Leonardo, il ragazzo in ostaggio dei criminali, cerca di ribellarsi ai propri aguzzini ma per fortuna tra loro c’è un suo alleato. Maurizio Tarocchi e la sua squadra iniziano ad avere conferma che il rapimento di Leonardo e gli abusi subiti dal piccolo Jonathan sono collegati alle stesse persone…
Maurizio Tarocchi 14: Super eroi
25 luglio 2018. Nel casolare abbandonato, Leonardo era ancora incatenato col guinzaglio al collo e ormai da un paio di giorni il suo aguzzino aveva stranamente iniziato a portargli qualcosa di più sostanzioso da mangiare: panini al prosciutto e una grossa bottiglia piena d’acqua arricchita con una brodaglia maleodorante, definita “integratore proteico e vitaminico”.
Stremato dal caldo e dalla catena, sorseggiò quel disgustoso beverone a cui faticava ad abituarsi e tese l’orecchio per anticipare la presenza di suoni dall’esterno: riconoscendo dei passi in avvicinamento, si mise a sedere sul pavimento sudicio fino a quando la porta si aprì dolcemente sul sorriso dell’uomo vestito come Ironman:
“Ehi, amico mio!”
“Portami via ti prego… Ho la febbre alta. Forse ho un’infezione per colpa di questa merda di catena.”
“Leo, calma. Sono venuto solo a dirti che procede tutto secondo i piani. Il piccolo, il mio gifter, poi al nostro fianco abbiamo Maurizio Tarocchi. Ma devi stare qui ancora un po’.”
A sentire quel nome, l’ostaggio si lasciò andare a un sospiro di sollievo: “Non ne posso più! Vai da lui, fatti dare le sue chiavi perché Mauri sa aprire ogni lucchetto.”
“Non è il momento di palesarmi coi poliziotti, già sono qui fuori orario… Se arriva il capo adesso? Fidati, sarò io ad aprire il tuo collare!”
“Come, l’ha chiamato capo”, pensò Leonardo; “Ti prego togli la maschera e fatti riconoscere!” Ma non ebbe la forza di approfondire, sempre più intimorito dal display sul soffitto che mostrava il conto alla rovescia: 20 ore, 20 minuti e 20 secondi.
Iron man, da che parte stai?
“Tu non vai da nessuna parte!” intimò una voce. D’improvviso, Ironman sentì un oggetto metallico acuminato sfiorargli il collo e una mano estranea si posò sul suo fianco: “Ah, piccolo traditore!” Lo salutò beffardo l’uomo dietro la maschera di Batman. “Un altro passo e vi accoltello tutti e due! Quel ragazzo è roba mia!”
“Tu credi forse che non ti abbia riconosciuto?” Lo sfidò Ironman. “La maschera non cambia la tua voce orrenda, né la puzza che emani, negativo figlio di…”
“Come ti permetti! Negativo a me?” urlò il sequestratore, spostando il coltello sul collo dell’altro. La lama era pericolosamente vicina alla giugulare, ma con un sorriso malefico l’uomo la tirò subito indietro: “No, no, troppo presto!”
“Non fare male al mio amico”, implorò Leonardo, “Ti dirò tutto, ti darò tutto…”
“Vedete”, spiegò il vecchio Batman con voce calma, prendendo una pistola dalla propria cintura. “Io potrei spararvi in testa ma non c’è gusto. Potrei tagliarvi la carotide per liberarmi di voi, ma la cerimonia è domani…”
“Ti prego”, supplicò Ironman. “Lo sai bene che sono dalla tua parte.”
Il rapitore iniziò a massaggiare lentamente il collo del giovane, proprio nel punto dove era disegnato il simbolo di rischio biologico. “Ah, però! Quanto tempo ho impiegato a cercarti, e adesso sei qui! Ora sei mio per sempre, non prima di aver eliminato quest’orrenda patacca che hai sulla pelle!”
“No!” urlò Leo quando vide l’aggressore avvicinare il coltello al tatuaggio dell’amico. “Tu non puoi…”
“Io ho il potere”, sorrise Batman, determinato ad andare fino in fondo. “Nessuno si azzarda a mettersi contro di me, chi c’ha provato ha sempre fatto una brutta fine!”
“Tanto dobbiamo morire comunque!” lo affrontò Ironman, con aria di sfida. “Cosa cambia tra oggi e domani?”
“Differenza sostanziale”, rise l’anziano in maschera. “Puoi darmi il tuo sangue positivo e diventare immortale, o finire come qualsiasi negativo di merda ammazzato come un maiale e buttato in una discarica. A te la scelta!”
“Io ti sto aiutando a nutrire il ragazzo perché domani sia pronto, ora dammi tu il premio! Minimo 100 mila euro…”
“Niente richieste, Ironman. Non erano questi gli accordi!” il criminale stava palesemente perdendo la pazienza. “Vedi quanto è obbediente il tuo amico? Lui sa bene che l’immortalità è l’unica soluzione possibile!”
“Obbediente il cazzo!” Lo affrontò Leonardo con le poche forze rimaste. “Ora tu decidi. O mi ammazzi subito, o racconto a tutti chi si nasconde dietro al gruppo dei super eroi!”
“Troppo, troppo comodo tesoro!” sorrise maligno Batman, liberando l’ostaggio dal guinzaglio. “Non c’è più bisogno di catene, perché mi è venuta un’idea. Mentre io raggiungo gli altri e finiamo gli ultimi preparativi per la cerimonia, ci penserà il tuo amichetto ad ammazzarti; e se non lo farà, ti legherò di nuovo e mi guarderai mentre lo scanno come un maiale.”
“Assolutamente no!” Ironman gli urlò rimanendo in piedi a testa alta, senza farsi scalfire dalle minacce. “Sprecare una risorsa come lui per far piacere a te?”
“Senti bello mio, non ho tempo da perdere. Ora vado ad allestire l’arena per domani. Se quando passerò tra 12 ore Leonardo non sarà morto, l’ammazzerò io: morirà dissanguato davanti ai tuoi occhi e non avrai nemmeno una goccia! Sii uomo, abbi le palle e se davvero tieni alla tua vita prenditi oneri e onori.”
Buongiorno, Jonathan!
A casa Adri si alzò dal divano, suo letto di fortuna da quando aveva accolto Jonathan e, non sentendo alcun rumore, si avviò alla stanza dove un materasso gonfiabile fungeva da letto per Roger: “Dai sveglia, dormiglione!” lo chiamò bussando alla porta ma, quando la aprì, realizzò subito che il materasso era sgonfio e di Roger non c’era traccia.
“Jonathan! Maurizio! Undet!” urlò spaventato. “Avete visto Roger? Per caso è andato fuori con Rocco Vitale?”
“Flash è andato via”, lo informò il bambino correndogli incontro. “Si è infilato il costume poi ha telefonato a Batman ed è uscito.”
“I super eroi cattivi sono amici tuoi”. Il profiler non aveva creduto a quanto riferito dal bambino la sera precedente, stavolta però quel ragazzino di 9 anni lo costringeva ad affrontare una orribile realtà ignorata forse per troppo tempo.
Incubi notturni
“Come, come? Di cosa parli, terremoto? Dici sul serio? Jonathan! Non scherzare. Flash chi?”
“Io non … Io non so chi è quel Batman”, rispose Jonathan cercando di trattenere le lacrime. “Rocco parlava di una festa domani con qualcuno chiamandolo a quel modo, poi è uscito mascherato da Flash, e stanotte mi è sembrato di aver visto Roger accanto al mio letto vestito da vampiro. Mi premeva le dita sul collo!”
“Sarà stato un incubo”, lo tranquillizzò Undet, avvicinandosi a lui. “Ieri sera hai visto Axe Cop, quello è un cartone animato violento che non è adatto a te!”
“No! Non stavo sognando, perché non mi credete? Ho sentito Roger dirmi su un orecchio che finirò come Laura e Riccardo!”
“Jonathan, guardami negli occhi!” lo pregò Adri. “Fidati di me: Roger è un nostro amico, Rocco anche! Non devi aver paura di loro ma facciamo così: stanotte resto io con te, e il primo che ti si avvicina se la vede con me!”
“Ho sempre saputo che a Laura è successo qualcosa ma Riccardo, non so chi è.”
“Purtroppo lo so io”, intervenne Maurizio fino ad allora rimasto in silenzio. “Secondo me con questa storia c’entra l’associazione di donne a cui era iscritta Michela Lolli, e forse anche il diario che mi avete mostrato. Adri, Undet, dobbiamo indagare in quella direzione!”
“E il lettore di musica?” chiese il piccolo Jonathan. “Voglio conoscere l’unico mio ricordo della mamma!”
“Pestifero”, lo richiamò Undet porgendogli il proprio smartphone. “Adesso tu ti metti sul tavolo e fai un po’ di sudoku perché noi dobbiamo lavorare. E se non sei capace, impari!”
“Che forza! Il sudoku, sì! Il mio amico Lorenzo li risolve tutti. Ma quando lo finisco fatemi vedere il lettore!”
Esplorando le chat
Seduto al PC di Adri, l’ex commissario Tarocchi aprì il profilo di Lolli per studiare le foto e i video pubblicati dalla ragazza fino al giorno prima di morire. Nulla di quella spensierata normalità lasciava presagire una simile tragedia!
Aveva pubblicato svariati selfie di lei davanti allo specchio, truccata e vestita elegante sempre con abiti nuovi, le partite vinte a pallavolo durante il liceo, le foto del suo matrimonio da favola in contrasto con quelle di lei separata, e l’onnipresente Jenny.
Ad attirare però l’attenzione del poliziotto fu un messaggio in particolare, dove fermò subito il puntatore del mouse: “Quanto vorrei essere al tuo posto!” Era l’inequivocabile didascalia di una foto risalente a molti anni prima, in cui Lolli posava la mano sul ventre gravido dell’amica.
“Povere ragazze, sembrano così felici! Terribile sapere che sono morte entrambe.”
“Michela Lolli ha sempre un sorriso malinconico”, gli fece notare Adri. “Dev’essere dura sapere di non poter avere figli e vedere la propria amica incinta.”
“Secondo me è proprio la gravidanza la causa di tutto questo casino. Cerca l’associazione di donne sterili, come si chiamava?”
Il profiler non impiegò molto a rintracciare la pagina BabyHelp, piena di testimonianze commoventi di persone ritratte assieme a bambini di ogni età: coppie etero, donne sole, coppie gay, persino nonni coi nipotini; tutti a ringraziare il gruppo di volontarie, ma soprattutto la signora Dora era la più attiva nel rispondere a chi chiedeva consigli nonostante il suo profilo mostrasse un fiore di loto anziché il volto.
“Ma possibile?” Si arrabbiò Maurizio, guardando quell’immagine anonima. “Una è attiva in un’associazione così importante e neanche ci mette la faccia! Sarà una copertura…”
“Infatti, chi cazzo è questa Dora Pialdin vorrei tanto saperlo! Facile essere attivisti così, riceverà tanti complimenti ma a pelle non mi ispira alcuna fiducia.”
“Aggiungila, Undet! Chiedile l’amicizia”, lo incoraggiò Adri. “Io sono troppo conosciuto qui a Bugliano e non posso rischiare. Chissà, magari è pure un uomo, per quel che ne sappiamo noi!”
Aperta una nuova finestra di ricerca, Undet digitò il nome Dora Pialdin ma a schermo non apparve alcun risultato: era palese che la donna non fosse presente nell’elenco telefonico né su altre piattaforme di rete sociale, eccetto quel gruppo “BabyHelp”.
“E se fosse un anagramma?” suggerì il piccolo Jonathan, distogliendo lo sguardo dal Sudoku che stava completando; ormai gli adulti avevano compreso che nulla, a quella piccola peste, sarebbe mai sfuggito.
“Voglio anche io darvi una mano se state cercando di capire cosa è successo ai miei genitori.”
“Ce l’ha fissa con gli anagrammi questo ragazzino, dovremmo approfittarne…”
“Giusto, Adriano! E se Jonathan avesse ragione?” Velocemente, Maurizio aprì sul computer un programma di videoscrittura e, digitato il nome della signora, iniziò a muovere le lettere da una posizione all’altra.
“Minchia!” urlò l’ex commissario all’improvviso. “Adri, la mia ex compagna è dentro questa merda fino al collo! Dora Pialdin è Lidia Prando, l’anagramma del suo nome!”
“Ti sbagli, Mauri: Lidia è fuori da questa faccenda e ne sono certo. Sta ancora costruendo la simbiosi col suo… mio virus perché è la mia numero 95. Piuttosto cerchiamo quel Fausto, giornalista e compagno di Lolli.”
“Per non saper leggere né scrivere”, azzardò Undet. “Sarà mica quello, il disgraziato della tv Bugliano Nel Mondo che ti ha diffamato? Anche lui si chiama Fausto se non ricordo male.”
“Cosa? Tu pensi che Faustino Ragonese si sia messo con la povera Michela?”
“Io non dico niente, Tarocchi. Sto semplicemente facendo delle ipotesi perché non conosco questa Jenny, né Ragonese, né Elias, né tanto meno tutti gli altri coinvolti in questo caso; o meglio, in questo caos.”
“Ragonese invischiato in questa storia? Adri, che ne pensi? Da come lo conosco lui fa il cornuto quando si tratta di servizi in tv ma poi è un imbecille patentato incapace di far male a una mosca. No, non può aver ucciso Michela, sono sicuro!”
Spostando il diario di Jenny, Adri coprì accidentalmente il messaggio creato coi ritagli di giornale che Maurizio aveva portato su da Oziarium qualche giorno prima e colpì il tavolo con un pugno, quando vide le lettere attaccate con lo scotch rimaste scoperte:
“Mannaggia la miseria, Maurizio, guarda qui! Non ti sei accorto di niente?”
“Rag, o, n …” L’ex commissario indossò gli occhiali e sgranò gli occhi, in evidente imbarazzo. “No… Non può essere.”
Adri passò il dito sul lato sinistro del collage, i ritagli di giornale si legavano insieme con così tanta cura che solo una mano esperta sarebbe stata in grado di costruire un simile puzzle. “Invece un senso c’è e come! Guarda cosa si vede, ora che c’è il diario sopra. Rag, o, ne, se. E anche le iniziali della frase portano allo stesso nome. Ce l’hai sotto gli occhi, Mauri. Troppi indizi mi stanno portando a lui.”
“Indizi, quali indizi?” si arrabbiò Undet. “Ma se brancoliamo nel buio!”
“Ragazzo Ancora Giovane Ostaggio Nell’Edificio Senza Elettricità”, gli rispose il profiler perdendo la pazienza. “Ricapitoliamo per i principianti a cui non è chiaro. Il compagno di Lolli si chiamava Fausto ed è un giornalista di Oziarium, a casa mia è già un indizio. Nel messaggio coi ritagli di giornale, Ragonese è ovunque. Se quell’uomo tenesse davvero Leonardo imprigionato?”
“Figuriamoci!” brontolò Maurizio, dando sfogo alla propria frustrazione. “Nel caso in cui veramente il nostro amico sia in pericolo, a quest’ora … Non voglio nemmeno pensarci! Poi questo posto senza corrente elettrica si può sapere dove minchia sta?”
“Abbiamo due indizi in mano”, replicò Adri fissando dritto negli occhi il collega; “stiamo in campana vecchio commissario, perché la maestra Agatha Christie diceva che tre indizi fanno una prova quindi sbrighiamoci a trovare il terzo!”
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