I soliti network di disinformazione sul COVID mettono in giro l’ennesima panzana: “Secondo Montagnier se hai la terza dose del vaccino fai il test HIV, i risultati potrebbero sorprenderti”. E noi lo ribadiamo: panzane a parte, il test HIV si deve fare a prescindere!
Le supercazzole dei social
Nostro malgrado in questi giorni ci siamo trovati pieni di segnalazioni dai social provenienti da amici e conoscenti più o meno indignati dopo aver letto un post con questi toni:
“Coloro che hanno preso la terza dose dovrebbero andare in un laboratorio e fare un test per l’AIDS. Il risultato potrebbe sorprenderti. Quindi fai causa al tuo governo”.
Fa già ridere così a noi che siamo vaccinati – sia con la terza dose anti-covid, sia intendendo “navigati” sulla disinformazione per cui ormai certe panzane ci scivolano letteralmente addosso. Senza contare che Alessandro “Gifter” è sieropositivo già dal 2013 ed Elena “Elettrona” si fa regolarmente i test con risultato sempre negativo. Perché quando si conoscono le regole base della prevenzione mettendole sempre in pratica, l’HIV non passa.
Ecco. Però, senza andare tanto sullo scientifico, già le parole della citazione fanno capire quanto chi l’ha messa in giro non abbia un minimo di conoscenza sull’HIV:
- HIV è il virus, AIDS la sindrome da esso causata e non si manifesta qualora la persona HIV positiva segua una terapia efficace. Quindi il test NON è “per l’AIDS”, ma per l’HIV!
- Andare in un laboratorio? No, semmai il laboratorio analizza il campione; si va a farsi il test in un AMBULATORIO fra l’altro è gratuito e anonimo in molte strutture. Chiaro quindi, il messaggio arriva da un girasugo qualunque senza alcuna competenza medica né tanto meno lessicale.
Venendo alle cose più serie, Luc Montagnier negli ultimi anni era un povero vecchio rincitrullito ma non ha MAI portato avanti una tesi del genere, per quanto sia stato divulgatore di stupidaggini comunque; – anzi abbiamo la convinzione che negli anni prima della sua morte sia stato manovrato da altri i quali hanno approfittato della sua fragilità sfruttando il suo nome: infezioni neurodegenerative originate dal vaccino, coronavirus derivante dalla ricerca sull’HIV, per arrivare alla regina delle stupidaggini ovvero i baci a rischio AIDS per la quale ha tenuto anche un’intervista alle Iene, suscitando giustamente l’incazzatura delle associazioni.
Pure la questione del Nobel poi, la scoperta dell’HIV è di Françoise Barré-Sinoussi e il premio è arrivato a tutto il gruppo in cui lei ha lavorato, del quale Montagnier era il capo; però mediaticamente ci si ricorda solo di lui malgrado negli ultimi tempi sia passato dalla scienza alla pseudoscienza.
Terza dose e test HIV
La diffusione di questa bufala ha anche un debole lato positivo: potrebbe dare a più di qualcuno un motivo per sottoporsi al test HIV quando di solito queste persone intrise di ignoranza sono le più pericolose convinte che tanto, quella è la malattia solo di “certa gente” e a loro non accade, vanno a letto solo con persone di cui “si fidano”.
Ragione sbagliata quanto sia, l’importante è che tu lo faccia? Da un lato sì: sono anni che gli attivisti promuovono il test e ogni scusa è buona per stanare l’HIV sommerso; ma dall’altro lato bisogna esser consapevoli di quanto sia spregiudicato chi propaga la disinformazione.
Questi individui in caso di risultato positivo, anziché imputarlo ad attività sessuali prive di precauzioni, sarebbero capaci di scatenare un inutile clamore contro i vaccini. O peggio ancora, se risultano negativi prenderebbero su Internet l’immagine di un test HIV positivo attribuendola a se stessi e rischierebbero anche di venir creduti, perché spesso e volentieri lo stigma costringe molte persone che vivono con HIV a rimanere in silenzio parlandone su Internet con profili anonimi e il lettore medio, portato alla facile compassione, anziché prendere con le molle qualsiasi informazione senza nome né fonte certa, potrebbe spaventarsi innescando così una combo micidiale di sierofobia e avversione ai vaccini da cui sarebbe poi difficilissimo uscire.
Terza dose o no, amati tu!
Noi abbiamo la faccia come il culo, lo sappiamo; cerchiamo di trovare il lato POSITIVO anche nella situazione più grottesca e vogliamo provarci anche qui. Fatalità, la bufala su terza dose e test HIV gira proprio in coincidenza con SanValentino, la festa dell’amore. Complotto dei Potery Phorty che non vogliono permetterci di amare?
Decisamente no, ma è l’occasione giusta per promuovere una campagna che l’associazione nazionale per la lotta all’AIDS ha realizzato proprio per la festa degli innamorati: Amati tu, che gli altri hanno da fare!
Terza dose o no, il test HIV è un modo fondamentale per volersi bene e volerne agli altri.
- scoprire un’eventuale positività consente di curarsi prima che l’infezione da HIV danneggi il sistema immunitario arrivando all’AIDS.
- Assumendo i farmaci si può bloccare la trasmissione del virus per via sessuale grazie alla propria carica virale non rilevabile.
- Se stabilizzato, l’HIV pur rimanendo un’infezione cronica permette di vivere esattamente come una persona sieronegativa – lavorare, svagarsi, amare, e anche avere dei figli sieronegativi a loro volta.
Nel sito della campagna, ANLAIDS mette a disposizione le strutture supportate dall’associazione per effettuare il test HIV gratuito e anonimo, però noi ribadiamo l’importanza di controllarsi indipendentemente da SanValentino e soprattutto dalle sciocchezze viste in Internet. Non vogliamo più leggere sui giornali di casi limite in cui una persona muore di AIDS perché nessuno se n’è mai accorto medici compresi, non vogliamo più sentire gente secondo cui “non lo sapevo, credevo che a me non potesse mai capitare”.
Smettiamola con i cliché e le paure infondate, un test può salvare la nostra vita e quella di chi amiamo.
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