In questo numero “La Posta Del Culo” si concentra su uno dei comportamenti forse più fastidiosi: il disprezzo mascherato o chiamiamolo pure “fuoco amico”.
Protezione eccessiva nelle relazioni
Succede nelle relazioni familiari, sentimentali o nelle amicizie: quando una persona vuole controllarne un’altra e la pone in condizione di sentirsi vulnerabile in ogni situazione, fino anche a farla dubitare di sé stessa.
In psicologia si chiama “gaslighting”, nome derivante da un’opera teatrale del 1938 dove il manipolatore altera la luce delle lampade a gas per far credere alla moglie di essere impazzita – fino a che lei perde la testa davvero, perché dubita delle sue stesse percezioni.
Una manipolazione sottile che non è semplice riconoscere, specie quando avviene in amicizia. La si scambia per protezione, magari un po’ eccessiva ma sempre a fin di bene quando, invece, è l’introduzione alla reciproca dipendenza affettiva.
Se il termine Gaslighting deriva da una manomissione in casa, però, non necessita un’azione così drastica per individuare tale violenza: si manifesta anche quando il manipolatore sminuisce la persona mettendo in dubbio le sue parole e azioni.
Io ti do dello stupido in pubblico, e poi se protesti rispondo “no, hai capito male, non ho mai detto così!” Una, due, tre volte, alla fine ti convinci che io sia l’unico a volerti bene e darti attenzione perché la tua mente vacilla.
Lo abbiamo spiegato in modo molto breve, ovviamente però la psicologia non è nostra competenza e sulla questione esiste materiale molto più esaustivo ed efficace di noi.
Complimenti e offese
Nei social network basati su algoritmo è sempre più alto il rischio di venire bloccati o nascosti, per una parola ritenuta offensiva; ma questa prassi, anziché scoraggiare i post violenti, fornisce agli odiatori uno stimolo a elaborare molestie sempre più creative e, per questo, più pericolose.
Si può offendere con un complimento? Decisamente sì, e noi vogliamo portare solo alcuni esempi accaduti personalmente con il motivo per cui li abbiamo considerati delle offese.
Sulla cecità, essere donna, o entrambi
“Tu, cieca? Com’è possibile? Vai velocissima sulla tastiera, scrivi benissimo in italiano, non commetti errori di battitura.”
Questo è un modo gentile per dire “io sono convinto che i ciechi non siano in grado di scrivere, apprendere, acquisire dimestichezza e velocità nell’uso del computer.” Problema tuo che sbagli i congiuntivi, guardi i tasti mentre digiti, e usi un dito solo. Non prendertela con me.
“I ciechi hanno sempre una maggiore sensibilità, capiscono le cose molto prima degli altri, perché vedono col cuore.”
E fu così che Antoine De Saint-Exupéry, autore de Il Piccolo Principe, si rivoltò nella tomba – anzi no, perché nessuno ha mai trovato il suo corpo. Lo si sente comunque urlare dal fondo del Mediterraneo.
Quante volte le frasi de “Il piccolo principe” vengono abusate per mascherare il proprio imbarazzo o, nel caso, senso di commiserazione? Adesso è anche ora di finirla.
“La donna è la vita, la gioia, la dolcezza. Siete voi donne a darci il sorriso…”
E chi ha detto o scritto che esistiamo per fare un favore a qualcuno?
Sull’HIV, essere uomo gay, o entrambi
“Non so come fai, sei una forza della natura! Fosse capitato a me di avere HIV mi sarei ammazzato”.
Modo subdolo per dire “sei un condannato a morte graziato da dio”.
“Voi gay avete una sensibilità straordinaria, la forza degli uomini e la dolcezza delle donne.”
Vuoi vedermi in versione “stronzo”? Posso esaudirti, ma te ne potresti pentire.
“Non puoi avere l’HIV, questa ironia non si addice a chi vive una condizione simile.”
Se alludi alla depressione o pensi che io possa già vedermi morto, ci sono passato. Ma dopo più di un decennio è ora di voltare pagina quindi fatti una vita e lasciami stare.
Può anche essere il modo gentile per insinuare “sei un fake”.
Abbiamo ovviamente pubblicato solo alcuni ma riceviamo decine di questi messaggi in reale o su Internet e ogni volta cerchiamo di far capire che non li approviamo.
Ma sei tu che ti offendi!
Spesso, quando facciamo notare l’inopportunità di certe affermazioni, ci sentiamo dire: “ti abbiamo fatto un complimento, sei tu che ti offendi, sei tu che esageri.”
Eccolo qui il gaslighting: sei troppo sensibile, ti offendi, esageri. Ma allora, perché dovremmo accettare senza riserve ogni comportamento nei nostri confronti anche quando lo troviamo sgradevole?
Per fortuna nella maggioranza dei casi c’è buona fede e convinzione di fare un complimento, perciò noi cerchiamo sempre di essere gentili e spiegare le nostre ragioni. Chi le capisce cresce con noi, chi non le capisce si allontana com’è giusto che sia.
Violenza e cultura
Il nostro post si ispira a un pregiudizio: ci sono persone che ritengono la violenza sulle donne come un retaggio di chi è poco scolarizzato, perciò a loro dire un intellettuale, scrittore o filosofo sarebbe incapace di commettere violenza.
Questa è la classica “zona sicura” dove rifugiarsi per negare una realtà ben più triste: se il violento occupa posizioni di prestigio in ambito culturale, può manipolare chiunque con le parole o il carisma e le vittime della sua violenza non verranno credute: “è invidiosa perché lui ne ha trovata un’altra”, “è invidiosa della sua cultura”, ecc.
La posta del culo: il mio fuoco amico
Parliamo di musica in questa Posta Del Culo: esistono canzoni favorevoli ai rapporti tossici?
Sì, e nessuno le considera come tali, perché il testo contiene parole dolci e solo chi vive in prima persona alcune situazioni sa quanti abusi si nascondano dietro a certi comportamenti.
Portiamo l’esempio di una canzone italiana uscita nel 2007. “Il mio amico”, di Anna Tatangelo. Racconta la storia di un’amicizia tra una donna e un ragazzo gay; come il nostro rapporto? Assolutamente no.
Gli stereotipi
Il mio amico che non dorme mai di notte
Resta sveglio fino a quando fa mattina
Con il viso stanco e ancora un po’ di trucco
Lascia i sogni chiusi dentro ad un cuscino
Il mio amico ha molta luce dentro gli occhi
Per guardare chi non c’è
Fa di tutto per assomigliarmi tanto
vuole amare come me
Gay sempre infelice, che si trucca come le donne, vuole vestire come loro, amare come loro (ma cosa vuol dire “amare come una donna”?) Luce dentro gli occhi / grande sensibilità.
Si aggiunge sorriso malizioso, fidanzato che tradisce, avvicinarsi con delle scuse (per provarci con un etero?)
Il pezzo è stato scritto da un uomo (Gigi D’Alessio, all’epoca marito di Anna Tatangelo); noi da donna e gay che sono amici nella vita reale, abbiamo capito da subito che quel testo fosse stato scritto da un uomo cresciuto lui stesso probabilmente in mezzo agli stereotipi.
Siamo i primi a dire che l’arte è piena di personaggi stereotipati, servono per veicolare meglio i messaggi a un pubblico più vasto; ma se fai una canzone contro i pregiudizi dovresti ridurre i cliché al minimo.
Abuso mascherato da dolcezza
Il mio amico è avvolto dentro l’amarezza
Mi fa tanta tenerezza
Anche quando nasce l’alba più sicura
Poi di notte mi regala la paura
[…]
Il mio amico cerca un nuovo fidanzato
Perché l’altro già da un pezzo l’ha tradito
Dorme spesso accanto a me dentro al mio letto
E si lascia accarezzare come un gatto
Il mio amico mi confida le sue cose
Anche quelle che non sa
Poi mi guarda mentre spegne il suo sorriso
Spera sempre in quell’amore che non ha…
La scena dolcissima di due amici che si confortano l’un l’altro è la superficie ma dentro si nasconde il preludio della dipendenza affettiva.
Tu, donna, magari in crisi col marito, ti infili nel letto l’amico gay appena uscito da una storia dolorosa e lo coccoli estorcendogli le più intime confidenze?
“Se ti senti solo, puoi dormire da me se vuoi. Mio marito sa tutto, lui non dice niente, sa che noi possiamo combinare ben poco.” / “Tu non mi fai succhiare quello che vorrei, allora ti succhio le confidenze e mi gratifico coi particolari della tua vita intima. Poi, magari, ecco, se mi compri anche le scarpe nuove…”
Nella vita ci siamo trovati a gestire amicizie così entrambi, e possiamo garantire che non è piacevole, specie se accade nei momenti difficili.
Sono come le sanguisughe, si appiccicano, loro ci sono sempre quando tu hai bisogno di conforto ma appena c’è un disaccordo grande o piccolo, ti colpiscono: “io ci sono sempre, dovresti ringraziarmi, ho anche litigato con mio marito per te e adesso non ti va bene quello che dico o faccio?”
Anche questa è violenza e prima ci liberiamo dei rapporti malsani, meglio stiamo.
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