L’ha fatto di nuovo. Dopo la pubblicazione del primo Vuoto a perdere, Mark Wilson si è palesato un’altra volta. E nostro malgrado in redazione ci siamo convinti che non sia un racconto fantastico…
Oltre a renderlo pubblico, abbiamo deciso di mandare il seguente racconto al profiler Adri. Pur consapevoli che è impegnato in altre questioni, vorremmo sentire cosa ne pensa! Il killer dissanguatore ancora non ha ucciso qualcuno, ma non si sa mai!
Di: Redazione
Vuoto a perdere: o mio, o di nessun altro!
11 novembre 1988. “Se Freddie non sarà mio, non sarà di nessun altro!” Questo fu il pensiero che per giorni interi mi perseguitò ma era impossibile avere un’occasione per stare da solo con lui, era continuamente circondato da persone e io ero soltanto l’addetto alle pulizie!
Provai a studiare un piano per tendergli una trappola che l’avrebbe potuto dissanguare e sfortunatamente, documentandomi grazie ai pochi mezzi di informazione disponibili a quel tempo, capii quanto il virus HIV fosse debole: la trasmissione non avviene senza contatto diretto col sangue del malato!
La sola speranza per me era stare lì mentre accadeva, e raccogliere il prezioso fluido in velocità: Ogni qual volta pulivo la sua stanza, cercavo di studiare un sistema per sabotare un lampadario, una finestra, qualsiasi altro oggetto di vetro che potesse infrangersi su di lui mentre dormiva e io sarei corso ad aiutarlo, guarda caso mi sarei tagliato e poi…
No, alla fine decisi che non valeva la pena; troppo rischioso per la mia reputazione, mi avrebbero accusato di omicidio facendomi finire come Mark Chapman, quello che nel 1980 sparò a John Lennon. Povero idiota, quando John venne portato via rimase lì a leggersi Il Giovane Holden aspettando gli eventi, ma non ebbe alcun legame col proprio mito.
Io invece, facendo le cose per bene, sarò unito a Freddie per sempre e, soprattutto, diffonderò il virus consentendo al mio idolo di vivere per l’eternità.
Chi se ne importa se poi il mondo mi giudicherà l’ennesimo criminale, untore e mitomane!
Buone notizie?
Assorto in questi pensieri non mi accorsi immediatamente di qualcuno che bussava alla porta della mia stanza; “Karson, c’è bisogno di te!” Mi disse Jim, il compagno di Freddie, quando aprii.
Stringeva in mano una busta. “Questa l’hanno mandata un paio di giorni fa destinata a Freddie, e appena ho letto da dove arriva mi sei venuto in mente subito.”
Allora era vero, hanno letto il mio curriculum prima di assumermi! Presi la lettera fra le dita e mi lasciai andare a un sospiro di malinconia, quando lessi la provenienza del mittente: Bugliano, culla e tomba per i miei sogni di scienziato; ricordai immediatamente un paio di anni prima, quando ero un giovane americano spensierato assieme a un amico per la pelle: noi, gli invincibili Mark Wilson e Raymond Still, aspiranti ricercatori col sogno di sconfiggere tutte le malattie del mondo grazie alle nostre forze, ostacolati però da una crudele burocrazia che non ci fece entrare all’università di Chicago né di Londra.
Fu proprio Raymond a indirizzarmi alla IBUOL – International Bugliano University Of Life, dove lui era già iscritto e con un paio di sue raccomandazioni ebbi accesso anch’io; senza pensarci due volte partii con Ray verso l’Italia e le mie speranze presero il volo, fino al primo esame di biologia.
Promozioni e fallimenti
“Mark Wilson, Lei può solo pulire i gabinetti”, mi disse impietoso l’insegnante e Ray Still non mosse un dito per difendermi, anzi mi voltò le spalle per godersi la sua promozione con tutti gli onori!
Soltanto pochi mesi dopo aver accettato il lavoro a casa di Freddie Mercury, scoprii che mentre io facevo le pulizie Raymond Still aveva fatto carriera e avviato un’importante ricerca su HIV, con tanto di annuncio: “Sto cercando una celebrità risultata positiva al virus per sperimentare il mio nuovo studio. L’HIV, opportunamente modificato, può trasmettere emozioni e talento da una persona all’altra!”
Quale occasione migliore per fargli sapere di Freddie?
Stringendo ancora fra le mani la busta consegnatami da Jim, ripensai alla mia lettera appena spedita a Raymond in risposta al suo annuncio; gli avevo raccontato per filo e per segno la positività di Freddie ma anche dopo giorni dall’invio della missiva, non ricevetti alcun riscontro.
E se la busta in mano mia contenesse proprio la risposta di Ray, che da Bugliano voleva parlare direttamente con Freddie?
Non mi feci alcuno scrupolo e me la misi in tasca: “Mai paura, Jim! La porto io al capo, il messaggio è in buone mani.”
Inizio di un inganno
Alla svelta, mi chiusi nella mia stanza e tirai fuori la lettera; dai pochi mesi vissuti a Bugliano ricordavo abbastanza della lingua italiana e andai avanti a leggere il foglio scritto a penna. Non capii granché, ma quanto riuscii a decifrare mi fu sufficiente: bambina, Tatiana, 1987, Freddie, figlia nata in Russia, addio.
“Che cosa? Freddie ha una figlia in Russia, o a Bugliano? Dove? Poco importa”, pensai. Se è vero non lo saprà mai! Richiusi la busta come nulla fosse e andai a rispedirla al mittente, l’università di Bugliano. Sarei stato l’unico a conoscere il segreto, avrei girato il mondo per trovare quella presunta bambina, dopodiché Freddie sarebbe stato mio, e solo mio!
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