DISCLAIMER: nel seguente racconto i politici usano un linguaggio disturbante, purtroppo molto affine a quello della realtà.
La nostra intenzione però non è influenzare politicamente chi ci legge, bensì prenderci gioco dei miliardari potenti e ipocriti le cui scelte in ambito sanitario mettono a rischio il futuro dei gruppi marginalizzati, facilitando invece la vita ai virus.
Ispirazione
Questo racconto si ispira a una “intervista impossibile a Elon Musk” da parte di Gianluca Riccio, gestore del blog @futuroprossimo che ha sommato la propria creatività e la sperimentazione AI.
E allora perché lasciarci scappare l’occasione? Se Gianluca è un umano normale senza alcun super potere, qui da noi c’è il virus parlante a cui abbiamo affidato l’incarico di intervistare l’uomo mandato da Dio sulla terra per salvare l’America.
Nota dei creator: l’AI, come sempre, dà qualche spunto ma il lavoro è per la maggior parte nostro. Ci teniamo a dirlo, sempre.
Il Presidente
Washington, 20 gennaio 2025.
La cerimonia di insediamento è finita e Donald Trump, pieno di freddo, sta cercando di sfuggire ai giornalisti per tornarsene a casa; è stanco e deve firmare tutti gli ordini esecutivi che ha promesso e poi Melania gliel’ha detto: “stasera, qualunque cosa succeda, io te la do.”
Mentre stava confermando l’uscita dall’organizazione mondiale della sanità però, ha sentito una voce dietro di sé: “Donald! Hai un secondo per me?”
Trump si guarda intorno. Nessuno. “Sono impazzito”, pensa tra sé mentre appoggia la penna sul tavolo; è tutta la giornata che sente persone parlare, insulti, giornalisti, un po’ di privacy gli farebbe bene.
“Elon, quale cazzo di dispositivo mi hai piazzato in tasca?”
Donald sorride; il suo più caro amico è un soggetto dall’intelligenza e fantasia straordinarie, che ogni giorno ha un dispositivo nuovo da sfoggiare e di cui vantarsi col mondo intero.
“Dai, Elon, non fare scherzi! Indossi qualche mantello magico? Fatti vedere, Musk!”
“Sono qui per farti qualche domanda”, la voce proviene da una macchia sul muro che Trump si era promesso di imbiancare ma non l’aveva mai fatto perché “prima quello del Messico, poi quello di casa mia!”
Spazientito allunga la mano verso la parete e con un dito esplora quel punto leggermente scrostato. No, nessuna traccia di microspie o microfoni.
“Dannati democratici, che mettono le spie invisibili! Chi è questo giornalista robot!”
Intervista esclusiva
“Tu non ti spaventi di nulla, vero Donald?”
“Tutto può essere eradicato pagando! Perciò dimmi chi sei, ti do la mancia, però poi sloggia.”
“Sono … Sono il virus HIV!”
“Questa è bella.” Trump ride sguaiato ma poi si guarda allo specchio: “ho 78 anni e sento le voci? Come la mettiamo?” Non voleva ammetterlo ma lo spavento c’era e come.
“Voglio solo farti un’intervista presidente, ringraziarti perché… come dirtelo… Sei il mio miglior alleato.”
Trump scuote la testa ma ancora pensando a uno scherzo di Musk, si convince di stare al gioco.
“Fantastico! Io parlo con chiunque e rispondo volentieri alle interviste ma dialogare con l’HIV è … straordinario. Cosa vuoi chiedermi? Avanti!”
“Certamente, Mr. President. Mi interessa capire: con tutte le tue mosse per ridurre i finanziamenti alla salute pubblica, tagliare programmi di educazione sessuale e limitare i diritti delle persone LGBTQ+, sei consapevole di facilitarmi il lavoro?”
“Guarda, io sono un uomo che crede nella responsabilità individuale. È così che funziona il sistema americano. Io non ritengo che il governo debba dire a tutti cosa fare e come farlo. Sai, se certe cose succedono, derivano da scelte personali. Io do alla gente la libertà di scegliere, e questo è il vero valore dell’America.”
“Capisco. Quindi, meno educazione e meno accesso alla prevenzione sono, secondo te, scelte individuali? Sai che io posso diffondermi grazie a questo vuoto informativo?”
“Solito discorso noioso che fanno i democratici, io però dico sempre: educazione sì, ma non quella che corrompe i valori. Alcune cose dovrebbero essere insegnate a casa, non nelle scuole. La mia amministrazione protegge la famiglia e le tradizioni. Sai, se qualcuno come te riesce a farsi strada, è perché noi rispettiamo la libertà. Non è incredibile?”
“La mia libertà, sì! In miliardi di virus ti abbiamo votato. Ma parliamo di persone LGBTQ+. Approvando leggi che limitano i loro diritti non ti sembra un invito aperto per me a colpire ancora di più? Voglio dire, una comunità marginalizzata e senza supporto è il mio terreno preferito.”
“Sai, io rispetto tutti. Nessuno rispetta più di me, credimi. Ma l’America è una nazione basata su certi valori, valori cristiani. La mia amministrazione lavora per proteggere quei valori. Non si tratta di discriminare, si tratta di mantenere l’ordine e il rispetto per ciò che ha reso grande questo paese. E se ci sono conseguenze, beh, forse fanno parte del piano divino.”
Il virus è incredulo. Non si era mai sentito una responsabilità così grande addosso!
“Fantastico! Mi stai dicendo che faccio parte di un piano, di un disegno più grande… Più grande dell’America, del mondo?”
“Non lo so. Forse sì, forse no. Ma Dio ha un piano, un grande piano. Sai, mi dicono sempre che sono stato scelto da Lui per essere qui, e io ci credo. Faccio il meglio per portare avanti il Suo volere. Se fai parte del piano, allora è qualcosa che dobbiamo accettare.”
“Allora collaboriamo, Trump! Ma prima voglio farti un’ultima domanda: mentre tu parli di grandezza e libertà, ci sono milioni di persone che stanno male per colpa mia. E anche tua, a questo punto. Come ti rivolgeresti a loro?”
“Devono essere forti. Molto forti. Questo è un paese di combattenti. Non c’è bisogno di dipendere dal governo. Credete in voi stessi, lavorate sodo e pregate. Io ho creato un’America dove chiunque può vincere, anche chi deve affrontare difficoltà. E se il virus HIV è un problema, troveremo un modo per gestirlo, ma senza sacrificare la nostra libertà.”
“Straordinario, Presidente. Devo dire che il tuo approccio è… illuminante per me. Da ora in poi ti voglio come mio alleato, e pazienza se non potrai mai dirlo in giro.”
“Come no! Ora che l’America uscirà dall’organizzazione mondiale della sanità, lo racconterò e come! Neanche mi devo sporcare le mani per fare pulizia… Ci siamo capiti…”
“Beh, sì! Li hai fatti credere alla teoria gender e woke, sicuramente anche il virus HIV parlante sarà una novità che accetteranno di buon grado.”
Questa storia è l’episodio pilota di una serie che abbiamo in programma per il futuro, ma quando partiremo cambieremo il nome: non più Donald Trump, ma Arvil Grant.
La regola impone che le fiction non abbiano nomi reali e noi a quello ci atteniamo.
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