Se ami cantare ma per anni ti viene negato, prima o poi la musica ti vuole per sé: la vista di un pianoforte è un richiamo irresistibile e lo segui anche quando non dovresti.
Così è accaduto a Zach Nolan, incurante dei rischi.
La routine di Zach
Da quando a fine ottobre 2021 questo campus è diventato la mia residenza definitiva, ho preso un’abitudine malsana: alle 4 e mezza, massimo 5 di mattina, sono già sveglio e mi faccio un giro per la struttura.
A quell’ora non c’è anima viva nei corridoi perciò mi muovo sempre senza la maschera sul volto, anche se la porto sempre con me e la indosso quando sento movimenti nelle vicinanze; pure stamattina non è stato diverso e alle quattro ero già in piedi!
“Insomma, dai”, ho pensato; oggi lasciamo il preservativo per la faccia appeso al chiodo. Usciamo senza, tanto, chi può esserci e riconoscermi?
A sentir gli altri, pare ci sia sempre un serial killer in agguato eppure non si è sentito mai un caso di violenza qui al campusIbuol; l’unico incidente che io sappia, è una studentessa svenuta un paio di sere fa e di cui si è occupato Raymond Still, ma da quant’ho capito il campus non c’entra perché è stata male altrove e l’hanno riportata qui.
Anche cantare è un rischio
Ho fatto il solito giro del corridoio per assicurarmi del silenzio e mi sono messo a canticchiare piano; sì, nonostante la mancanza di allenamento la mia voce funziona ancora! Questa volta però non ho voluto scomodare l’ascensore preferendo fare le scale, in direzione piano superiore anziché scendere in sala break dai distributori automatici; sono stati in manutenzione almeno fino a qualche giorno fa, addirittura ci hanno messo un cartello con scritto “non toccare” quindi colazione off limits!
L’aula di musica
Sono arrivato al piano di sopra e ho guardato l’orologio appeso al muro: segnava le 4:30 e già si sentivano dei rumori, evidentemente non sono l’unico pazzo mattiniero perché qualcuno, addirittura, stava cantando!
Mi sono avvicinato piano piano e ho trovato la porta dell’aula di musica accostata.
Ho aperto quanto bastava per veder dentro senza essere notato e mi sono accorto che seduta al pianoforte c’era una ragazza concentrata a suonare e cantare Moonlight shadow! Cosa potevo fare? Sono rimasto lì ad ascoltarla, commosso; pur non conoscendola mi sono sentito istintivamente, inspiegabilmente, fiero di lei!
L’incontro
Quella era un’occasione da afferrare al volo: un’aula di musica, il pianoforte, una ragazza che probabilmente si è alzata presto per suonare senza esser vista… Forse anche a lei qualcuno ha imprigionato la vena artistica?
Appena l’ho sentita smettere di suonare, piano piano sono entrato nella stanza chiudendo la porta dietro di me!
Stava ancora seduta sullo sgabello del piano sfogliando uno spartito, quando le sono comparso alle spalle e l’ho salutata; “Hello, girl!” Era proprio Tatiana! La studentessa che ho incontrato ai distributori appena ci siamo trasferiti al campus!
Si è girata verso di me, fissandomi a sua volta, senza dire una parola. Le ho fatto i complimenti per la performance musicale e avrei voluto abbracciarla ma mi sono trattenuto, sia mai che potesse fraintendere le mie intenzioni.
“Zach Nolan?” Mi ha chiamato per nome, senza distogliere lo sguardo dal mio volto; “Non sapessi che è morto da una vita, vedendoti senza maschera direi che sei proprio…”
Mio malgrado ho la faccia come il culo e in certe situazioni non mi controllo più. Capendo perfettamente cosa mi stesse dicendo, senza permetterle di finire la frase le ho appoggiato una mano su un fianco e la ho fatta spostare dal pianoforte per sedermi immediatamente al suo posto.
Erano troppi anni che non toccavo un piano, mi sono messo a fare un po’ di esercizi di tecnica mentre lei continuava a guardarmi senza parlare; a un certo punto l’ho vista attraversare l’aula e tornare da me con uno sgabello più lungo, che ha sostituito a quello tondo dove ero seduto.
“Così possiamo stare uno accanto all’altra”, mi ha detto. “Chissà quanti e quante vorrebbero essere al mio posto ora!” Sì, certo, si sta proprio bene nei panni di una ragazza che corre dietro a un derelitto nostalgico del passato da musicista, vero?
Tutto sommato credevo di essere più arrugginito con le dita, di provare dolore, invece dopo le prime esitazioni sono andato via sciolto e ho iniziato a suonare un paio di brani classici, Beethoven e Mozart che la mia ascoltatrice però non ha apprezzato. “Perdonami, ma … Non hai una musica meno pallosa? Ti prego, suona qualcosa di diverso!”
Basta, davvero basta. Io posso stare in incognito quanto volete ma se qualcuno mi dà il via davanti a un pianoforte, perdo veramente ogni cautela. Tatiana mi ha anche allungato uno spartito di canzoni moderne ma l’ho spostato perché non ne sentivo il bisogno!
“Time, waits, for nobody” … Ho iniziato a suonare e cantare un brano e sono sorpreso da quanto la musica per me sia naturale malgrado abbia dovuto rinunciarci da un’eternità.
Chissà se qualcuno si sveglia e sente, magari avremmo degli spettatori e finalmente potrò uscire allo scoperto come si deve, buttando definitivamente via quella stramaledetta maschera!
Musica e rumore
Ho cantato con maggiore orgoglio se possibile, unico rammarico di non aver avuto un microfono e un vero palco; ma le lacrime di Tatiana accanto a me erano più che eloquenti e appena ho concluso quel brano, ho iniziato a suonarne un altro.
Non l’avessi mai fatto! Nel giro di pochi secondi dagli altoparlanti posizionati sulle pareti dell’aula è partita una serie di rumori tutt’altro che piacevoli: trapani, martelli pneumatici, frese e motoseghe, tutti gli attrezzi da lavoro possibili e immaginabili che inevitabilmente mi hanno fatto desistere dal continuare con la musica.
“INCOSCIENTI!” Qualcuno ha urlato entrando nell’aula e in pochi minuti mi sono sentito spintonare fuori. “Adesso tutti e due venite con noi, e tu Zach ti metti la maschera senza fare storie. Sei peggio dei bambini, cose da pazzi!”
Tatiana a quel punto mi ha chiamato col mio vero nome, quello che usavo quando cantavo decenni fa. Ha urlato per sovrastare i suoni riprodotti a volume sempre più alto ma Adri che la teneva stretta per le braccia era una furia.
“Tu, ragazzina capricciosa. Neanche hai avuto rispetto per Raymond Still. Ci avete fatti alzare quando lui deve stare a riposo, se ora le sue condizioni peggioreranno è solo colpa tua. Anzi vostra.”
Oggi purtroppo è andata così, avrei voluto fare un’esibizione per tutta la IBUOL e invece mi ritrovo nuovamente qui, nella mia stanza, rinchiuso e con una maschera ancora più spessa sul volto.
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