Siamo pirla naturali, lo dice la scienza. Uno studio condotto dal neurologo dott. Gustavo Burlando, della International Bugliano University Of Life, mostra dei dati inequivocabili: da quando nasce a quando muore l’essere umano è imbecille e con l’età, anziché migliorare, peggiora.
MONDO REALE: ci scusiamo per il post ad alto contenuto acchiappa-click ma abbiamo abbastanza le tasche piene di questi articoli da blog, e da social, finalizzati a influenzare l’opinione pubblica: la scienza dice, questo l’altro e il contrario di tutto.
La scienza dice: se sei omofobo, sei un gay represso
Il titolo in oggetto è solo l’ultimo articolo “la scienza dice” apparso fra le nostre letture, in coincidenza con la giornata internazionale contro l’omo-bi-transfobia (idahobit) il 17 maggio; corrisponde alla nostra opinione ed esperienza personale? Sì. Però sull’omosessualità ci sono anche articoli riguardanti studi contrari. La verità qual è? Senz’altro i ricercatori sono tutti i giorni impegnati in nuove scoperte, ma ricordiamoci che esistono anche i predatory studies; in altre parole, le varie riviste pubmed, lancet, nature… Sono senz’altro affidabili di per sé ma negli ultimi anni si fanno anche avanti personaggi che pagano per pubblicare delle emerite stupidaggini o, addirittura, partecipano a conferenze portando una supercazzola dietro l’altra facendola passare per scientifica.
Allora via di studi sulle parolacce che rendono più intelligenti, sul mangiare dolci che aumenta la produttività, sui vantaggi di portare “l’amico a quattro zampe” in ufficio… Chi ha detto che sono tutte ricerche false? Nessuno! Mettiamo solo in guardia sul fatto che ogni notizia ha il suo tempo, tutto è vero o falso salvo prova contraria. Inclusa la credibilità del sedicente scienziato.
Noi, alla scienza, dobbiamo la vita: uno per i farmaci anti-HIV, l’altra per la tecnologia che aiuta a vivere un’esistenza dignitosa e appagante anche senza la vista, denigrare scienza e scienziati sarebbe come sputare nel piatto dove mangiamo e infatti noi ce la prendiamo coi media quando parlano di scienza, dai temi più leggeri a quelli più importanti.
Neanche vogliamo mettere link a studi e ricerche nel nostro post perché non è la sua intenzione pubblicizzare questo o l’altro, vogliamo partire da un articolo recente, per una riflessione più ad ampio respiro: siamo tutti pirla naturali o, detto con più eleganza, siamo tutti condizionabili da qualcuno sedicente esperto quando tocca un argomento che ci riguarda da vicino.
Valutando persone ed esperienze a nostra portata, siamo d’accordo sul fatto che spesso e volentieri i peggiori omofobi diventano tali per punire la propria omosessualità repressa; lo stesso Piero Angela a suo tempo disse che è l’omofobia e non l’omosessualità a essere un comportamento patologico; ma dopodiché? Questo non ci impedisce di chiederci per quale motivo un’alta percentuale di umanità sia omofoba. Tutti gay repressi, sono? Parecchio riduttivo fare un discorso del genere e non risolve il problema; una semplificazione che impedisce di vedere come i regimi totalitari, non importa se destra o sinistra, controllano la sessualità altrui per mantenere il potere.
Siamo tutti pirla, e lo dimostreremo!
Abbiamo letto da poco un articolo secondo cui “i bot automatici influenzano l’opinione pubblica”; si parlava, è ovvio, dei vari modelli generativi alla Chat GPT: il solito “la scienza dice”, studio a campione, che prendendo un tema ha analizzato le risposte positive o negative sull’argomento scelto fornendo al robot le istruzioni più idonee alla ricerca; ed è venuto fuori che, nel bene o nel male, i contenuti creati dal sistema automatico modificavano l’idea delle persone.
La domanda sorge spontanea: “ma va?” Da quant’è che la gente si fa condizionare da ciò che legge o sente in giro? Grazie al cazzo, ci viene da dire; se siamo pirla adesso vien fuori che è colpa dei bot!
Se lo conosci lo eviti
Il tema principale di questo blog è lo stigma su HIV, quindi per forza lo spot anni 80 su AIDS è una presenza ricorrente; ma quanto ci siamo tutti fatti condizionare da tale pubblicità “progresso”? Quante paure irrazionali ha contribuito a creare? Va bene, era questione di vita o morte all’epoca e gli addetti alla comunicazione presso il ministero della Salute hanno organizzato una campagna con questi toni apposta. Per terrorizzare.
Però, se fossimo meno suggestionabili, non si starebbe qua a parlare di stigma verso le persone con HIV, collegato direttamente all’omofobia. Torniamo sempre lì. Vale per le campagne elettorali dei politici, per gli spot dei prodotti commerciali, diciamo le cose come stanno: i bot automatici sono studiati nello stesso modo degli spot! Quindi prima di prendercela con l’invenzione, prendiamocela con chi vuole influenzare l’opinione pubblica in qualsiasi modo.
Adesso comunque, facciamo anche noi un esperimento su quanto siamo pirla naturali e vediamo quale livello si raggiunge.
Caro amico mio culattone aspettami!
“Oh! Ma come ti permetti? Nella giornata contro l’omofobia usi una frase fuori luogo?” Calma, sangue freddo, e respira. Nessuno sta offendendo, stiamo solo salutando un nostro amico!
Caro amico mio culattone aspettami! Lo diciamo un’altra volta perché è una cosa vera, si tratta delle prime parole in un brano famoso anni 70-80: Funky Town.
Come è possibile, un brano in inglese che utilizza parole così offensive in italiano? Beh, sì, è normale: la cantante aveva un caro amico al quale si rivolgeva in questo modo. Lei voleva un flirt, lui preferiva compagnie maschili, allora si è vendicata dicendogli “caro amico mio culattone aspettami” in una canzone suonata nei revival ancora oggi.
Stiamo raccontando una storia di fantasia come al solito? Sicuri? Lasciamo alle orecchie dei lettori giudicare, con la frase “caro amico mio…” e il resto, davanti agli occhi. O in mente, a seconda se chi legge il post ha la vista o no.
D’accordo, lo scherzo è bello finché dura poco. E in effetti nessuno mai ha detto una cosa del genere anzi la strofa del brano dice tutt’altro:
“Got to make a move to a town that’s right for me!” – “Devo trasferirmi in una città che sia giusta per me”.
Stessa cosa, proprio. Il fatto è che pur razionalmente consapevoli che il testo italiano è inverosimile, vedendolo scritto e inventandoci una storia credibile sopra, è semplice convincersi di sentirlo al posto del verso originale.
Dopodiché, esistono le canzoni vecchie come il mondo, tipo: “Rossana, Rossana, tu sei bella e sei pu… lita”. O la pu-pulzella con un cu-curioso taglio di capelli e delle te-te-te-te-tenere espressioni, allusioni sessuali create palesemente apposta.
Poi abbiamo Fabio Concato e la sua “fiore di maggio” dedicata alla figlia. Il ritornello dice “e ci hai visto su dal cielo” senza alcuna malizia però se in italiano “HIV” si dice “Accaivvù” e alcuni pronunciano “accaivvì”, in inglese “Aitch-I-Vee” (qualcosa tipo “eiciaivì” allora ci chiediamo: Fabio, che cavolo allunghi la “i” della parola “visto” a fare! Poi non lamentarti se facciamo il paragone con quello che in terrazzo voleva mostrarle il ca … ne del vicino. Lo sappiamo, non lo hai fatto apposta. Perdonato stavolta, ma Accaivvì di Lansing si è sentito chiamato in causa e si è svegliato.
Le truffe romantiche
Sforziamoci di tornare seri, perché questo delle suggestioni è un problema che, non gestito, ha fatto parecchi danni. La conduttrice di “chi l’ha visto” Federica Sciarelli ha scritto un libro inchiesta: “trappole amorose” in cui racconta storie di uomini e donne, soprattutto donne, prese di mira dal crimine organizzato che estorce loro soldi convincendo queste persone grazie a truffe basate sui sentimenti.
Questi prendono, studiano il tuo profilo nei minimi particolari, poi ti chiedono l’amicizia e cominciano a prenderti di mira: ciao bella, sei una bella ragazza, mi interessa il tuo senso dell’umorismo, stringiamo amicizia…
Il medico americano possibilmente di bell’aspetto, o il militare nei paesi poveri a fare l’eroe salvamondo o quello che è un papà rimasto vedovo con un bambino piccolo: “posso chiamarti mamma?” E via di attenzioni quotidiane finché arrivano a chiedere soldi per curarsi, perché sono stati rapiti, e supercazzole a cui le persone coinvolte cascano.
E noi, “dall’alto” della nostra razionalità, faremmo tanto meglio a non colpevolizzare le vittime chiamandole “polli” “cefali” o qual si voglia animale. Perché il momento di fragilità e abbassamento della guardia, ci può stare per tutti e non importa quanto istruito sei; invitiamo a leggere le storie presenti nella pagina di Acta – Azione Contro Truffe Affettive e Lotta al Cybercrimine.
Uno di noi ha avuto un familiare finito in una truffa del genere e uscirne non è stato affatto semplice. Diciamo solo che noi più giovani che pensiamo di sapere tutto, dovremmo aprire un po’ gli occhi verso le persone che ci hanno cresciuto (buoni rapporti permettendo ovviamente); i nostri punti di riferimento quando noi ci facciamo la nostra vita possono sentirsi soli e fragili senza farcene accorgere, noi li diamo per scontati e loro ai nostri occhi vogliono farsi vedere forti anche quando non lo sono.
Alla fine ognuno di noi vuole solo dare e ricevere un po’ d’amore e, quando in casa chi dovrebbe amarlo non lo guarda più, può accadere l’impensabile. Essere suggestionabili non è una condizione di cui vergognarci, ci appartiene; ma se il più delle volte prendere per oro colato ogni “la scienza dice” fa solo fare una magra figura, suggestionarsi troppo può essere dannoso e la causa non sono i bot, ma le nostre vulnerabilità. I bot, se manovrati da una persona vulnerabile o da un truffatore, possono fare danni come li farebbe un coltello o un’automobile. Il resto è aria fritta.
Rispondi