Pur consapevoli che ne valga poco la pena, concediamo una risposta a chi ci ha posto la domanda “geniale” del secolo:
“La creazione del personaggio che vive in motel e si vende al direttore, è una storia autobiografica?”
Forse gli pareva di fare lo spiritoso o condividere qualcosa di “contro il sistema”, come è attualmente moderno dire quando si sparano cazzate a raffica;
In realtà invece si è dimostrato per lo stupido che è: il riferimento è all’ultimo racconto su Mark Wilson dove il personaggio descrive la propria vita in seguito alla fine di una relazione importante, quindi sfruttiamo una domanda inopportuna, a nostro vantaggio per anticipare le puntate successive.
In ogni podcast o documentario “true crime” che si rispetti, viene raccontata la biografia di chi commette omicidi in serie e il più delle volte questi uomini o donne hanno trascorso un’esistenza priva di relazioni costruttive. Di conseguenza, per creare gli anti-eroi del Mondo Positivo ci siamo ispirati a situazioni lette e ascoltate altrove.
La letteratura e in generale l’arte, sono piene di figure “già viste”. Alcune sono modelli come l’eroe, l’anti-eroe, il ribelle. Altre invece si fondano su stereotipi. Il nostro Mark Wilson quindi, rappresenta il classico luogo comune del personaggio che auto-assolve i suoi crimini, giustificandosi per aver vissuto un’esistenza infelice e marginalizzata.
Vogliamo a nostra volta giustificare gli omicidi seriali? Tutt’altro: vogliamo condannare i giustizialisti da tastiera, e soprattutto chi pensa di risolvere i problemi del mondo emarginando le persone. Ognuno di noi, da adulto, può scegliere chi essere.