Cerchiamo di fare più attività possibili ma ultimamente ci eravamo concentrati su HIV GPT, il virus che parla con gli umani in reale anzi nell’Internet.
Un progetto ambizioso ma, per adesso, destinato a rimanere tale.
Blogger curiosi delle novità
Chi ci legge da tempo ha già compreso il nostro modo di essere: quando esce un nuovo apparecchio tecnologico o piattaforma digitale, facciamo il possibile per stare sul pezzo; non potevamo rinunciare quindi a provare il sito Chat GPT che ha fatto conoscere alla massa la cosiddetta “intelligenza artificiale”.
Abbiamo creato storie di fantasia, chiesto informazioni serie, in certi casi è anche un aiuto per il nostro stesso blog ma ha dei limiti enormi – com’è giusto che sia, aggiungiamo noi.
Della tecnologia fidarsi solo come ausilio complementare, non darle in mano la propria intera esistenza; noi per correggere le bozze generate da Chat GPT piene di imprecisioni e fraintendimenti, ci abbiamo messo ore. Per non parlare di tutte le volte in cui il modello generativo è andato in crisi perché gli chiedevamo di scrivere una storia sul virus che parla.
Il virus che parla
Lui, HIV di Bugliano, col suo collega di Lansing è il protagonista indiscusso del Mondo Positivo perciò essendo un personaggio di fantasia perché non provare ad animarlo? Non ci siamo posti il problema di descriverlo fisicamente ma abbiamo voluto studiare il modo per farlo interagire con le persone.
Al classico modo di farlo parlare, ossia scrivere storie dal suo punto di vista, abbiamo provato ad aggiungere più interazione coi lettori utilizzando le potenzialità dei modelli linguistici generativi. Quella stramaledetta “intelligenza artificiale”, termine che stentiamo a usare perché è abbastanza fuorviante. Artificiale sì, intelligenza poca!
Chat bot
Cos’è un chat bot? Quei sistemi automatici che rispondono alle domande, come Tobi di Vodafone per capirci, o tutti quelli che interagiscono con noi sui siti delle aziende; roba che se hai un quesito standard ti seguono e assistono ma se hai una situazione particolare (come nel caso di una persona con disabilità) a volte vanno in crisi anche gli operatori, figuriamoci i robot!
Dopo c’è quello che ci mette anche le animazioni visive, la vocina suadente, il cartone animato che lo vede entrare e uscire dalla porta quando apri l’assistenza ma la realtà è sempre quella: sono chat automatiche configurate per rispondere alle solite semplici domande.
Nell’era pre-GPT bisognava avere una più che ottima conoscenza di sviluppo software per creare un bot, dargli domande, risposte, condizioni, tutto nel codice interno, o quasi; adesso invece esistono interfacce di programmazione che dialogano direttamente col modello GPT e creare un bot è abbastanza semplice. Basta avere (e non è poco) la capacità di fornirgli le istruzioni giuste, che tecnicamente si chiamano Prompt.
HIV GPT: la possibilità di un bot
Ed ecco la nostra fantasia mettersi all’opera: se creassimo un robot automatico che si rivolge ai lettori nei panni del virus HIV di Bugliano?
Ci sono dei servizi altamente personalizzabili a pagamento in grado di farlo ma essendo due blogger amatoriali non possiamo permetterceli, allora abbiamo utilizzato un affare che si chiama Poe da cui sperimentare le potenzialità e i rischi del bot.
Nell’istruzione gli abbiamo chiesto di parlare come se fosse il virus HIV e il colloquio ambientato a Bugliano, paese fittizio in provincia di Pisa, ma i nostri risultati non sono stati soddisfacenti perché le prestazioni scarse sono da imputare alla nostra incapacità di creare prompt efficaci.
Da quando Chat GPT è stato fatto conoscere alla massa, in pochi mesi ci sono un sacco di persone che si fanno pagare per creare i prompt giusti! Non stiamo scherzando.
D’altronde se le macchine automatizzano un certo tipo di lavoro, l’essere umano dovrà farne un altro! Quello di istruire il sistema e in seguito correggere gli errori commessi dal modello generativo perché le piattaforme di distribuzione contenuti, sia testuali sia multimediali, stanno giustamente imparando a conoscere il materiale generato da questi modelli e a escluderlo.
Dopodiché ricordiamolo: ci sono umani che scrivono peggio delle macchine, questo lo abbiamo sempre detto ed è il motivo per cui i generatori automatici di contenuti non ci spaventano. Non più di quanto ci possano far paura un coltello o un’automobile che, se dati in mano alla persona sbagliata, compiono una potenziale strage e lo vediamo tutti i giorni.
L’ambizione del virus che parla
La narrazione su HIV/AIDS, soprattutto in Italia, dagli anni 80 non è mai cambiata malgrado le nuove possibilità offerte dalla scienza alle persone che vivono con HIV – chi ha detto U=U? Ecco, noi.
A questo proposito citiamo un articolo della nostra amica e follower Valeria Calvino – oltre l’alone viola:
[…] Una narrazione a cui contribuisce molto spesso il linguaggio usato. Ancora nel 2023 si leggono racconti pietisti alternati a processi sommari: le “vittime dell’Aids” e gli “untori” campeggiano sulle testate cartacee e online quando c’è da fare notizia e non informazione, tra l’altro confondendo puntualmente, il virus (l’HIV) con la sindrome da esso provocata se non curato (l’AIDS), e dipingendo ancora una volta l’infezione da HIV con toni apocalittici.
[…] Tante persone HIV positive per questo contesto disinformato si autoemarginano, rinunciano al sesso nonostante siano partner sessuali assolutamente sicuri, non parlano del proprio status neanche coi familiari o amici stretti. E poi le persone ancora oggi discriminano. Anche, ed è la cosa più grave, in ambito sanitario.
Una situazione per niente bella, a cui l’attivismo di ogni forma e grado (noi compresi) sta cercando di far fronte nel limite delle possibilità allora, fra storie di fantasia e mondo reale, ci è venuta in mente una strategia: perché non sfruttare le nuove tecnologie per dare altri “due centesimi” alla causa?
Con lo stesso principio degli assistenti virtuali nelle aziende, abbiamo provato a impostare un chat bot rudimentale che rispondesse alle domande su HIV come fosse il virus in prima persona. Cioè no, in prima persona no, in primo virus semmai! Mannaggia a questo linguaggio non inclusivo che prende solo chi è umano e non considera gli altri!
Il nostro obiettivo sarebbe stato quello di usare nelle risposte un linguaggio colloquiale e semplice, in cui il virus rispondesse al lettore in modo ironico se fosse stato necessario, così da fornire le informazioni scientifiche senza toni paternalistici né panico e facendo comprendere che, se non è comunque un amico, dal virus ci si può difendere usando i mezzi di prevenzione messi a disposizione dalla scienza, e non provando timore verso le persone che vivono con HIV.
Nostro malgrado però alla fine abbiamo dovuto sventolare bandiera bianca, o meglio alone viola in questo caso: il modello è aggiornato alle informazioni del 2021 su tutti gli argomenti quindi anche sull’HIV, col rischio di causare danni. In più ci preoccupano, non poco, gli umani!
Il dibattito sui generatori di contenuti è ancora in corso, dovranno essere regolamentati sicuramente, la questione privacy è all’ordine del giorno e spaccarci la schiena per fare un bot che poi manda in giro informazioni sbagliate è qualcosa a cui non teniamo.
Già senza HIV GPT, l’Internet è piena di persone che vanno in paranoia dopo aver toccato i pantaloni di un estraneo su un mezzo pubblico (non stiamo scherzando) o per essere state in bagno dentro un locale; già così cercano in rete i sintomi dell’”AIDS” e si fanno venire da soli febbre coi linfonodi gonfi per poi farsi i test, risultare negativi, e andare avanti fino al prossimo contatto sessuale per poi ricominciare la trafila daccapo. Sintomi, test, negativo, e avanti all’infinito.
Figuriamoci se gli mettiamo a disposizione una chat automatica! Certo, sì, noi gli daremmo gli indirizzi delle associazioni a cui rivolgersi ma uno strumento nato per imparare finirebbe per essere abusato e, probabilmente, mandare in giro a nostra insaputa informazioni personali che gli altri inviano al bot. No, grazie. Una complicazione di cui non abbiamo bisogno.
Il modello GPT è ancora immaturo, e gli esseri umani lo sono ancora di più! Un progetto di questo tipo non è idoneo a questo mondo in cui onde evitare odiatori e paranoici, persone con HIV in cerca di compagnia sentimentale o chi ci scambiava per counselor, abbiamo dovuto togliere la messaggeria privata dalla pagina Facebook e la form contatti dal sito web.
Ci dispiace perché la stupidità umana ci impedisce di esplorare fino in fondo le potenzialità dell’”intelligenza”, si fa per dire, tecnologica.
Difficile comunque vederci arrendere, il Mondo Positivo era un sogno da quasi trent’anni almeno per uno di noi e ora si è realizzato. Probabilmente nel tempo realizzeremo anche quest’altro.
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