
Tenendoci più forte per non perderci
Vedrai che cambierà, cambierà e se cambierà
Vale anche perdonare, perdonare
Non è mai facile
Rialziamoci da terra, ripartiamo da qui
Se ancora due destini dicono di sì…
Basta, chi si tiene più? Quel ritornello è troppo per me, ormai piango a fontanella e sento che Siria mi abbraccia forte. “Ti ho lasciata sola, Giuli. Lo so che forse è tardi ma vorrei farmi perdonare!”
“E spero che tu possa perdonare anche me”, si aggiunge Adri. “Noi ti abbiamo sempre amata e non ne siamo stati in grado, ci siamo vergognati di noi stessi”.
Beh, grazie! Uno che a scuola continuava a chiamarmi “palla”, “bolla di grasso”, e giocarmi i peggiori scherzi. L’altra che ha chiuso i ricordi del nostro rapporto in uno scatolone e me li ha praticamente tirati dietro? Non voglio pensare a cosa poteva succedere se mi odiavate! Mi lanciavate un missile nucleare contro?
“No, Giuli!” Siria fa fatica a sorridere. “Era l’HIV a prendere il controllo del mio cervello e quando l’altra sera ti ho messo le mani al collo, la dottoressa Sloan è riuscita a trovare una soluzione al problema.”
Questa è buona: sei guarita dall’HIV? Com’è? Oppure mi hai presa per il culo quando hai detto di averlo?
“Nessuno è guarito”, mi spiega Adriano porgendomi la brioche rimasta, ormai fredda. “Io e la dottoressa le abbiamo iniettato il nostro ceppo virale. HIV di Bugliano, originale, direttamente da Freddie Mercury in persona.”
Questo era uno fra i tanti miti che papà raccontava a proposito di Bugliano, e su cui non avevo cercato troppe informazioni; di chiunque fosse, il virus mi faceva paura e non avrei mai voluto prendermelo!
“”Dalla anche a me, Siria, la tua malattia.” Ricordi il coltello che tenevi in mano? Eravamo io e te, quella volta, in casa mia a Bergamo. Non negare, Giulia!”
Sono paonazza per la vergogna ma Adriano afferra la mia mano sinistra e si mette a esplorare con l’unghia la cicatrice, testimone di quel taglio auto-inflitto risalente a molti anni prima. “Pallotta, forse a te stessa puoi dire bugie ma non a me! Quella volta hai capito di essere una bug chaser e anche se non lo ammetti, la tua fame di virus è palese anche a un ingenuo.”
Do un morso violento alla brioche per non rispondere, ma la crema schizza fuori finendomi tutta in faccia e sulla felpa che indosso. Siria si morde le labbra confezionando una smorfia dietro l’altra, inutile sforzo per trattenere la risata mentre Adri scatta una foto!
“Questa”, mi sorride mostrandomela. “Se tu non lasci perdere le tue paure del nostro HIV, finisce sulla pagina del CampusIbuol con la didascalia ‘Negativa chaser insaziabile allude alla conversione sporcandosi di crema.’ Ora cosa facciamo?”
La malizia è negli occhi di chi guarda! Adri mi dispiace per te, ma se tu in questa scena hai visto altro, io vedo solo una imbranata che s’è smerdata da testa ai piedi mangiando una brioche. Chi farebbe la figura del depravato saresti tu!
E ora che abbiamo capito
E abbiamo spazio infinito
Brindiamo al nostro passato
Buttiamo alle spalle quello che è stato.
Ancora Nek, ancora quella canzone. Perdonare. Non abbiamo nulla con cui fare il brindisi ma nell’atmosfera rilassata di questo momento, sembra che i risentimenti di una vita se ne siano andati per sempre.
“Oggi stai partendo da zero, Giuli!” La voce di Siria è calma e allo stesso tempo decisa; “col 20 febbraio 2022 un capitolo si chiude e inizia un nuovo percorso insieme. Io, te, e Adri. Alla fine ti accompagnerà lui al traguardo dopodiché sarà libertà, quella vera!”
L’esame di inglese? State dicendo che mi supporterete fino a quando raggiungerò l’obiettivo? Mi hanno sempre bocciato in questa materia e se anche Adriano mi facesse ripetizione non mi dispiacerebbe affatto.
“Anche, per l’inglese ti supportiamo volentieri. Ma parlavamo della Prep! Non ti sei davvero accorta di niente?”
Allora qualche neurone funzionante mi è rimasto, la brodaglia del rubinetto era davvero diversa dal solito!
“L’abbiamo tolta noi ieri sera e nel tuo dispenser c’è la bevanda BugliaCola. Sette giorni di pazienza dopodiché siamo pronti!”
Stanno dicendo che perderò qualsiasi protezione da HIV? Aiuto! Sono confusa ed emozionata allo stesso tempo: in un altro momento li avrei ammazzati, ora con loro due al mio fianco invece mi sento forte e vorrei essere una di loro. Sì, è inutile negare l’evidenza. Sono ChaserGiulia.
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