Al fine di aiutarli ad ambientarsi nel campus senza la frenesia delle lezioni, abbiamo accolto i nuovi studenti sfruttando il periodo vacanziero e vogliamo fornire loro tutte le informazioni necessarie per una serena permanenza qui a Bugliano e soprattutto all’università.
Tatiana è felice di occuparsi dell’accoglienza, per il CSI Consiglio Studentesco IBUOL.
Nuovo incarico
Stavolta non sono sola, è con me ChaserCamilla. Anche se è quasi Natale noi del CSI Consiglio Studentesco Ibuol siamo operative e accettiamo qualsiasi incarico, perché da quando abbiamo formato il gruppo è aumentata la stima nei nostri confronti e possiamo partecipare alle decisioni prese dal rettore insieme ai docenti sul futuro del CampusIbuol.
Attualmente non siamo al completo perché Siria è in vacanza e ChaserGloria sta all’estero col marito, ma chi se ne importa: abbiamo il dovere di ricevere i nuovi studenti e così facciamo!
Arrivano i nuovi studenti
Sono cinque: due ragazze e tre ragazzi, questi ultimi uno più bono dell’altro e spero in futuro di accogliere almeno un componente maschile all’interno del consiglio studentesco perché essere tutte donne inizia a darci noia ma intanto dobbiamo sottostare alla regola più difficile voluta dal prof. Raymond Still, colui che ha dettato le condizioni per la convivenza nel campus: nessuno può alloggiare qui da sommerso, vale a dire senza un test recente per HIV – positivo o negativo che sia.
Come molti loro coetanei abitanti o meno a Bugliano, nessuno dei nuovi studenti ha mai effettuato un simile esame così ho la possibilità di utilizzare i test autodiagnostici presi in farmacia.
I cinque protestano tirando in ballo la privacy ma Camilla li fa tutti sedere intorno a un tavolo in sala break, dove di solito hanno luogo le riunioni importanti.
Situazione insolita
Noto subito uno dei nuovi arrivati che indossa un paio di occhiali scuri e tiene la mano attaccata al braccio di un altro; “lasciali stare”, mi sussurra Camilla. “Staranno assieme!” Ma solo quando il presunto partner gli indica la sedia posando la mano del ragazzo sullo schienale capisco la verità, quello lì non ci vede! ora come facciamo?
“Lui sarà il primo a fare il test”, mi rivolgo al suo accompagnatore. “Così gli leggo il risultato. Come si chiama il tuo amico?”
Lo studente privo della vista si alza dalla sedia su cui si era appena accomodato e si gira di scatto: “Eh no, cazzo, tu parli con me oppure non se ne fa niente. Io sono Antonio, Antonio Falco se proprio interessa.”
L’accompagnatore rimane seduto senza dire una parola e io chiedo scusa; per esorcizzare la figura meschina appena fatta, sfioro con due dita la mano ad Antonio e lui nuovamente si arrabbia: “Credi forse che la mia cecità sia contagiosa, stronzetta?”
A beh, e noi dovremmo accogliere uno così? Mi chiamo Tatiana, intanto. E poi fino a che non ho il tuo test HIV, non posso sbilanciarmi coi contatti fisici. Sono le nostre regole e se vuoi studiare qui, le devi rispettare ti piaccia o no.
“Che puzza!” Antonio ha sentito l’odore della salvietta che sto usando per disinfettargli il dito prima di pungerlo con la lancetta del test. “Non è che questo coso poi mi impedisca di leggere il Braille?”
Tante fisime per una punturina! Scambio un sorriso col suo amico e accompagnatore, presentatosi come Elias. “Scusalo Tatiana, abbi pazienza con Antonio, ha un carattere difficile ma è un ragazzo d’oro. Forse è così perché gli manca Ester…”
Mi spiegano che Ester è il nome del cane guida di Antonio, un Labrador femmina; non so cosa dirgli, conosco la legge sull’accoglienza di questi animali ma prima dovrò sentire Ray Still e il rettore se farlo entrare qui è un problema.
Mi faccio raccontare del cane per distrarre un po’ il ragazzo e procedo col prelievo. Ora quindici minuti di attesa!
Gli altri sono meno dubbiosi di Antonio e si fanno autonomamente il test, supervisionati da Camilla; Riccardo soprattutto, il terzo ragazzo, non ha avuto bisogno di alcuna dritta come se quella fosse un’operazione conosciuta a memoria… Ed è pure l’unico ad avere due linee. Positivo.
Riccardo Preziosi e il biohazard
Mi sorride e si scopre una spalla: eccolo lì, colorato, il tatuaggio biohazard come il mio! Quanto avrei voglia di chiedergli chi gli abbia dato il virus, o se è nato positivo come me; poi l’istinto di farmi i fatti miei prevale sul resto.
“Me lo sono fatto disegnare in un posto visibile solo a chi dico io perché sono carico a salve”, mi spiega, e io capisco perfettamente: ha la carica virale non rilevabile. Come me e Adri del resto, non abbiamo avuto ancora alcuna autorizzazione dal prof. Still a poter liberare i nostri virus!
Le altre ragazze, Giulia ed Eleonora, osservano con disprezzo i loro test negativi e le due linee di Riccardo. “Sia dannato lui, doveva essere il nostro gifter. E invece ci ha mandato in bianco e lasciate vuote…” Camilla interrompe la loro conversazione fermandosi davanti a loro; di malavoglia si alzano dalle sedie per seguirla verso una stanza isolata con due letti e un piccolo bagno, chiusa da una chiave arrugginita.
Sistemazione negli alloggi
Lascio Antonio ed Elias ancora seduti discutere fra loro in merito al cane, mentre accompagno Riccardo nella sua stanza singola; il ragazzo fissa una specie di rubinetto installato vicino alla porta; questo è il distributore automatico di antivirali!
“Ma me li sono portati!” Lui mi mostra una busta piena di scatole estratta dal suo zaino. “Ne ho per almeno due mesi, me li ha prescritti l’infettivologo…”
No, assolutamente no. Tu prendi quelli del distributore, da ora in poi: sono farmaci speciali, dotati di una tecnologia di controllo che registra l’aderenza alla terapia. Il tuo corpo manda segnali ai nostri server e noi capiamo se li hai presi o meno! Quindi non scappi, il tuo virus rimane bloccato fino a che decidiamo noi.
Gli ultimi da sistemare sono Antonio e il suo accompagnatore Elias, maledizione non fosse per il test negativo di entrambi spedirei il cieco nella stanza con Adri, così io mi posso pigliare l’altro super bonazzo che si chiama Bono anche di cognome; ma preferisco attenermi alle regole! Antonio mi sorprende per la sua autonomia, non avrei mai pensato che una persona potesse muoversi così disinvolta anche senza vedere.
Elias, dal canto suo, fissa perplesso il dispenser appeso accanto alla porta.
Anche per loro, la spiegazione di rito. Questi sono medicinali che dovete condividere tra voi, profilassi pre-esposizione contro l’HIV. E guardate che è controllata! Anche a loro illustro il meccanismo di assunzione: le pillole, una volta ingoiate, inviano informazioni ai nostri server e noi sappiamo chi le ha prese e chi no! Solo noi e i nostri virus decidiamo chi, come e quando affronterà la conversione da negativo a positivo!
“Cazzo, ma ti rendi conto?” Antonio cerca di svitare il dispenser, senza riuscirci; “io sono un bug chaser da un sacco di tempo e sono venuto a Bugliano apposta perché ho saputo del mondo positivo. E adesso mi mettete sotto medicine? Ma andate a cagare!”
Non se ne parla ragazzo, la profilassi pre-esposizione controllata è solo il minimo. Da domani, cecità o no, indosserai guanti e mascherina ogni volta che uscirai da questa stanza; stoviglie e posate saranno per te monouso e poi qualora ti serva aiuto hai il tuo amico Elias, altro negativo scatola vuota come te. Vuoi il nostro virus? Devi guadagnartelo come tutti e poco importa se è Natale, HIV non è un regalo!
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