Di solito i blogger pubblicano contenuti e link di politica! Ma noi, essendo autori di un blog sierocapovolto, facciamo il contrario e postiamo una politica sui contenuti e i link.
No, dai, come al solito mettiamo il doppio senso o la battuta in mezzo perché è il nostro stile, invece questa volta è una cosa seria, MOLTO seria.
DISCLAIMER: questo è un post puramente di servizio; probabilmente abbiamo sbagliato a non inserirlo a inizio blog, ma neanche ci aspettavamo nel tempo di suscitare interesse (nel bene e nel male) all’interno della blogosfera perché trattiamo un tema “di nicchia” e soprattutto non ci è mai importato di diventare influencer o comunque virali, nel senso social del termine.
Adesso però che siamo più attivi nel network di WordPress.com ci sentiamo in dovere di prenderci del tempo per chiarire la nostra politica (policy?) sulla gestione di contenuti e link, onde evitare spiacevoli incidenti con altri blog più o meno amatoriali.
Nessuna pubblicità
Abbiamo deciso fin dall’inizio di non inserire banner pubblicitari nel nostro sito perché le agenzie di “online advertising” non ci garantiscono il pieno controllo su ciò che gli inserzionisti pubblicano negli appositi spazi.
Ci è impossibile personalizzare l’interfaccia manipolando in modo profondo il codice tramite cui è sviluppata ogni singola pubblicità e secondo noi questo meriterebbe una seria “ritoccata”, perché i gestori non curano l’accessibilità digitale e gli spot rischiano di far impazzire le persone con disabilità visiva: già siamo un blog con pochissimo traffico visto il nostro tema principale, ci manca solo penalizzare le persone che hanno più difficoltà!
Vorrebbe dire predicare l’inclusione e poi darsi la zappa sui piedi, tanto più che la responsabile tecnica di questo blog è proprio una persona che non vede.
Inoltre non vogliamo complicarci l’esistenza per i contenuti, anche potendo inibire annunci vm18 e gioco di azzardo poi gli algoritmi fanno tutto a loro piacimento e cambiano i criteri di scelta per gli spot, promuovono servizi via messaggio a pagamento al limite della legalità, e ci troveremmo a subire lamentele.
Senza poi citare l’esperienza di troppi creatori, specie gli youtuber che si trovano esclusi dalla monetizzazione perché inseriscono nei video parole esplicite: come faremmo a scrivere un blog su HIV senza dire almeno una volta SESSO? Anche se non siamo un sito per adulti?
Noi non vogliamo riempire il blog di contenuti a sfondo erotico ma neanche assoggettarci, com’è accaduto a un canale True Crime che seguiamo, alla condizione di dire “cosine sporcaccine” quando si parla di abusi su minori: loro hanno dovuto fare così, pena la perdita di quei pochi spicci derivanti dalla pubblicità e utili a coprire le spese relative ad attrezzatura per fare video, le licenze software, e così via.
Il nostro blog è ospitato su una piattaforma costosa non lo nascondiamo però il massimo di pubblicità è qualche link di affiliazione quando consigliamo un libro, perché su quello decidiamo come quando e se, ma qualora fosse è sempre dopo esserci impegnati a spiegare perché e per come suggeriamo quel libro.
Capiamoci: mai e poi mai ci metteremmo a pubblicizzare tecnologia, aspirapolveri o cacciaviti su un blog come il nostro solo per monetizzare né, tanto meno, usiamo il trucco del passa parola verso la piattaforma grazie alla quale manteniamo la nostra presenza sul web.
Se recensiamo un libro è perché ci è davvero piaciuto o ci ha comunque colpito anche fosse solo per un paio di citazioni ed è attinente all’argomento del blog o, addirittura, dei nostri due o tre post pubblicati per ultimi.
Tutte le spese di programmi usati e fornitori di servizi digitali provengono dalle nostre tasche: preferiamo rinunciare a un aperitivo, un gadget tecnologico o una vacanza ma ci prendiamo un anno di blog in più perché il Mondo Positivo è un progetto in cui crediamo e su cui stiamo investendo energia, tempo, e anche denaro.
A inizio anno abbiamo anche messo in piedi un Patreon ma non avendo ancora organizzato contenuti che valga la pena seguire da sostenitori paganti, neanche ci sforziamo più di tanto per promuoverlo! Chi comprerebbe una scatola vuota? Quando sarà il momento, se sarà, di Patreon riparleremo.
Quindi, se non fosse abbastanza ovvio, nessuno mai si permetta di insinuare che se partecipiamo al suo blog lo facciamo per pubblicizzarci.
Noi rispondiamo a un articolo di terzi se lo troviamo interessante, a volte discutiamo anche e altre rimane lettera morta, come succede in ogni blog. Ma scrivere l’ultima parola solo per il gusto di farsi vedere? A che pro? La nostra posizione sull’attivismo performativo dovrebbe essere abbastanza chiara.
Politica sui contenuti
Abbiamo la moderazione attiva sui commenti in arrivo, decisione presa perché dalle visite notiamo scarsa attenzione verso la pagina dove spieghiamo l’obiettivo del blog e specie appena iniziato il nostro lavoro, c’è stato qualcuno che ha frainteso e ci ha mandato messaggi poco carini (prontamente rimossi).
Nessuna intenzione di eliminare le critiche lasciando i complimenti o bloccare le idee diverse. Però mai e poi mai lasceremmo passare se venissero a dirci:
- voi promuovete la trasmissione intenzionale dell’HIV (già successo)
- gli antivirali uccidono, il preservativo non preserva, l’HIV è innocuo e fonti di siti negazionisti (già successo)
- ho un caro amico con l’AIDS ma stia lontano dal mio letto! (mai successo però è meglio che se parli così tu stia lontano dal mio blog!)
- siete due narcisisti patologici volete attirare l’attenzione avete un ego smisurato (è più narcisista chi dà del narcisista agli altri)
- non è il modo di fare satira! Siete fuori luogo! (Già successo: non hanno compreso la motivazione e l’abbiamo spiegata mille mila volte, ora basta.)
- commenti arrabbiati per qualsiasi motivo. Andate a sputare veleno a casa vostra, grazie!
Poi certo, se qualcuno dovesse chiedere consigli sulla sieropositività facciamo passare il testo e gli rispondiamo indirizzandolo verso chi è più competente nel counselling, che noi non siamo in grado di offrire.
Per quanto riguarda i contenuti invece, all’inizio postavamo quasi esclusivamente storie di fantasia ma ora abbiamo voluto popolare di più la categoria “mondo reale” che almeno due o tre volte a settimana, a seconda degli eventi, dà spazio all’esperienza personale o varie tematiche correlate al web. Dovremmo fare più libri, documentari, podcast? Sì! Vero! Ma dateci la giornata di 72 ore per cortesia.
Copia-incolla, idee, modifiche? I contenuti sono sotto licenza Creative Commons “non commerciale – condividi allo stesso modo – internazionale” versione 4.0. Però siamo coscienti che non potendoci permettere la registrazione di un marchio, non possiamo avvalerci dei diritti d’autore.
Altro motivo per cui non abbiamo mai avuto l’ambizione di farci pubblicità in giro e avere milioni di follower! Chi ce lo fa fare!
Il mondo capovolto? Forse siamo i primi ad aver ideato un’ambientazione al contrario dove la positività all’HIV è la condizione “standard” ma le storie di questo genere esistono dalla notte dei tempi: “il paese dei ciechi” di Herbert George Wells risale al 1904 e raccontava un contesto dove il vedente si trovava catapultato in un luogo dove erano tutti ciechi e si metteva assieme a una di loro.
La Sirenetta risale a molto prima e non finiva bene, anche se Disney poi le ha dato il lieto fine; ma era un racconto che viveva l’amore umano dalla prospettiva di una creatura mitologica acquatica.
Di conseguenza, noi, non ci sentiamo di aver inventato la genialata del secolo. Anche dovessimo scoprire di essere gli unici ad aver creato un Mondo Positivo, se non guadagniamo soldi cosa possiamo pretendere?
HIV che parlano? Oltre a HIV di Bugliano e quello di Lansing ce ne sono altri in giro: quello di Giorgio Volpe creato per spiegare l’HIV ai bambini, quello del brano “H.I.V.” dei Down Low risalente al 1999, Mister AIDS di Lupo Alberto su “quando ti frego il virus” fumetto degli anni 90 anche se non era propriamente un HIV ma Enrico La Talpa vestito da pipistrello.
Se qualcun altro dovesse far parlare il proprio HIV in un blog come ci comporteremmo? Facendo parlare il nostro col loro, per esempio. Dopodiché partita a biliardino tra virus, e cHIVince non è dato saperlo.
Nell’eventualità ci metteremmo a discutere sulle abilità del loro virus rispetto al nostro e se la sfida biliardino viene vinta dal loro, magari quella sugli enigmi con le lettere chissà…
Politica sui link
Si chiamano link di ritorno o in inglese backlink e noi lo diciamo da subito: a loro siamo completamente favorevoli quindi non ci offendiamo se qualcuno rimanda a un nostro post, anche se per il solito discorso del non volerci far pubblicità, evitiamo in ogni modo di elemosinare backlink: porterebbe solo danni.
Link di ritorno: come funzionano?
Per gestire i backlink (link di ritorno) WordPress, lo strumento che usiamo, consente il pingback – ovvero la ricezione di una notifica nello spazio commenti se un altro blogger mette un link al nostro sito. Oppure il procedimento inverso, trackback: se noi inseriamo un link che rimanda a un altro blog, il nostro sito invia l’avviso al proprietario del blog destinazione… che riceverà il pingback!
Per dirlo in stile Mondo Positivo? Trackback trasmette, pingback riceve.
Tutto bello? Dipende. La padronanza di questo strumento significa avere consapevolezza anche dei rischi maggiori o minori di questa pratica.
Innanzitutto bisogna distinguere fra link “naturali” e “innaturali”.
- Link naturale: se nel nostro post inseriamo il collegamento a un articolo di un blog esterno, pertinente a ciò che stiamo scrivendo e al fine di dare maggiori informazioni sul tema.
- Link innaturale o artificiale: quando il collegamento all’altro blog è messo appositamente per portargli (e farsi portare) traffico! I famosi scambi di link, che una volta erano permessi e ora i motori di ricerca in qualche modo penalizzano perché c’è stato addirittura chi vendeva il proprio spazio per guadagnare soldi sui link altrui.
Questa è una delle ragioni per cui WordPress ha tolto dalle funzioni native quella che permetteva di inserire link esterni nel cosiddetto blogroll, sostituendola coi “formati del post” fra cui c’è la voce “link”.
Allora, ogni blog dovrà contenere link naturali esterni? Sì e no: generalmente quando si scrive un post, ci si documenta in rete per essere certi di non condividere informazioni incomplete o errate e, avendo la fonte a disposizione, si consente al lettore di attingere maggiori informazioni da lì.
Attenzione però, perché il link naturale gestito dai pingback e trackback, è un’azione positiva ma in certi casi può diventare problematico e noi l’abbiamo scoperto con l’esperienza.
Qualunque odiatore può in teoria collegare in un proprio post un articolo del blog che odia, parlandone male; certo poi il bersaglio se ne accorge e prende provvedimenti però intanto, se l’odiatore fa “squadrismo” invitando i propri amici a inquinare la discussione, il blog destinatario dell’attacco potrebbe perdere le ore a moderare commenti e sacrificare tempo prezioso per i contenuti costruttivi: su WordPress, rispetto agli altri social, bloccare diventa meno efficace.
Oppure uno si può inventare un “link naturale” giudicato come tale dai motori di ricerca ma poco pertinente nella qualità.
Per esempio nulla proibisce di giocare con le parole, certo; ma se in un blog come il Mondo Positivo alla parola HIV colleghiamo un fantomatico post esterno chiamato “Hitler Invade Varsavia” avremmo creato un link naturale farlocco perché eventuali storie sulla seconda guerra mondiale vere o finte, poco hanno a che vedere col virus responsabile dell’AIDS.
Anche se la guerra ha fatto e fa morti, potremmo trovarci tutte le giustificazioni del mondo ma quel link sempre taroccato è!
Un altro fattore a cui fare attenzione quando si scrive un blog: link naturali sì, riferimenti esterni OK, ma sarebbe più opportuno confezionare un maggior numero di contenuti originali come approfondimento, perché altrimenti viene fuori un blog pieno di fonti esterne e le persone, o per vedere il link o perché si stancano, escono dal sito su cui noi crediamo tanto di aver lavorato.
C’è un limite a tutto, anche ai link di ritorno!
Piuttosto, veniamo ai problemi pratici a cui fare attenzione perché sono già abbastanza importanti:
Problema 1: testo intorno al link naturale
Questo è problematico o meno a discrezione del destinatario: se noi colleghiamo l’articolo di un blog esterno e intorno al link abbiamo una frase fraintendibile, se l’altro blogger non ci conosce potrebbe protestare e avrebbe ragione, incidente risolvibile comunque parlandosi. Sempre la vecchia cara diplomazia.
Prendiamo esempio da un articolo nostro e cioè il cambiamento positivo per individuare lo sbaglio usando l’autocritica:
In riferimento a una relazione finita abbiamo inserito il link a un articolo del blogger Andrea, dal cui sito a suo tempo siamo venuti a conoscenza del museo croato in cui sono custoditi oggetti legati alle ex-coppie.
Avessi conosciuto già all’epoca il museo delle relazioni finite, mi sarebbe piaciuto esporre quella merda là dentro ma forse gettarla in mezzo alla spazzatura mi ha permesso di sfogare…
La citazione riguardava alcuni oggetti appartenuti a un ex fidanzato, dei quali era opportuno liberarsi prima possibile.
Nei commenti al post sul blog esterno arriva solo la dicitura “pingback: nome del nostro articolo” e relativo collegamento ma quando si riceve la notifica pingback via e-mail, vengono riportate anche alcune frasi circostanti al link, di conseguenza per Andrea non dev’esser stato piacevole trovarsi un proprio contenuto insieme alle parole merda e spazzatura anche se non gli erano direttamente rivolte!
Lui non si è fatto problemi, ne abbiamo parlato, ma insomma… Avremmo dovuto dirglielo prima: “guarda che il tuo post sul museo in Croazia sarà collegato al nostro blog parlando di una nostra relazione finita! Se c’è linguaggio scurrile scusaci!”
Problema 2: motori di ricerca e penalità
Ogni sito web, amatoriale o aziendale, ha un punteggio che lo fa salire o scendere all’interno dei motori di ricerca – google, bing, e simili. Ci sono delle agenzie e dei corsi apposta che si occupano di questo, si chiama SEO (Search Engine Optimization) ed è quella che determina successo o insuccesso di un sito: alla base si valuta il ranking, punteggio più alto o basso a seconda di quanto una parola chiave corrisponda al sito in questione.
Dopo chi paga di più è quello che va più in alto come al solito, ma gli algoritmi dei motori cambiano periodicamente quindi se vuoi rimanere sempre sul pezzo devi aggiornarti sulle nuove funzioni ogni tot mesi. E noi blogger amatoriali non ce lo possiamo permettere.
Poi c’è un altro tipo di fattore che si chiama domain authority: mentre il ranking, spiegato in modo banale, si riferisce a quanto un articolo sia rilevante data una parola chiave specifica, la domain authority guarda l’affidabilità e questa si ottiene principalmente con la pertinenza dei contenuti.
Quindi, mantenendo l’esempio di prima “Hitler Invade Varsavia” legato a “HIV”, abbiamo un’affidabilità zero perché sono due frasi veritiere ma non pertinenti una con l’altra.
La domain authority bassa può creare potenziali problemi a blog con un punteggio più alto perché può penalizzarlo nei motori di ricerca grazie al collegamento che parte da un sito o pagina inaffidabile; ecco spiegato perché abbiamo inserito i termini tecnici sull’HIV in una pagina confezionata appositamente; lì ci sono solo informazioni riconosciute e link esterni di approfondimento. Ma in un racconto di fantasia preferiamo non mettere link a fonti con authority alta, perché anche se si perdono pochi punti, è sempre un danno per chi invece vorremmo supportare.
Ci vuole il permesso per i link?
Qualcuno può anche dire: “ma tu perché hai messo il mio link senza chiedermelo!”
Collegare un link di un blogger a un proprio articolo, in genere si usa per consentire ai blog di creare una rete fra loro: far conoscere ai propri lettori le fonti a cui ci si è ispirati quindi non è una cosa negativa da dare o ricevere.
Poi parliamoci chiaro: mettessimo il collegamento a un’azienda è un discorso, ma fra blog amatoriali bene o male siamo allo stesso livello: gente a cui piace scrivere e, eventualmente, condividere anche degli interessi in comune. Dove sta il male nel farsi conoscere uno con l’altro?
Copiare i testi da un blog al proprio è un abuso, ma il link a un articolo non lo è – abbiamo guardato parecchi siti in merito al SEO e ai link di ritorno.
Al massimo si può disattivare la funzione trackback, vale a dire quella che manda l’avviso di link all’altro blogger (pingback) e da parte del blogger, disattivare i pingback – tutte opzioni possibili sulla schermata delle impostazioni. Ma quella comunque non vieta al blogger di inserire link esterni nei propri articoli.
Noi usiamo questa politica: inseriamo i collegamenti quando troviamo contenuti pertinenti o interessanti, poi se un blogger non ha piacere di ricevere un link di ritorno perché gli abbassa il punteggio sui motori, può farcelo (con cortesia) notare e noi provvediamo di conseguenza.
Ma sappia allo stesso modo che non gli abbiamo rubato niente e anche nel caso di punteggio basso, insomma, noi dall’alto della nostra authority 0,1 non possiamo sapere se il blogger in questione c’ha un valore di 100 perché non stiamo sempre con il Web Authority Checker in mano come fosse un profilattico, voi altri fate come volete.
Per noi 0,1 è già qualcosa, ci aspettavamo che il nostro dominio neanche fosse considerato. 0,1, come la misura del virus HIV (0,1 micron). La miglioreremo? Non lo sappiamo perché un sito satirico non può pretendere affidabilità al pari di uno informativo, ma non è questa la sede per discuterne.
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