Articolo aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.
Secondo certa gente in giro per l’Internet, una persona con disabilità e una con HIV non possono ironizzare sulle proprie condizioni. Possibile dover ancora giustificarci se esistiamo e abbiamo una vita normale?
Stanchi di ripeterci
Sono anni che ovunque scriviamo, facciamo capire le ragioni del nostro sito web: lottare contro lo stigma su HIV con la satira, cercando di colpire chi alimenta odio e discriminazione in qualunque misura.
Noi siamo inclusivi, perciò nessuno è tagliato fuori dalle nostre prese in giro: media, istituzioni, e soprattutto persone comuni che nel secondo decennio degli anni 2000 hanno ancora la concezione anni 80 su HIV e AIDS perché ignorano i progressi della scienza e discriminano le persone con HIV in ambito familiare, nelle relazioni, sul lavoro o a scuola e persino in ambiente sanitario.
Speravamo che l’avvento del covid e relative restrizioni nei rapporti sociali potesse favorire una maggiore empatia verso chi viene “tenuto a distanza” ingiustificatamente da quarant’anni, invece siamo costretti ad ammettere che il clima di diffidenza e sospetto è aumentato ancora di più.
Non serve molto per comprendere le nostre ragioni, basterebbe capire la funzione della satira dall’antichità a oggi: denunciare con l’umorismo le storture della politica e società per far riflettere l’opinione pubblica, anche per mezzo di una risata spesso amara; la satira deve prendere di mira le categorie “potenti”, i più privilegiati, non le persone più vulnerabili.
Schernire le persone già oggetto di disprezzo e stigma è un atto da vigliacchi senza se e senza ma. Precisiamo inoltre che i potenti, oltre ai politici, sono anche le situazioni in grado di influenzare negativamente la vita umana incluse malattie e morte anzi l’ironia serve a esorcizzarle.
Tra satira e bullismo
Sfortunatamente per l’opinione pubblica è difficile distinguere satira e bullismo perché molte realtà del web e televisive si nascondono dietro la satira per proporre volgarità come la f-word; diverso invece è quando la stessa parola viene usata in senso ironico da un gay che si prende in giro da solo. Le offese sono nelle intenzioni non nelle parole? Lascialo decidere a chi vive una condizione e per secoli subisce odio. La libertà di espressione non significa libertà di offendere, in nessun caso.
Fare i bulli è facilissimo, la satira invece è complessa perché bisogna cambiare prospettiva: i destinatari dello scherno devono infatti essere tutte le persone sedicenti “intoccabili”, le quali si prendono il lusso di alimentare gli stereotipi dall’alto delle proprie posizioni privilegiate qualunque cosa voglia dire.
Da parte nostra abbiamo creato questo blog per esorcizzare le nostre reciproche condizioni oggetto di stigma dalla notte dei tempi.
Noi ci siamo, esistiamo!
Elettrona, al secolo Elena, è non vedente dalla nascita, sieronegativa, ed è l’ex compagna di un uomo che vive con HIV – condizione di dominio pubblico – pertanto ci ha sempre messo la faccia quando si parla dell’infezione, anche attraverso un lungo video testimonianza in cui entrambi hanno provato a smontare tutti gli argomenti messi in campo dai sierofobici – compreso quello secondo cui si può contrarre HIV bevendo dalla stessa bottiglia.
Notare che il video è stato registrato nel 2018 quando ancora i due ragazzi stavano insieme e soprattutto molto prima dell’emergenza Covid.
Dopo l’avvento del coronavirus, non sarebbe più fattibile con quelle modalità. Lo stigma di certi presunti amici, ha fatto sì che Admin Elettrona sviluppasse una capacità di rispondere ironicamente a tono e allontanare quelle persone. “Seppelliscilo con una risata”? Non proprio, anche se ti si risponde con l’ironia non vuol dire che le tue parole abbiano smesso di ferire, si è solo compreso che non vale la pena star male per una spazzatura come te.
Alessandro “Gifter”, persona vedente e con HIV, invece ha compiuto una scelta diversa parlando della propria condizione solo a persone che direttamente lo circondano: suo marito ovviamente, amici stretti, familiari, colleghi e operatori sanitari ma (al momento) non ha alcun interesse per un attivismo pubblico su larga scala.
Lo farà, non lo farà? Qualunque decisione prenda in merito, andrà rispettata per quello che è.
Per cui non accusateci di far satira contro le persone che subiscono stigma, qualora lo facciate dichiarereste il falso. Siamo stati chiari nella nostra pagina Cosa facciamo e se ci criticate senza approfondire, il problema non siamo noi.
Anzi diciamo le cose come stanno, siamo convinti che a destabilizzarvi sia proprio il fatto che non corrispondiamo allo stereotipo del cieco in perenne autocommiserazione o della persona con HIV sempre in silenzio, né quello dell’attivista in prima linea che partecipa a ogni manifestazione più o meno dedicata al virus.
Siamo attivisti performativi che fanno danni? E perché? Stiamo solo cercando di contribuire a una causa che ci sta a cuore nel limite delle nostre possibilità, perciò se qualcuno vuole muoverci delle critiche suggerisca anche un’alternativa a ciò che proponiamo, saremmo ben lieti di discuterne.
PS: se rispondiamo con una risata a chi ci offende non è perché abbiamo capito lo scherzo, ma perché ci fa pietà e la reputiamo troppo stupida per rendersi conto che ci sta molestando.
Chiudiamo con una raccomandazione: odiatori, per cortesia, fatevi una vita e lasciateci in pace.
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